Juventus, un popolo che non vuole essere preso in giro

L’editoriale del direttore di Tuttosport dopo il 3-3 contro l’Atalanta allo Stadium

La Juventus ha regalato tre gol all’Atalanta, ci sarebbe da arrabbiarsi, ma alla fine Massimiliano Allegri è contento, si vede dall’ironia abrasiva con cui infila affilatissime battute. Una risata non seppellirà le storture della giustizia sportiva, ma vedere la sua squadra viva, arrabbiata, pronta a lottare fino all’ultimo minuto di recupero non può che confortarlo e fomentare l’orgoglio dei tifosi, compattati intorno al club nel momento più difficile. Non si sa a cosa serviranno i punti conquistati da qui alla fine, quanti verranno ancora cancellati dai tribunali federali, ma lo spirito della Juventus di ieri sera è impermeabile a ogni penalizzazione e racconta di una squadra e di un popolo pronti ad affrontare insieme qualsiasi tipo di battaglia. E non certo come le bestie (questo sono) che sui social minacciano di morte Chiné, ma come quelli che non mollano nei momenti difficili, che pretendono di capire, che non vogliono farsi supercazzolare da astrusi ragionamenti per giustificare il fatto che la Juventus rischia di essere l’unica squadra punita, anzi bastonata, per le plusavalenze artificiali che hanno retto i bilanci di decine di squadre italiani negli ultimi vent’anni.

Disparità di giudizio

Il popolo della Juventus ha passato Calciopoli e ne ha studiato le incongruenze, dalle più grandi alle più piccole e, sì, non ha ancora accettato quelle sentenze perché pesa come un macigno la disparità di giudizio per la quale gli stessi comportamenti, accertati dallo stesso procuratore (Stefano Palazzi) hanno comportato punizioni per qualcuno, premi per qualcun altro. La disparità di giudizio non può essere la cifra della giustizia sportiva che si basa sul concetto di lealtà che i giudici, per primi, dovrebbero rispettare. Uno juventino di solito non è soddisfatto di un pareggio in casa, ma in questo clima surreale e di classifica mobile, ieri contava altro e quello si è visto. Si è visto anche un Di Maria frizzante, un sontuoso gol di Milik, un Danilo sempre più leader, un Fagioli sempre più consistente e un gruppo di uomini consapevoli di quello che dovevano fare e dimostrare. Saranno mesi lunghi da qui a giugno. Ci saranno partite in campo e nelle aule, quella di ieri sera potrebbe essere un’ispirante metafora di come la Juventus, la società, la squadra, la sua gente, dovrà affrontarle. Certo, evitando gli sciagurati errori difensivi. Ecco, quelli no, non sono una bella metafora per quello che la Juventus deve affrontare nei prossimi centocinquanta giorni.

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