Juventus, Di Cintio: "Altra penalità? Calma! Nulla è scontato"

Intervista al legale di diritto sportivo: "Stupito che abbiano riaperto il processo: pochissimi i precedenti. Inevitabile riformare il sistema calcio"
Juventus, Di Cintio: "Altra penalità? Calma! Nulla è scontato"

Avvocato Cesare Di Cintio, da esperto di diritto sportivo che idea si è fatto sulla decisione adottata dalla Corte federale di appello, il cui presidente, Torsello, è lo stesso che a maggio 2022 assolve e a gennaio 2023 condanna a una pena persino maggiore a quella richiesta dal procuratore Chiné?
«È stata una decisione che ha fatto molto discutere per l’entità della penalizzazione inflitta. Devo ammettere che il verdetto mi ha colpito molto. In particolare, la revocazione, perché c’erano pochi precedenti e la giurisprudenza era contraria. Sull’aggravio della pena, seppur non sia frequente, nel caso in esame il Collegio giudicante ha dovuto decidere con un panorama probatorio molto più completo e quindi non era da escludere come ipotesi».

Pare che la Corte abbia deciso sulla base dell’art. 4 del codice di giustizia sportiva sanzionando il comportamento dei dirigenti bianconeri contrario al principio di lealtà.
«L’art. 4 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva FIGC è una norma di chiusura del sistema disciplinare, nella quale possono ricadere le condotte contrarie ai principi della “Lealtà, della correttezza e della probità”, che sembra (in assenza di motivazione possiamo far solo delle congetture) essere stato applicato in combinato disposto con l’art 31 comma 1 CGS FIGC. Ciò significa che la sanzione a carico della Juventus è stata possibile poiché è stata sostenuta e accolta la tesi di una condotta non osservante delle disposizioni normative federali da parte del club bianconero. Manifestatasi, secondo la Corte, attraverso l’uso distorto e metodico dello strumento delle plusvalenze. Rispetto alla precedente decisione penso sia stata determinante la prova del dolo della condotta incriminata avvenuta attraverso le intercettazioni telefoniche dei dirigenti».

Ma le intercettazioni non dovrebbero essere un mezzo per cercare la prova diretta e non costituire esse stesse una prova?
«La differenza da un punto di vista processuale l’hanno fatta le nuove prove e non i nuovi fatti, che invece sono fondamentalmente gli stessi di maggio. I mezzi istruttori, e quindi anche le intercettazioni, hanno mostrato per la Procura Federale un “sistema plusvalenze”, provando così un dolo nella condotta juventina e portando a quel verdetto. Per questo la lettura combinata dell’articolo 4 CGS FIGC con l’articolo 31 CGS FIGC penso sia stata determinante».

Il procuratore Chiné si è preso 40 giorni in più per l’indagine sulla manovre stipendi: se il principio di accusa e condanna resta identico a quello delle plusvalenze, cioè afflittivo con la Juve fuori dalle Coppe, sarebbe inutile per la Juve ottenere la restituzione dei 15 punti di penalizzazione così come vincere in campo per essere in zona Europa perché al club verrebbero di nuovo tolti dei punti senza la possibilità di recuperarli perché ormai si arriverebbe ad aprile-maggio...
«Questo è da vedere, perché non è così scontato che la Juve con la manovra stipendi riceva altri punti di penalizzazione. E bisogna capire anche quando si arriverà a sentenza, perché non è scontato che i tempi siano così brevi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Su quali punti deve appellarsi la Juve nel presentare ricorso al Collegio di Garanzia?
«È difficile rispondere senza avere le motivazioni. È molto complicata una riduzione della pena davanti al Collegio di Garanzia del Coni, perché non può entrare nel merito e quindi ridurre la pena, salvo eccezioni che però potranno essere valutate soltanto dopo la lettura delle motivazioni. Quindi il Collegio valuterà soltanto la legittimità della sentenza. Nel caso in cui questa venisse ritenuta illegittima, il Collegio di Garanzia può rinviare di nuovo la trattazione del merito alla Corte Federale che in quel caso dovrebbe avere un’altra composizione. Se venisse invece ritenuta legittima, la sanzione rimarrebbe invariata. Quindi anche l’appello del club si baserà sulla legittimità del verdetto».

Secondo lei, se ci fosse stata una legge chiara sulle plusvalenze tutto questo non sarebbe successo?
«Penso che tutto il sistema calcio debba essere riformato, non solo il sistema delle plusvalenze. Si pensa troppo alla politica e poco al pallone. Certo è che il calcio ad oggi è un’industria a perdere. Cambiare, prima o poi, sarà inevitabile».

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Avvocato Cesare Di Cintio, da esperto di diritto sportivo che idea si è fatto sulla decisione adottata dalla Corte federale di appello, il cui presidente, Torsello, è lo stesso che a maggio 2022 assolve e a gennaio 2023 condanna a una pena persino maggiore a quella richiesta dal procuratore Chiné?
«È stata una decisione che ha fatto molto discutere per l’entità della penalizzazione inflitta. Devo ammettere che il verdetto mi ha colpito molto. In particolare, la revocazione, perché c’erano pochi precedenti e la giurisprudenza era contraria. Sull’aggravio della pena, seppur non sia frequente, nel caso in esame il Collegio giudicante ha dovuto decidere con un panorama probatorio molto più completo e quindi non era da escludere come ipotesi».

Pare che la Corte abbia deciso sulla base dell’art. 4 del codice di giustizia sportiva sanzionando il comportamento dei dirigenti bianconeri contrario al principio di lealtà.
«L’art. 4 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva FIGC è una norma di chiusura del sistema disciplinare, nella quale possono ricadere le condotte contrarie ai principi della “Lealtà, della correttezza e della probità”, che sembra (in assenza di motivazione possiamo far solo delle congetture) essere stato applicato in combinato disposto con l’art 31 comma 1 CGS FIGC. Ciò significa che la sanzione a carico della Juventus è stata possibile poiché è stata sostenuta e accolta la tesi di una condotta non osservante delle disposizioni normative federali da parte del club bianconero. Manifestatasi, secondo la Corte, attraverso l’uso distorto e metodico dello strumento delle plusvalenze. Rispetto alla precedente decisione penso sia stata determinante la prova del dolo della condotta incriminata avvenuta attraverso le intercettazioni telefoniche dei dirigenti».

Ma le intercettazioni non dovrebbero essere un mezzo per cercare la prova diretta e non costituire esse stesse una prova?
«La differenza da un punto di vista processuale l’hanno fatta le nuove prove e non i nuovi fatti, che invece sono fondamentalmente gli stessi di maggio. I mezzi istruttori, e quindi anche le intercettazioni, hanno mostrato per la Procura Federale un “sistema plusvalenze”, provando così un dolo nella condotta juventina e portando a quel verdetto. Per questo la lettura combinata dell’articolo 4 CGS FIGC con l’articolo 31 CGS FIGC penso sia stata determinante».

Il procuratore Chiné si è preso 40 giorni in più per l’indagine sulla manovre stipendi: se il principio di accusa e condanna resta identico a quello delle plusvalenze, cioè afflittivo con la Juve fuori dalle Coppe, sarebbe inutile per la Juve ottenere la restituzione dei 15 punti di penalizzazione così come vincere in campo per essere in zona Europa perché al club verrebbero di nuovo tolti dei punti senza la possibilità di recuperarli perché ormai si arriverebbe ad aprile-maggio...
«Questo è da vedere, perché non è così scontato che la Juve con la manovra stipendi riceva altri punti di penalizzazione. E bisogna capire anche quando si arriverà a sentenza, perché non è scontato che i tempi siano così brevi».

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