Sabatini: “Paredes è quello che serviva alla Juve”

Il centrocampista argentino ex Psg è una delle tante intuizioni realizzate dall’ex ds della Roma: “Leandro pensa come Allegri”
Sabatini: “Paredes è quello che serviva alla Juve”

TORINO - Il primo italiano a puntare su Leandro Paredes è stato Walter Sabatini. È il 2013 e il centrocampista argentino, ai tempi talento del Boca Juniors, fa spesso “compagnia” all’allora ds della Roma, abituato a trascorrere notti insonni per seguire il calcio sudamericano. "Mi avevano colpito le geometrie di Leandro - racconta Sabatini -. L’ho detto e lo ripeto: è il giocatore più verticale che io abbia mai visto. E proprio per questo sono straconvinto che sia il centrocampista ideale per quel Gattopardo di Allegri. Paredes pensa come Max, in verticale. È una caratteristica innata: o ce l’hai o non ce l’hai. Il passaggio interlocutorio di Leandro è sempre in avanti, per il trequartista o per la punta che indietreggia. E questo suo modo di fare consente alla squadra di guadagnare campo e avanzare di 20-30 metri. Del gioco di Paredes beneficiano soprattutto gli uomini di movimento. Quindi pure Vlahovic, che è abile ad attaccare la profondità".



Alla Juventus un regista originale - di ruolo - mancava dai tempi di Pirlo e Pjanic... Paredes assomiglia più al Maestro o al Pianista?

"Balla tra i due. Nel senso che Leandro ha qualcosa dell’uno e qualcosa dell’altro. Come personalità è più avvicinabile a Pirlo. Mentre a livello di sensibilità tecnica ricorda più Pjanic, di cui è stato anche compagno a Roma. Paredes, negli anni a Trigoria, era giovane e giocava poco, però era molto rispettato all’interno dello spogliatoio. Un po’ perché il suo talento era riconosciuto da tutti e poi già allora era un ragazzo serio, distinto, elegante".

Si ricorda qualche gara di tiri in porta tra Totti, Pjanic e Paredes?

"Leandro ha una capacità balistica eccezionale e teneva testa a due specialisti come Francesco e Miralem. E infatti ancora adesso mi fa arrabbiare!".

Perché?

"Perché Paredes, per il destro che possiede, dovrebbe segnare dieci gol a campionato da fuori area, con palla in movimento".

Dopo l’esperienza in Russia con lo Zenit e quella in Francia con il Psg, che Paredes ha ritrovato in Italia?

"Quando ti alleni tutti i giorni con dei campioni come quelli del Paris Saint Germain migliori per forza e sotto tutti i punti di vista. Leandro è un giocatore molto più maturo, di spessore internazionale. È un grande rinforzo per la Juventus. Però...".

Però...

"Sono sincero: contro la Fiorentina ho visto un Paredes al 40 per cento del suo potenziale. Ed è anche normale che sia così, Leandro era arrivato alla Juventus due giorni prima".



Da esteta del calcio quale è, di Psg-Juve le saranno rimaste impresse soprattuto le giocate di Messi, Mbappé e Neymar. La sua preferita?

"I gesti tecnici di quei tre marziani non mi stupiscono e non avevo bisogno di Psg-Juventus per avere conferme. La verità è un’altra: Galtier deve essere davvero un allenatore con gli attributi!".

Cosa glielo fa pensare?

"Perché convincere tre fenomeni come Messi, Neymar e Mbappé a passarsi il pallone invece che giocare ognuno per conto proprio è tutto tranne che un lavoro semplice o scontato".

Paredes in quel Psg ci giocava e aveva ancora due anni di contratto. Eppure ha aspettato la Juventus fino al penultimo giorno di mercato pur di lasciare Parigi e trasferirsi in bianconero. Stupito?

"No, per niente! I giocatori che passano dall’Italia prima o dopo hanno nostalgia della Serie A e fanno di tutto per ritornarci. Paredes è soltanto uno dei tanti casi. Pensate a Lukaku, Pogba...".

Al giovane Di Maria del Rosario Central è mai stato vicino in passato?

"No. E per questo non lo considero un rimpianto, anche perché non è che si possono comprare tutti i giocatori. Però, rivisitando le mie storie argentine di questi anni, mi deprime non essermi mai avvicinato a un talento simile. Il Fideo ha 34 anni, ma è ancora un campione formidabile".



Domani, in Juventus-Salernitana, si sarebbero potute incrociare due delle migliori ali degli ultimi dieci-quindici anni: Di Maria e Ribery. La sfida è rimandata al girone di ritorno, ma il migliore è stato l’argentino, il francese o Robben?

"Parliamo di tre campioni. Se devo fare un solo nome, dico Robben. Ma in assoluto la miglior ala della storia è stata Garrincha".



Riuscirà a guardare Juventus-Salernitana dopo la separazione dai campani della scorsa estate?

"Seguo sempre la Salernitana, con simpatia e come fosse ancora la mia squadra. Per la Juventus non sarà una partita semplice. È costruita bene, con calciatori giovani e forti che avranno anche mercato, ed è guidata da un allenatore sottovalutato. Nicola è etichettato come un tecnico da salvezza. Invece è un allenatore a tutto tondo, bravissimo. Ma purtroppo il mondo del pallone è pieno di luoghi comuni. Pensate a me: passo per essere soltanto il fumatore o mister plusvalenza. Invece il calcio è la mia vita".

Allegri divide i tifosi della Juventus, soprattutto per la qualità del gioco: lei che ne pensa?

"Che la gente dovrebbe smettere di rompergli le scatole... Allegri ha un senso pratico superiore alla media. Lui i problemi li risolve. E sarà così anche stavolta. Max è stato sfortunato, in un colpo solo ha perso Chiesa e Pogba. E non ha ancora potuto sfruttare al massimo Di Maria. Quando avrà recuperato questi tre, vedrete che sarà una Juventus più forte di quella della passata stagione".

Come ha vissuto, da ex dirigente del Bologna, il divorzio tra i rossoblù e Mihajlovic?

"Ci sono rimasto male. E non lo dico per la malattia, anche perché sta guarendo. Io almeno un altro mese lo avrei dato a Sinisa. Non per carità Cristiana, che nel calcio e forse anche nella vita non esiste, ma perché Mihajlovic lo avrebbe meritato a livello tecnico. Peccato davvero".

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