Maurizio Paniz: "Viste indagini stratosferiche sfumare poi alla fine nel nulla”

L’avvocato, presidente dello Juventus Club Parlamento, si dichiara ottimista sul futuro: “Ho parlato con Agnelli a Roma: era sereno e come sempre innamorato della Juve”
Maurizio Paniz: "Viste indagini stratosferiche sfumare poi alla fine nel nulla”© ANSA

L’avvocato Maurizio Paniz, presidente dello Juventus Club Parlamento, ieri mattina era con Andrea Agnelli. Felicemente stupito che l’ormai ex presidente bianconero avesse rispettato l’impegno preso con i parlamentari juventini, nonostante la bufera delle precedenti quarantott’ore. Agnelli, insieme con Bernd Reichart, amministratore delegato di A22, la società della Superlega, è andato in Parlamento a spiegare la situazione del calcio europeo e i progetti per provare a salvarlo.

Però, avvocato Paniz, per la prima domanda vince la curiosità: come ha trovato Andrea Agnelli?

«Molto sereno, determinato ineccepibile nello spiegare i suoi argomenti e con un amore sconfinato per la Juventus. Un amore dimostrato in modo lampante con il gesto di lunedì, nel quale ha anteposto la Juventus anche a se stesso. Ha lanciato a tutti noi juventini un messaggio molto positivo».

Quale?

«La Juventus pone il proprio nome davanti a quello di ogni amministratore, perché il nome della Juventus è sempre più importante, questo è un valore fondante per il club e il filo conduttore della sua storia sportiva. Vale per i giocatori, penso a Del Piero e mille altre bandiere, vale anche per gli uomini della società. C’è qualcosa più grande di tutti i grandi e si chiama Juventus».

La Juventus si sta difendendo in modo molto determinato, si direbbe quasi aggressivo. Da avvocato e da tifoso che giudizio dà?

«Il comunicato di oggi (ieri per chi legge, ndr) è un comunicato molto chiaro in cui emerge la convinzione di aver fatto le cose molto bene».

È ottimista quindi?

«Vedo che la Juventus non rimane passiva a verificare solo quali siano gli eventi, ma agisce con gli uomini e con i fatti. In pochissimo tempo è stato nominato un nuovo direttore generale ed è stato indicato un presidente. E i comunicati di questi giorni, così come le parole di John Elkann confermano che la società nonni fa trascinare dagli eventi, ma vuole dimostrare in modo ineccepibile la convinzione di aver fatto tutto per bene».

L’indagine sul presunto falso in bilancio della Juventus appare come un lavoro davvero mastodontico da parte della Procura di Torino. È comune per un reato del genere?

«Ho sempre grande rispetto per la magistratura inquirente e decidente, quindi anche in questo caso non commento il loro lavoro. Dico, però, che in passato abbiamo visto indagini stratosferiche sfumare nel nulla per quanto meticolose e articolate. Penso al caso Enimont a Milano o il caso Unabomber in Veneto, per esempio. Io vivo in uno Stato democratico e rispetto la Magistratura, ma questo rispetto non significa avere la sensazione che l’accusa abbia sempre ragione. E sul caso specifico della Juventus sono convinto che le accuse non saranno significative».

Molto ruota intorno alla cosiddetta “manovra stipendi”: la Juventus ha effettivamente commesso delle irregolarità in quel caso?

«Diciamo che si tratta di una norma che è stata interpretata in vari modi. E quando una norma si presta a interpretazioni molteplici deve sempre valere la buona fede di chi opera, per esserci reato bisogna dimostrare il dolo. Non ci può essere l’applicazione matematica di una legge. Sul caso della manovra stipendi abbiamo diversi punti di vista da esperti di diritti fiscale, non c’è unanimità».

La Juventus, come pensano molti tifosi, è perseguitata dalla magistratura?

«Me lo chiedono sempre in molti e io sono uso rispondere: il vento soffia sempre sulle cime più alte, è legittimo quindi che si senta soffiare più forte sulla Juventus che è una vetta altissima. L’importante è coprirsi, ma intanto le altre arrancano in basso per raggiungere la Juventus. Uscendo dalla metafora, va detto che sulle plusvalenze la Juventus non è la prima a essere indagata, perché più volte le Procure hanno indagato su quel tema e, va detto, ritenendo sempre inutile perseguire gli amministratori».

Tornando alla presenza di Agnelli in Parlamento: com’è andato l’incontro sulla Superlega?

«La domanda che tutti dovrebbero porsi è una sola: oggi il calcio italiano e quello europeo sono sani o malati? Perché gli elementi a disposizione suggeriscono che siano più malati che sani e necessitino di riforme e interventi. La Superlega è uno di questi possibili interventi, non è detto che sia l’unico da perseguire, però è una strada percorribile e da prendere in considerazione. Lo squilibrio fra l’Inghilterra e le altre grandi nazioni calcistiche non può essere subito passivamente. Utile discuterne».

Ne discuterà anche la Corte di Giustizia Europea: come vede quella vicenda?

«Ho difeso più di una volta in sede di Corte di Giustizia Europea e ho trovato sempre dei magistrati molto autorevoli, preparati e che avevano studiato perfettamente le problematiche con le informazioni a disposizione. Hanno la grande possibilità di interloquire con tutti gli attori delle vicende che trattano ponendo domande e chiedendo chiarimenti. Insomma, quello che posso dire è che ci sarà una valutazione oggettiva e preparata, ma soprattutto con un’argomentazione sempre efficace».

Certo, il monopolio dell’Uefa appare piuttosto inequivocabile dal punto di vista giuridico.

«Qualche riforma è necessaria, ma sapete come capita no? Tutti sostengono che ci sia bisogno di riforme, ma preferiscono sempre che si inizi a riformare dall’orto del vicino. In questa vicenda c’è chi perderebbe molto potere con una riforma. Ma il calcio deve guardare avanti: qualche giorno fa eravamo a Torino a parlare delle seconde squadre, utili a sviluppare in modo sano il sistema calcio di un Paese e aiutare la sostenibilità del calcio. La Juventus è cinque anni avanti su questo fronte, adesso iniziano a riconoscerglielo... chissà che fra qualche anno qualcuno inizierà a pensare che un progetto come quello della Superlega non sia, in fondo, giusto, dando ragione alla Juventus».

Come si aspetta la prossima Juventus, rinnovata nella dirigenza?

«Competente ed efficace. E sempre con la famiglia Agnelli dietro. Andrea non è più presidente ma certo non abbandona la Juventus».

Tornerà qualche grande bandiera?

«Non lo so, adesso mi sembra che le priorità siano altre, poi vedremo. Una società di calcio come la Juventus è un’azienda che fattura 4/500 milioni di euro, servono competenze tecniche per gestirla. In questo senso credo che uno come Chiellini, laureato in economia oltre che calciatore, possa averle. Del Piero potrebbe diventare, invece, il Maldini della Juventus».

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