Fialdini: “Juve, per volare ancora devi essere più squadra”

Il volto di Rai 1 e tifosa bianconera: "Lo spirito di gruppo è la chiave dei miei programmi”

Storie di vita quotidiana, storie di persone celebri e persone comuni, unite dall’amore e dalla ricerca della positività. Mai come in questi tempi c’è bisogno di narrazioni che accompagnino il telespettatore in una terra ideale e allo stesso tempo reale: non è facile ed è sufficiente guardarsi attorno per capirlo. Però si può: Francesca Fialdini, giornalista toscana e grande tifosa juventina, lo sta dimostrando la domenica pomeriggio su Rai 1 con “Da noi... a ruota libera”

Francesca, il tuo programma è diventato un punto di riferimento dei palinsesti.
«Non posso dirmelo da sola, però sì, siamo alla quarta stagione e la gente ci segue: anche in una fascia oraria particolare ci sono persone fidelizzate che aspettano la trasmissione. Questo ci fa piacere e ci fa venire ancora più voglia di offrire qualcosa di emozionante e di positivo, di raccontare storie nelle quali emergono la forza, il coraggio, l’inventiva di chi ne è protagonista, di chi ha saputo spostare l’asse della propria linea e cambiare il destino. Sono storie motivazionali, che servono da ispirazione».

Il tutto in un periodo difficilissimo per chiunque.
«“Da noi... a ruota libera” è nato sotto il segno del Covid, quindi non lo si poteva ignorare perché avrebbe significato venire meno al mio ruolo di giornalista, di osservatrice. Adesso ci aspetta un autunno difficilissimo per mille ragioni, a cominciare dal problema delle bollette salate. Per questo racconteremo storie di chi trova soluzioni per rendere la vita migliore cambiando le abitudini. Cerchiamo di costruire quel senso di comunità che sembra un ossimoro parlando di televisione. Ma più che mai la televisione ha bisogno di comunità, di unire anziché dividere».

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Come affronti tutto questo nella quotidianità?
«Faccio meditazione. Svuotare la mente e il corpo, immergersi in qualcosa che rigenera, riequilibra lo spirito e mette in contatto - per chi ci crede - con altre energie e altre profondità. In un momento in cui tutt’attorno c’è chiasso, il silenzio è la dimensione ideale. Pratico anche yoga e mi sono ripromessa di fare palestra per sfogare le tossine e le tensioni».

Il 31 ottobre su Rai 3 sei protagonista anche con “Fame d’amore”.
«In estate ci sono state scintille attorno alla parola devianza utilizzata per parlare di una serie di tematiche legate ai problemi dei ragazzi. C’è tanta confusione e c’è tanta gente che pensa di avere la verità in tasca. I disturbi mentali riguardano una persona su tre, che ne sia consapevole o meno. Tutti noi siamo “storti” rispetto a quella che per convenzione sociale definiamo normalità. Disturbi alimentari, depressione, autolesionismo, bipolarità: sofferenze dei più giovani cresciute con il Covid, così come il senso di smarrimento perché nemmeno gli adulti sapevano spiegare quello che succedeva, dare risposte alla pandemia, al lockdown. “Fame d’amore” si allarga a otto puntate proprio per la necessità di indagare questi temi e le disforie di genere. Abbiamo realizzato un reportage tra i ragazzi, che ci hanno guidato nella loro mente e nelle loro camerette. Ascoltarli mi ha messo in crisi e spero che metta in crisi anche chi ci seguirà».

Le tue trasmissioni si basano molto sullo spirito di squadra.
«Sì, tengo molto allo spirito di squadra. In “Da noi... a ruota libera” si è creata una specie di magia. E il fatto che da tre anni il gruppo sia lo stesso e con l’identico entusiasmo è significativo: nessuno vuole fare il lavoro dell’altro, non ci sono prevaricazioni, però se c’è bisogno ci si dà una mano. L’attuale regista è arrivata un anno fa e anche lei si è inserita subito benissimo».

Quello spirito di squadra che non sempre appartiene alla Juve in questo inizio di stagione...
«Non lo nego: sono una tifosa delusa. Non posso essere contenta di come gioca da un po’ di tempo. Dirò qualcosa di impopolare, però non ero favorevole all’operazione Ronaldo. Sono convinta che la squadra avesse i giusti equilibri e un allenatore che li conosceva bene. La scelta di rendere la Juve Ronaldocentrica, con tutto quello che ne è conseguito, non ha dato i frutti auspicati».

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La tua è una passione di famiglia...
«Sì, e da parte di entrambi i genitori. Quando andavamo a casa della nonna con le cugine stavamo in quella che era la stanza di uno zio quand’era piccolo e c’erano i poster di Cabrini, Scirea, Tacconi. Ci piaceva sentirci juventine. Crescendo ho provato a scherzare su questo argomento, dicendo che non sapevo se restare tifosa bianconera. “Ti disconosciamo”, mi rispondevano tutti».

Cosa ti aspetti da Milan-Juve di questa sera e dal resto della stagione?
«Su Milan-Juve faccio calare un silenzio rispettoso… Da questa stagione mi auguro almeno un quarto posto. Certo, paghiamo assenze importanti e abbiamo sofferto la lunga indisponibilità di Chiesa. Però la sensazione è che questa Juve non sia ancora una squadra».

Oltre al calcio quali sport ami?
«Sono entusiasta delle farfalline. Quand’ero ragazza mio padre sperava che andassi avanti con l’atletica: correvo, facevo gare a livello regionale. Ho abbandonato questa strada per pigrizia. Ho fatto ritmica, artistica e vedere le gare alla tv mi appassiona. Ho tifato per Federica Pellegrini. Mi piace tanto lo sci: sono in contatto con Sofia Goggia e spero prima o poi di poter passare del tempo con lei. Anche questa è una passione ereditata da mio padre: me la cavo abbastanza bene. È la dimensione che preferisco, un senso di libertà che non ha eguali. Andare in montagna e vedere le conseguenze dei cambiamenti climatici mi fa arrabbiare, così come chi ha il coraggio di negarli. Quando c’è un’alluvione parlano di fatalità: eh no, non lo è per nulla. Ci sorprendiamo di situazioni che noi abbiamo creato».

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Storie di vita quotidiana, storie di persone celebri e persone comuni, unite dall’amore e dalla ricerca della positività. Mai come in questi tempi c’è bisogno di narrazioni che accompagnino il telespettatore in una terra ideale e allo stesso tempo reale: non è facile ed è sufficiente guardarsi attorno per capirlo. Però si può: Francesca Fialdini, giornalista toscana e grande tifosa juventina, lo sta dimostrando la domenica pomeriggio su Rai 1 con “Da noi... a ruota libera”

Francesca, il tuo programma è diventato un punto di riferimento dei palinsesti.
«Non posso dirmelo da sola, però sì, siamo alla quarta stagione e la gente ci segue: anche in una fascia oraria particolare ci sono persone fidelizzate che aspettano la trasmissione. Questo ci fa piacere e ci fa venire ancora più voglia di offrire qualcosa di emozionante e di positivo, di raccontare storie nelle quali emergono la forza, il coraggio, l’inventiva di chi ne è protagonista, di chi ha saputo spostare l’asse della propria linea e cambiare il destino. Sono storie motivazionali, che servono da ispirazione».

Il tutto in un periodo difficilissimo per chiunque.
«“Da noi... a ruota libera” è nato sotto il segno del Covid, quindi non lo si poteva ignorare perché avrebbe significato venire meno al mio ruolo di giornalista, di osservatrice. Adesso ci aspetta un autunno difficilissimo per mille ragioni, a cominciare dal problema delle bollette salate. Per questo racconteremo storie di chi trova soluzioni per rendere la vita migliore cambiando le abitudini. Cerchiamo di costruire quel senso di comunità che sembra un ossimoro parlando di televisione. Ma più che mai la televisione ha bisogno di comunità, di unire anziché dividere».

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