Figc e plusvalenze, nel 2007 Abete ammetteva: "Serve una soluzione"

Beppe Bonetto, all'epoca responsabile agenti in Federazione, sollecitava il presidente a normare la questione 15 anni prima della sentenza Juve. Il figlio Marcello: "Ecco la via suggerita. Aspettiamo ancora la regola!"

Come ha ribadito l’altro giorno Andrea Abodi, ministro dello Sport, seppur in politichese anche se non strettissimo, si deve auspicare una giustizia sportiva che “viva un miglioramento della trasparenza e dell’efficienza”. Tradotto, alla luce di ciò che ha subito venerdì scorso la Juventus nella “coda” del processo plusvalenze con la revocazione: norme chiare. Norme che, sulle plusvalenze, non esistono. Ma questo non è stato un problema per la Corte federale d’appello che nel processino di tre ore, ha sentito e sentenziato che, invece di essere assolti come avvenuto in primo e secondo grado, dirigenti e club juventini meritassero di essere colpevoli con inibizioni pesanti, da 8 a 30 mesi e una montagna di punti di penalizzazione: 15. Il perché lo si potrà evincere dalle motivazioni della sentenza. La sensazione è che sarebbe stata chiamata in causa la “mancata lealtà sportiva”, riconducibile a bilanci alterati grazie a un utilizzo sistemico e sistematico delle plusvalenze.

Plusvalenze, non un meteorite caduto all'improvviso

E alla fine si torna sempre a loro, che non possono essere giudicate naturali o artificiali in quanto non esiste un criterio oggettivo per determinare il valore di un calciatore. Il fatto, però, è che nel frattempo la classifica è statà stravolta, con la squadra di Allegri precipitata dal terzo posto a metà graduatoria, con buone possibilità di arrivederci ai sogni di gloria Champions 2024. Dunque la Juve paga dazio anche se non esistono criteri per stabilire il prezzo di un giocatore, nè quanti punti di penalità comminare a chi viola il principio della lealtà sportiva. Ciò che fa specie è che la questione “plusvalenze” non è un meteorite caduto improvvisamente da Marte sul pianeta calcio, bensì una situazione con cui il mondo del pallone convive da tempo. Dove, per tempo, si intende diversi lustri. In cu sulle plusvalenze sono state archiviate indagini, per esempio, su Milan e Inter (due volte).

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L’intuizione

Significativo in questo senso, un documento che potete vedere riportato qui a fianco, in cui il 28 giugno del 2007, l’allora presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Giancarlo Abete, rispondeva a Beppe Bonetto, il maestro dei procuratori, che in una lettera sollecitava la Federazione a cercare di normare la questione plsuvalenze che stava prendendo piede. “La dichiarazione alla quale Lei fa riferimento aveva ed ha l’obiettivo di significare come a mio avviso l’argomento plusvalenze debba essere affrontato dal punto di vista tecnico. Le sono grato delle riflessioni e dei consigli che ovviamente approfondirò e farò approfondire con l’auspicio che possa individuarsi una soluzione nei prossimi anni».

"Non c'è stato un seguito"

Ecco, siamo ancora in attesa, a distanza di anni 15. Ritengo piuttosto significativo che sia caduto nel vuoto l’appello avanzato dal compianto Bonetto, scomparso nel 2017. Ieri Tuttosport ha incontrato il figlio Marcello, anche lui una vita nel calcio come agente, che ci ha messo a disposizione i documenti originali, riprodotti qui a fianco, con queste sue riflessioni. «Quando mio papà era rappresentante dei procuratori presso la Figc, a giugno 2007, proponeva dei correttivi a livello embrionale. Il ragionamento si basava sul fatto che fosse necessario individuare una regolamentazione: per esempio uno dei due valori di partenza in uno scambio tra due giocatori doveva essere quello che risultava a bilancio non ancora ammortizzato. La Figc avrebbe dovuto, prima di sanzionare, precisare le norme su come si devono concretizzare le plusvalenze. La risposta di Abete era gentile. ma non c’è stato un seguito anche se poi per questi problemi è fallito il Parma e ora non c’è ancora una norma. Pérchè? Bella domanda. Il calcio è un sistema sempre in perdita per cui si tenta di sopravvivere alla giornata anche perchè la plusvalenza comincia a punirti ferocemente l’anno seguente. Sorpreso per i 15 punti? Sì, molto, anche se non ho le carte a disposizione. La Figc manca anche di parametri afflittivi chiari perché “da un punto e oltre” significa fino a seimila... Mi è spiaciuto anche per il trattamento riservato a Cherubini, che da quando ha avuto livello decisionale aveva cercato altre strade».

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Come ha ribadito l’altro giorno Andrea Abodi, ministro dello Sport, seppur in politichese anche se non strettissimo, si deve auspicare una giustizia sportiva che “viva un miglioramento della trasparenza e dell’efficienza”. Tradotto, alla luce di ciò che ha subito venerdì scorso la Juventus nella “coda” del processo plusvalenze con la revocazione: norme chiare. Norme che, sulle plusvalenze, non esistono. Ma questo non è stato un problema per la Corte federale d’appello che nel processino di tre ore, ha sentito e sentenziato che, invece di essere assolti come avvenuto in primo e secondo grado, dirigenti e club juventini meritassero di essere colpevoli con inibizioni pesanti, da 8 a 30 mesi e una montagna di punti di penalizzazione: 15. Il perché lo si potrà evincere dalle motivazioni della sentenza. La sensazione è che sarebbe stata chiamata in causa la “mancata lealtà sportiva”, riconducibile a bilanci alterati grazie a un utilizzo sistemico e sistematico delle plusvalenze.

Plusvalenze, non un meteorite caduto all'improvviso

E alla fine si torna sempre a loro, che non possono essere giudicate naturali o artificiali in quanto non esiste un criterio oggettivo per determinare il valore di un calciatore. Il fatto, però, è che nel frattempo la classifica è statà stravolta, con la squadra di Allegri precipitata dal terzo posto a metà graduatoria, con buone possibilità di arrivederci ai sogni di gloria Champions 2024. Dunque la Juve paga dazio anche se non esistono criteri per stabilire il prezzo di un giocatore, nè quanti punti di penalità comminare a chi viola il principio della lealtà sportiva. Ciò che fa specie è che la questione “plusvalenze” non è un meteorite caduto improvvisamente da Marte sul pianeta calcio, bensì una situazione con cui il mondo del pallone convive da tempo. Dove, per tempo, si intende diversi lustri. In cu sulle plusvalenze sono state archiviate indagini, per esempio, su Milan e Inter (due volte).

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