TORINO - «Mi hanno scritto numero 1, ma sono anche loro dei numeri uno». Parla con un filo di voce, dimagrito, ancora provato dopo l’ischemia che lo ha colpito il 23 aprile 2022, i giorni in coma e i 16 mesi di ricoveri ospedalieri tra Alessandria, Milano e San Giovanni Rotondo, ma estremamente lucido. Così una delegazione degli Juve Club di Andria e Barletta, capitanata dal referente per la Puglia Fabio Attimonelli e dal presidente Gino Zagaria, ha trovato Stefano Tacconi, da inizio luglio ospite dell’Unità riabilitativa dell’ospedale fondato da Padre Pio.
Una visita emozionante e commossa, che ha fatto venire i lucciconi agli occhi a tutti i presenti. Tacconi è legato agli Juve Club di Andria e Barletta, nel 2013 era stato l’ospite d’onore alla festa per i dieci anni di fondazione, ed è rimasto in contatto con loro. Nei mesi successivi al grave malore gli Juve Club sono rimasti vicini alla sua famiglia, il figlio Andrea li aggiornava sui miglioramenti del papà. E appena c’è stata la possibilità di ricevere ospiti, sono andati a trovarlo a San Giovanni Rotondo. «Si ricordava persino che cosa aveva mangiato alla nostra festa, la cozza pelosa, una specialità di Andria - racconta Attimonelli -. O l’albergo dove andava in ritiro con la Juventus quando giocavano a Bari».
Tacconi e la passione per la Juventus
La passione bianconera non è mai venuta meno, a tal punto che l’ex portiere della Juventus ha voluto subito sapere come ha giocato la squadra contro l’Udinese. «Purtroppo lui non ha potuto vedere la partita - spiega il referente della Puglia -, ma noi domenica a Udine c’eravamo e così gli abbiamo raccontato come è maturata la vittoria, gli abbiamo detto di una Juventus che ha giocato in maniera assai diversa rispetto all’ultimo anno. Per carità, era la prima giornata, ma si è compiaciuto della novità. Le sue curiosità? Ci ha chiesto soprattutto di Vlahovic e di Chiesa. Per lui il club deve puntare su di loro, se hanno superati i problemi fisici possono finalmente esplodere, trattenerli equivarrebbe a due acquisti di livello eccelso».
E come se l’unità di riabilitazione si fosse trasformata in uno stadio, la delegazione di soci ha srotolato davanti all’ex portiere lo striscione “Tacconi uno di noi”. «Gli abbiamo regalato anche una sciarpa personalizzata con la scritta “Lotta e non mollare mai”, come ha fatto sia lui sia la Juve - racconta ancora Attimonelli -. Poi gli abbiamo portato dei prodotti tipici della nostra terra, olio extra vergine, simbolo della città di Andria, i taralli e le pesche percoche, così buone che se n’è mangiato subito due».