TORINO - La Juventus non ha cambiato molto. L’allenatore è lo stesso, la rosa non è stata stravolta, semmai un po’ sfoltita e c’è la possibilità, in determinate condizioni, di schierare una formazione iniziale con undici giocatori che c’erano nella scorsa stagione. Eppure tutti parlano di “nuova Juventus”. Giustamente. Perché a volte non è necessario cambiare i calciatori per cambiare una squadra. E la Juventus, a parte i calciatori, ha cambiato tutto o quasi. intanto c’è una nuova società che, da luglio, ha un nuovo direttore sportivo: Cristiano Giuntoli è il «vero colpo di mercato di quest’estate», ha detto John Elkann anche e soprattutto perché, al di là della gestione delle operazioni di calciomercato, il valore aggiunto del dirigente che arriva da Napoli è proprio la profonda conoscenza delle cose di campo. Giuntoli sarà di grande aiuto a Massimiliano Allegri e consentirà di avere un rapporto più diretto e costruttivo fra società e allenatore, così come fra allenatore e squadra, qualora sorgessero dei problemi o delle incomprensioni. E questo rappresenta una novità importante. Così come l’arrivo di Francesco Magnanelli nello staff di Allegri, perché fin dalla tournée americana è apparso chiaro come il nuovo innesto stia portando una mentalità nuova nello sviluppo del gioco bianconero. Chi ha visto, nelle amichevoli Usa contro il Milan e il Real Madrid, una Juventus più propositiva, con un pressing molto più alto, con un’attitudine decisamente più offensiva, ha visto il frutto del lavoro di Magnanelli e dell’indirizzo che lo stesso Max ha voluto dare alla squadra.
Juve, ecco l'innovazione
L’esperienza delle ultime due stagioni, nelle quali la Juventus non ha mai brillato per la proposta di gioco e, soprattutto, ha sempre faticato a esprimere idee ficcanti in fase offensiva, ha suggerito al tecnico bianconero una sterzata. Anche il più severo dei detrattori di Allegri deve ammettere che non si tratta di un allenatore integralista o dogmatico, ma di un tecnico sempre pronto a rimettere in discussione le sue idee se questo porta a ottenere dei risultati. Non è questione di bel gioco o difensivismo, Allegri vuole vincere e la strada per arrivare al successo non è mai solo una. Insomma, se le indicazioni estive sono attendibili, ci si deve aspettare una Juventus nuova nel gioco e nelle abitudini tattiche: non più di- fesa bassa, ma un’aggressione più alta e intensa. Se così sarebbe, si tratterebbe una rivoluzione più significativa di un cambio di tre o quattro pedine fondamentali nella formazione. Un’altra novità fondamentale nella nuova Juventus è la sua agenda. È vero, sia Allegri che il club, avrebbero volentieri preso parte alla Champions League (la cui assenza porta una voragine da 90 milioni nel bilancio della società), ma avere solo due impegni significa trovarsi molte settimane libere da impegni, soprattutto nei primi tre mesi della stagione, consentendo ai giocatori una più razionale pianificazione del lavoro e del recupero dalla fatica. L’effetto di questa condizione si tradurrà in meno infortuni e nella possibilità, per Allegri, di preparare meglio le partite, di dedicare più tempo alla tattica senza più la necessità di dare frettolose indicazioni, a volte proprio a ridosso della gara. All’inizio del ciclo dei nove scudetti, Antonio Conte sfruttò proprio una stagione senza coppe europee per dare un’impronta alla squadra e per sconfiggere proprio il Milan di Allegri, impegnato in Champions League fino ai quarti di finale.