Matuidi: "Così la Francia può rivincere il Mondiale". E su Pogba...

L’ex centrocampista della Juventus si racconta sulla Nazionale: "Benzema e Mbappé super, ma la vera forza è il gruppo. Paul un grande amico. La vittoria in Russia un ricordo indelebile"
Matuidi: "Così la Francia può rivincere il Mondiale". E su Pogba...© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Blaise Matuidi è stato uno degli ultimi centrocampisti “di sostanza” della Juventus. Protagonista della Francia campione del Mondo in Russia nel 2018 e ora dirigente-giocatore dell’Inter Miami, a poche giorni dai Mondiali in Qatar si è raccontato a Tuttosport in una interessante intervista in cui ha ripercorso la sua carriera in Nazionale, ovviamente a cominciare dalla vittoria Mondiale con la Francia e nelle quale non sono mancati i riferimenti a Paul Pogba, uno dei suo grandi amici e compagni di avventura con i Bleus.

Blaise, che ruolo ha giocato lo spirito di squadra nella vittoria della Francia nel 2018?
Ha giocato un ruolo fondamentale. È stato essenziale, l’essenza della nostra vittoria. Certo, il talento è importante, ma senza un gruppo forte non saremmo diventati campioni del mondo. Abbiamo vissuto momenti speciali in campo ma, cosa ancora più importante, anche fuori dal campo. Penso che l’unione che ti dà la forza del gruppo in una competizione come i Mondiali sia di vitale importanza.

Che ruolo hanno avuto i leader della squadra?
Penso che noi calciatori più esperti, come Hugo Lloris, Raphael Varane, Paul Pogba, formassimo un gruppo di giocatori che ha portato esperienza. E poi Adil Rami, per esempio, non ha giocato molto, ma ha portato la sua esperienza. Penso che tutti siamo stati dei leader a modo nostro e avere una squadra con giocatori che hanno un po’ di esperienza è importante. Quando tutti incarnano la leadership, il gruppo è come una cosa sola e questo è meraviglioso. Remiamo tutti nella stessa direzione. Certamente ci sono dei giocatori che tirano avanti il gruppo, ma la cosa più importante è essere uniti.

Qual è la cosa più importante da conservare per una squadra che vince una competizione?
Direi che la cosa più importante è l’unione del gruppo, l’unione della squadra. Il calcio è uno sport di squadra. Vinciamo e perdiamo insieme. Penso che questa sia stata la nostra forza, siamo 23 campioni del mondo. Il che è fantastico. Penso che sia ciò che bisogna conservare. Tutti e ventitré siamo riusciti a unire il popolo francese. Non lo dimenticheremo mai.

Quindi qual è la cosa del 2018 che non dimenticherai mai?
I viaggi di ritorno al centro di allenamento in cui alloggiavamo. Non dimenticherò mai quei momenti perché abbiamo condiviso esperienze che non avevo mai vissuto prima. Sono legami forti quelli che si creano. Ci sentivamo come 23 fratelli con i nostri zii che erano i membri dello staff, che ci viziavano. È stato semplicemente magico. E, a parte ciò, direi il fischio finale quando abbiamo festeggiato tutti insieme. Durante il torneo abbiamo vissuto momenti di felicità insieme. Forse abbiamo vissuto in una bolla, ma questa bolla era come una famiglia. E questa famiglia è rimasta unita. A volte le cose erano anche difficili, perché è un periodo lungo, ma è stato bello, è stata una bellissima esperienza.

Quante chances pensi abbia la Francia di confermarsi campione?
E’ una grande sfida. Siamo consapevoli che vincere i Mondiali due volte di fila è una grande sfida. Abbiamo il talento e un gruppo che sta facendo bene. È ormai da qualche anno che molti di loro giocano insieme. E, soprattutto, i giocatori più giovani giocano già nei club più importanti. Poi, l’unione sarà fondamentale, lo spirito di squadra. Abbiamo molta fiducia nell’allenatore che, da quando è sulla panchina della Francia, ha dimostrato di saper guidare il gruppo e far fronte a sfide e aspettative. E spero che Paul (Pogba, ndr), ce la faccia a recuperare: lui è un valore aggiunto.

Vedi delle somiglianze tra la squadra del 1998 e quella del 2018?
Lo spirito di squadra ovviamente. Come nel 1998, c’erano singoli forti che spiccavano, ma l’unità del gruppo, la forza del collettivo è ciò che fa la differenza.

Descrivici il miglior gol della tua carriera.
Penso quello con la Francia contro la Serbia. Era un’amichevole ma penso che sia stato un bel gol. Da calcio d’angolo, ero al limite dell’area di rigore, l’ho presa al volo e ho segnato un gol davvero stupendo!

E chi è il miglior giocatore con cui hai giocato ai Mondiali? E perché?
Sono stato abbastanza fortunato da giocare in Nazionale accanto a grandi giocatori nella mia carriera, sia con la Nazionale, come Franck Ribéry, Karim Benzema, più recentemente Kilian Mbappé, Paul Pogba, Ngolo Kanté. Sono giocatori eccezionali. Sia a livello di club. Ho potuto affrontare giocatori come Lionel Messi contro l’Argentina, Cristiano Ronaldo contro il Portogallo e molti altri. Potrei menzionarne molti altri. La azionale ti permette di affrontare i migliori e giocare con i migliori: è fantastico e ne sono orgoglioso.

Puoi dirci qual è la miglior partita che hai giocato ai Mondiali? E spiegarci perché…
Collettivamente penso che la partita contro l’Argentina sia stata un successo, una gara spettacolare. Abbiamo mostrato maturità, talento e forza di gruppo. Penso che sia stata una gara in cui ci siamo impegnati e abbiamo giocato bene dall’inizio alla fine. A livello personale la semifinale contro il Belgio è stata una delle migliori partite della mia carriera, da calciatore professionista e specialmente con la Nazionale. Penso che complessivamente sia stata un’ottima partita per me. Ho alzato il livello del mio gioco per aiutare la squadra a raggiungere la finale.

Il miglior gol che hai mai visto ai Mondiali?
Ce ne sono stati di belli, di magici come quello di Diego Maradona che è partito da metà campo e ha dribblato tutti. Me lo sto ricordando ed è meraviglioso. Un po’ più recentemente, in Brasile, ricordo il meraviglioso colpo di testa di Van Persie su un lancio lungo. Quando ha segnato con un colpo di testa in tuffo facendo un pallonetto al portiere. Anche quello è stato incantevole. Quelle sono gesta meravigliose di grandi giocatori, per questo questa competizione è la più bella.

Chi è il miglior giocatore che hai visto in allenamento e perché?
Dicono che giochi come ti alleni. Se c’è un giocatore che mi ha sempre sorpreso, è Ngolo Kanté. Ti sembra che sia dappertutto, in allenamento e in partita. È stato meraviglioso giocare con lui. Sono stato fortunato a lavorare con lui per molti anni. Quando l’ho incontrato la prima volta era molto timido. È sempre stato timido, ma in campo era un mostro. È stato meraviglioso condividere quei momenti insieme, abbiamo uno stile di gioco simile e sono orgoglioso di aver potuto giocare con lui.

Chi era il burlone dello spogliatoio?
Noi avevamo Adil Rami, a cui piaceva scherzare. Questo è positivo perché mette tutti di buon umore, mantiene l’unione. Anche quando abbiamo avuto momenti in cui non ci sentivamo molto bene, lui aveva sempre il sorriso sulla faccia. È un’ottima cosa per la squadra.

Chi sono i tuoi migliori amici nel calcio e perché?
Non ho un miglior amico, ho sempre fatto amicizia con tutti. Sono molto aperto, ma ho mantenuto un legame forte con i giocatori con cui sono cresciuto nei primi anni di carriera al Saint-Étienne, per esempio. Nella nazionale francese Mamadou Sakho e Paul Pogba. Ci sono giocatori con cui ho un rapporto profondo. C’è anche Moussa Sissoko. Sono più che compagni di squadra. Si creano dei legami quando si sta insieme e si attraversano momenti speciali. In nazionale abbiamo creato dei legami forti durante il torneo. Quindi è bellissimo.

Qual è il miglior consiglio che ti hanno dato nella tua vita, come persona e come calciatore?
Il miglior consiglio me lo hanno dato i miei genitori. È quello di rispettare i compagni, la gente intorno a te, i ct, gli allenatori e te stesso, e anche quello di rimanere sempre umile. E anche sapere da dove vieni. Ho una famiglia che è stata sempre umile, rispettosa e ben educata. Penso che questo sia stato uno dei miei punti di forza. Lo devo ai miei genitori.

Qual è il miglior stadio in cui hai giocato ai Mondiali?
Quello di Rio de Janeiro, per me, era uno stadio, una città, un paese. Quando senti Maracanã, pensi agli anni di Pelé. Pensi a tutto ciò e al fatto che stai per giocare in uno stadio del genere, anche se ovviamente l’infrastruttura non è stessa oggi, ma è un ricordo incredibile.

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