Juve, inchiesta e Superlega: in settimana le prime verità

Entro il 18 la decisione sullo spostamento del processo da Torino a Milano. E giovedì parla la Corte Europea. Il club bianconero vuole andare via da Torino. E il primo parere sulla Superlega incide su molti equilibri

TORINO - In attesa di capire cosa succederà sul fronte della giustizia sportiva, eventuali sentenze di primo e secondo grado tra aprile e giugno e della giustizia ordinaria, intorno ad autunno il verdetto di primo grado, ecco che scatta con oggi la settimana deputata a portare una prima verità. Sul fronte europeo, tra l’altro. No, non parliamo dell’Uefa, che ha aperto una indagine dopo che gli è stata segnalata l’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino avente per oggetto i bilanci che erano alla base del settlement agreement con l’Uefa stessa. Stiamo parlando del parere che l’avvocato greco Athanasios Rantos darà giovedì mattina, 15 dicembre, atteso alle ore 10 per essere precisi, a proposito del quesito posto dal tribunale di Madrid che, prima di decidere sul contenzioso avanzato dalla Superlega con l’Uefa - a cui contesta una posizione di monopolio in contrasto anche con le normativa dell’antitrust - ha chiesto un parere proprio alla Corte di giustizia europea. La quale esprimerà il proprio verdetto intorno a marzo ma la stessa terrà verosimilmente conto del parere che appunto l’avvocato generale greco esprimerà a metà di questa settimana. La statistica parla di quasi un 80% di verdetti della Corte di giustizia europea in scia a ciò che nei mesi precedenti ha indicato l’avvocato generale. Dunque sale la temperatura non solo in casa Juventus, Real Madrid e Barcellona, gli unici tre club rimasti nella società che promuove la Superlega il cui progetto viene seguito dalla A22 dell’amministratore delegato Bernd Reichart, ma nel calcio in generale. Perché se davvero la sentenza dovesse aprire a una rimodulazione del perimetro dell’Uefa, allora si assisterebbe a un vero e proprio terremoto, capace di far cadere certezze e accordi decennali che parevano scolpiti nella pietra. Ormai siamo agli sgoccioli per cui incrociano le dita da una parte e dall’altra, anche perché da Lussemburgo non trapela manco uno spiffero: non a caso non si sbilancia nessuno. Ieri su twitter l’A22 ha pubblicato una tabella con tanto di grafico, coloro verde speranza, in cui sintetizza alcuni dei punti salienti: “L’Uefa da 70 anni è l’unico ente che organizza i tornei, è l’unico ente deputato a dare l’ok a eventuali nuove competizioni, riceve tre miliardi all’anno tra diritti e sponsor oltre a controllare la ripartizione dei ricavi”.

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L’altro fronte

Ma questa settimana potrebbe essere foriera di una doppia novità, non solo dunque quella appena citata. In realtà domenica scadono i venti giorni canonici entro i quali, in teoria, la Procura generale della Cassazione dovrà esprimersi sull’istanza avanzata dai legali della Juventus, il 28 novembre in cui obietta la competenza territoriale della Procura della Repubblica di Torino per i reati contestati al club, tra i quali false comunicazioni sociali. La Juventus infatti ha chiesto di spostare il procedimento a Milano o in subordine a Roma dove si sarebbero concretamente commessi i reati poichè i comunicati che possono fare oscillare le azioni vengono diramati agli azionisti dalla Borsa, la quale ha i data center nella Capitale. Certo è che qualora venisse accolta l’istanza, innanzitutto servirebbe una revisione sulle tempistiche poichè tutto il faldone dell’inchiesta, solo la richiesta di rinvio a giudizio consta di oltre 500 pagine mentre il totale delle intercettazioni ammonta a circa 15 mila pagine, verrebbe girato ai colleghi pm lombardi o laziali. E questo solo da un punto di vista della tempistica. In realtà qualora la Procura generale della Cassazione dovesse respingere la richiesta di spostamento del processo, gli avvocati del club bianconero riproporrebbero l’istanza al Gup, il giudice dell’udienza preliminare, nella prima seduta che è attesa intorno a fine febbraio.

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TORINO - In attesa di capire cosa succederà sul fronte della giustizia sportiva, eventuali sentenze di primo e secondo grado tra aprile e giugno e della giustizia ordinaria, intorno ad autunno il verdetto di primo grado, ecco che scatta con oggi la settimana deputata a portare una prima verità. Sul fronte europeo, tra l’altro. No, non parliamo dell’Uefa, che ha aperto una indagine dopo che gli è stata segnalata l’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino avente per oggetto i bilanci che erano alla base del settlement agreement con l’Uefa stessa. Stiamo parlando del parere che l’avvocato greco Athanasios Rantos darà giovedì mattina, 15 dicembre, atteso alle ore 10 per essere precisi, a proposito del quesito posto dal tribunale di Madrid che, prima di decidere sul contenzioso avanzato dalla Superlega con l’Uefa - a cui contesta una posizione di monopolio in contrasto anche con le normativa dell’antitrust - ha chiesto un parere proprio alla Corte di giustizia europea. La quale esprimerà il proprio verdetto intorno a marzo ma la stessa terrà verosimilmente conto del parere che appunto l’avvocato generale greco esprimerà a metà di questa settimana. La statistica parla di quasi un 80% di verdetti della Corte di giustizia europea in scia a ciò che nei mesi precedenti ha indicato l’avvocato generale. Dunque sale la temperatura non solo in casa Juventus, Real Madrid e Barcellona, gli unici tre club rimasti nella società che promuove la Superlega il cui progetto viene seguito dalla A22 dell’amministratore delegato Bernd Reichart, ma nel calcio in generale. Perché se davvero la sentenza dovesse aprire a una rimodulazione del perimetro dell’Uefa, allora si assisterebbe a un vero e proprio terremoto, capace di far cadere certezze e accordi decennali che parevano scolpiti nella pietra. Ormai siamo agli sgoccioli per cui incrociano le dita da una parte e dall’altra, anche perché da Lussemburgo non trapela manco uno spiffero: non a caso non si sbilancia nessuno. Ieri su twitter l’A22 ha pubblicato una tabella con tanto di grafico, coloro verde speranza, in cui sintetizza alcuni dei punti salienti: “L’Uefa da 70 anni è l’unico ente che organizza i tornei, è l’unico ente deputato a dare l’ok a eventuali nuove competizioni, riceve tre miliardi all’anno tra diritti e sponsor oltre a controllare la ripartizione dei ricavi”.

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