TORINO - Se la Juventus ha messo nel mirino Cristiano Giuntoli per affidargli il delicato ruolo di architetto della ricostruzione bianconera dopo anni bui, tra i risultati che non sono arrivati e i problemi extra campo, ci sarà ben più di un motivo. E non può essere solo perché è stato uno degli artefici della scalata del Napoli fino allo scudetto: alla base, ci sono anni di lavoro, di continua crescita professionale, di gavetta, di criticità da affrontare, di sfide da vincere dovendo toccare le vette tenendo d’occhio il budget.
Le nuove basi Juve
Indipendentemente da come andrà a finire la corsa al ds, l’aver pensato a Giuntoli significa voler provare a cambiare registro su nuove basi, ripartendo da un dirigente di campo, abituato ad andare in panchina, ad avere un confronto diretto e costante con lo staff tecnico e con il parco giocatori, a prendere in mano le decisioni pur lavorando di equipe con i suoi collaboratori e i tanti contatti all’interno dell’universo calcio. E il ds, soprattutto, è abituato a lavorare con lo stesso approccio, navigando sia quando il mare è piatto come una tavola sia quando infuria una tempesta. In attesa di sapere se e quando Giuntoli potrà prendere in mano le redini della dirigenza sportiva bianconera, il dato oggettivo è che l’inizio sarà in salita per chi avrà il compito di ricostruire dopo due anni e zero titoli: si ricomincerà da -140.