Allegri-Vlahovic, incomprensioni, malumori e cambi: riuscite a fare pace?

C’è un rapporto da puntellare: il tecnico della Juventus vorrebbe da Dusan più freddezza sotto porta, il bomber più palle gol

Massimiliano Allegri ha 55 anni, Dusan Vlahovic 23. Dal punto di vista anagrafico potrebbero tranquillamente essere padre e figlio e in parte, volendo, il loro rapporto nella Juve si sta sviluppando su questi canoni. Da una parte il tecnico che deve gestire al meglio il talento del serbo non ancora del tutto codificato e per riuscirci sta provando a farlo crescere e maturare anche nel gioco senza palla, dall’altra l’esuberanza del giovane che fatica a gestire i picchi emozionali che inevitabilmente vanno di pari passo con i momenti down e up, leggasi gol segnati o mangiati. Il problema è che questo rapporto padre-figlio si sta sviluppando, inevitabilmente, sotto gli occhi di tutti.

Allegri-Vlahovic, il rapporto

E quindi occorre maggiore attenzione e misura nelle parole e negli atti. Così capita che quando Allegri decide di lasciarlo fuori, poi in conferenza stampa usa la carota per giustificare la scelta che magari ha premiato Milik. O se dopo una prova non memorabile dell’attaccante lo toglie anzitempo, anche qui interviene con la delicatezza verbale del caso. Dall’altra parte anche Vlahovic sinora è riuscito a contenere entro un range accettabile il suo disappunto per formazioni che a volte non lo hanno visto titolare oppure partite che non lo hanno visto uscire dal campo dopo il triplice fischio, bensì prima. Come l’altra sera, quando dopo 61 minuti contro il Siviglia, in cui si era mangiato due gol anche se in posizione di fuorigioco (una certa e la seconda probabile) ha dovuto accomodarsi in panchina per lasciare spazio a Milik.

Vlahovic, Juventus-Siviglia e la panchina

Un’uscita dal campo non soft anche se poteva esternare in maniera ancora più eclatante il disappunto: sguardo nero, e srotolamento semicompulsivo del bendaggio alla mano con tanto di garza lanciata per terra a sfogare parte di una rabbia dettata anche dalla frustrazione di vedere la squadra sotto e le opportunità di far rete non capitalizzate, peraltro due palle-gol in una gara sono una rarità vera per lui, spesso costretto a toccare il pallone sulla trequarti e non in area. Allegri ha anche detto recentemente che Dusan a volte rende di più o meglio se parte dalla panchina perché così avverte meno il peso e la responsabilità di dover fare gol. Alla fine mancano 4 partite di campionato e una di Europa League con la speranza della seconda, ovvero la finalissima di Budapest. Domani DV9 potrebbe accettarla la panchina, giovedì a Siviglia no. Nemmeno il padre più scaltro riuscirebbe a far digerire al figlio una decisione del genere. E Max lo sa.

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