Agnelli vola nel futuro, progetto Superlega: il retroscena

L’ex presidente della Juventus ha voluto lasciare le cariche di Stellantis ed Exor per muoversi senza vincoli. Lavorerà per il calcio europeo promuovendo il nuovo torneo, probabilmente nella A22

TORINO - Andrea Agnelli non smetterà mai di amare la Juventus e si concederà ancora gesti da innamorato vero, di quelli che vanno allo stadio quando serve la passione, non un capriccio. E non smetterà nemmeno di lavorare alla riforma di cui il calcio europeo ha disperato bisogno, per non sfumare una stagione per volta verso l’irrilevanza. Ieri ha lasciato la presidenza della Juventus e il posto nei consigli d’amministrazione di Exor e Stellantis. Da oggi è un uomo libero da qualsiasi vincolo, che può scegliersi il futuro e difendersi con maggiore agilità nelle battaglie legali. È questo che voleva, è questo che ha comunicato a John Elkann: nessuna faida famigliare e neanche pressioni da parte del cugino. Anzi sia Ajay Banga, presidente di Exor, che Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, gli avevano fatto sapere che un eventuale processo non avrebbe creato imbarazzi particolari, conoscendo entrambi la situazione e non ritenendola particolarmente grave. Andrea ha preferito il passo indietro, per non avere nessun pensiero. D’altronde non abbandona la famiglia, perché resta il terzo azionista della holding Giovanni Agnelli Bv che incorpora tutto l’impero, lascia solo gli impegni ufficiali. Almeno per ora.

Agnelli pianificherà il suo futuro nei prossimi mesi

Nei prossimi mesi, dunque, pianificherà il suo futuro, nel quale ci sarà sicuramente la holding personale d’investimento Lamse (acronimo di La Mandria e Sestriere). Ma non solo: Andrea continuerà quasi certamente a lavorare per il calcio europeo, magari nella stessa A22, la società che ha l’obiettivo di costruire una nuova competizione (Superlega o comunque venga battezzata), alternativa a quelle dell’Uefa o, magari, portando avanti un altro tipo di percorso con lo stesso obiettivo. Quello che ha spiegato molto bene nel suo discorso nell’assemblea dei soci di ieri mattina.

È lecito attendersi Agnelli impegnato in un progetto per un nuovo assetto del calcio europeo

Doveva essere un saluto, è diventato un manifesto per riflettere sulla necessità di una riforma del calcio europeo, zavorrato da un problema di governance. Chi celebra il calcio del popolo, infatti, non si rende conto di come stia diventando sempre di più il calcio dei fondi di investimento (alcuni dei quali anche sovrani), delle multiproprietà e di un giro di denaro che ne fanno un settore industriale nel comparto dell’intrattenimento, non solo «un gioco». E mentre da una parte non si riorganizzano le competizioni europee per migliorarne l’appeal globale e rendere più sostenibili gli investimenti dei club, dall’altra la Premier League continua a fagocitare denaro e, quindi, talenti dalle leghe dell’Unione Europea, marginalizzandole sempre di più. Le parole pronunciate ieri sono la sintesi dei ragionamenti degli ultimi cinque anni e un affaccio sui prossimi cinque, nei quali è lecito attendersi Agnelli impegnato in un progetto per un nuovo assetto del calcio europeo. Un’altra ragione per svincolarsi dal consiglio di amministrazione di Exor (restandovi ci sarebbe stato un potenziale conflitto di interessi, considerato che Exor è azionista di maggioranza della Juventus). Non ama la comodità, Agnelli, istintivamente attratto dalle sfide, meglio se complicate. Tredici anni fa, prese una Juventus disastrata da Calciopoli e, soprattutto, da un post Calciopoli avvilente: nella primavera del 2010, ipotizzare una rapida resurrezione sportiva del club era un esercizio di ottimismo spericolato, ma immaginare i nove scudetti consecutivi era proprio lisergico. Oggi se ne parla con fin troppa normalità, annebbiati dalla miopia che deriva dalla poca profondità storica del nostro punto di osservazione, ma nessuno nega la portata dell’impresa sportiva e aziendale costruita in questi tredici anni. Pensare a una profonda riforma di un calcio europeo che esprime un candidato unico per le elezioni alla presidenza dell’Uefa è un progetto non meno ambizioso di quello di far tornare a vincere la Juventus. Quindi gli piace tantissimo.

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