Linus: “Io, Elkann e quel decimo scudetto”

Domenica a Torino per la Deejay Ten. Ci racconta speranze e retroscena di Juve: "John è molto juventino e quando parla di calcio e Ferrari non nasconde la passione. Mi piacerebbe correre con Danilo: è positivo e carismatico”

TORINO - Domenica c’è il debutto torinese della Deejay Ten, la famosa corsa-evento ideata da Linus nell’ormai lontano 2005. Prima Milano, poi anche Firenze e Bari; da quest’anno pure Napoli e, appunto, il capoluogo piemontese (che aprirà il tour 2023). Linus in un certo senso giocherà in casa... Il direttore Editoriale Radio Gedi (Deejay, Capital e m2o) è anche un noto tifoso juventino. «Certo, ci sarò anch’io. Con il pettorale, finora, ho corso a Torino una volta sola. Era il primissimo anno. Io sono rimasto folgorato dalla corsa nel 2002: la mia prima gara fu la Stramilano, in primavera, poi durante l’estate abbiamo maturato il convincimento di andare a New York e allora siamo andati a cercare tutte le gare che c’erano in giro. E così mi sono trovato a fare la “mezza di Moncalieri”, che partiva e arrivava al Palavela. Da allora nessuna corsa a tempo. In compenso abbiamo avuto un sacco di richieste da parte dei nostri ascoltatori piemontesi, e quando abbiamo deciso di uscire dal solito trittico Milano, Firenze e Bari, abbiamo voluto accontentarli».

Il percorso torinese l’ha già collaudato?

«Non ancora, non esattamente. So che gira intorno ai Murazzi. Lì però ci ho corso anche un mese fa. Sono stato a Torino per il nostro Cda e avendo la mattina libera sono andato a correre al Valentino. C’è un po’ di su e giù».

Fino a qualche anno fa, a Torino, si scendeva per le strade anche per festeggiare gli Scudetti. Ora la situazione è ben diversa. Da tifoso, come vive questo momento?

«Lo shock è stato forte alla fine dello scorso anno, quando è esploso il caso plusvalenze. Ma l’essere umano è fatto per ripartire e il tifoso ha la stessa dinamica memtale. Piano piano ci si adegua alle nuove realtà. Anche se... il problema è che non sappiamo quale sarà la nuova realtà. Sia la sentenza precedente che quelle che arriveranno sono tutte da definire e da verificare. Potrebbe essere che finisca tutto in una bolla di sapone oppure in una maniera drammatica. Io spero che ci sia una via di mezzo: se la cosa si sgonfiasse completamente e venisse invaidato il processo soltanto per un cavillo giudiziario, beh, probabilmente come squadra e come tifosi ci troveremmo a sentirci dire che abbiamo truffato, che abbiamo imbrogliato... A me piacerebbe che ciò che è successo fosse anche un punto di partenza per ricostruirci un rapporto con il resto del mondo del calcio».

In un certo senso lei è un dipendente di John Elkan, come Vlahovic, Pogba e compagni...

«Sì, vero, in un certo senso siamo colleghi!».

Ha parlato di Juventus con John Elkann?

«Sì, beh, molto e spesso. Di Juventus e di Ferarri. Quando ti trovi in una situazione un po’ più informale tocchi gli argomenti comuni. La curiosità è sempre tanta. Lui ha una grande passione in entrambi i casi. Pur essendo un uomo di fi nanza, quando si parla di calcio e di formula uno torna ad essere una persona come tante, infl uenzata dalla storia e dall’affetto di questi due miti dello sport. In lui, oltre alla passione, ho colto molto senso del dovere. Vive Juventus e Ferrari come una eredità che lui porta avanti con l’intento di mantenerla al livello in cui l’ha trovata e in cui è sempre stata. Questo approccio si sposa anche con il rispetto e con l’affetto che lui ha nei confronti della sua città: sente molto di dover mantenere le aspettative dei tifosi bianconeri e dei cittadini di Torino. Ricordo una cosa che mi aveva colpito e fatto ridere…».

Prego.

«Lo scorso anno, quando abbiamo avuto un momento un po’ di crisi dopo i tanti Scudetti, mi è scappato di dire “vabbè dai, ne abbiamo vinti nove di fila, può anche bastare”. La replica: “No! Dieci sarebbe più bello e i miei figli sarebbero molto più contenti”. È molto Juventino questa determinazione nel non lasciare niente agli altri».

Lei ha fatto millanta interviste, è capitato anche qualche calciatore o ex calciatore juventino. Chi l’ha colpita di più?

«Non è facilissimo portare in radio i calciatori, loro difficilmente escono dal loro mondo. Ma cito i 3 o 4 che hanno fatto la storia degli ultimi 20 anni: Buffon, Del Piero, e Chiellini. Loro sono i più carsimatici».

Con Chiellini aveva in ballo una corsetta a Los Angeles. Domenica con chi farebbe volentieri i 10 chilometri?

«Con Giorgio non siamo riusciti a incastrare gli impegni. Tra chi gioca ancora dico Danilo. È il più rappresentativo della squadra. Poi non è proprio giovanisismo, me lo sento più vicino anche se ha la metà dei miei anni... Mi piace perché è positivo e carismatico».

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