Se non fosse già abbastanza caldo, il dibattito sulla giustizia sportiva è stato reso incandescente da un revival Calciopoli, che ha ricordato a tutti come una giustizia approssimativa e parziale lasci scie tossiche lunghissime. Perché la Giustizia deve essere uguale per tutti, quindi per la stessa violazione non possono esserci sanzioni differenti e per una violazione che hanno commesso in molti non può essere punito uno solo. Perché la Giustizia condanna sulla base del Diritto, quindi se non c’è una norma che vieta un comportamento, quel comportamento non può essere sanzionato (nulla poena sine lege). Perché la Giustizia si amministra attraverso i principi del giusto processo, garantiti dalla Costituzione e recepiti dalla giustizia sportiva, che anche se ha la “g” minuscola non può prescindere dai principi della sorella maggiore e, quindi, deve consentire di difendersi e deve rispettare le basilari garanzie del deferito. Perché la Giustizia non deve essere politica: mai e in nessuno modo le sentenze devono essere dettate dal sentimento popolare o dalle esigenze di chi governa.
Le plusvalenze Juve e il Collegio di Garanzia dello Sport
La sensazione è che nessuno di questi punti sia stato rispettato nel caso delle plusvalenze, oggi sotto esame presso il Collegio di Garanzia dello Sport. Per una violazione che si commette in due (la plusvalenza fittizia), viene punita una sola squadra. Non esiste una norma sulle plusvalenze fittizie e non esiste il modo di calcolarne l’eventuale portata su un bilancio, come si fa a valutarne l’esistenza e commisurare una pena? Inoltre, nel corso del processo di revocazione (sulla cui legittimità esistono molti dubbi) si è saltato da un articolo all’altro senza nessun criterio giuridico e usando una norma di chiusura (articolo 4) in presenza di un articolo (il 31) che comprendeva la fattispecie delle violazioni di bilancio, violando le garanzie dei deferiti (cui è stato anche negato l’accesso ad alcuni atti, ottenuti solo con l’intervento del Tar). Infine, la sensazione che rimane, dopo mesi e mesi di pubblicazione di intercettazioni, di tesi dell’accusa, di interventi dei vertici dello sport italiano, è che intorno alla Juventus non ci sia stata, il 20 gennaio, la necessaria serenità ambientale per giudicare i fatti e non il sentimento che confonde il tifo con il diritto.