Il caso Bonucci-Juve: attenzione, che così si rompe il giocattolo

L'opinione del Direttore di Tuttosport sulla querelle legale tra il difensore e il club bianconero

Se fai causa al club del quale sei stato capitano e per il quale hai giocato cinquecento partite c’è qualcosa che non funziona. Nel sistema. Non solo nell’eccentrico comportamento di Leonardo Bonucci. Perché al di là dell’acrimonioso divorzio, resta una strana sensazione, qualcosa di difficile da spiegare a chi fa girare il mondo di Bonucci (e della Juventus) con il proprio tempo, i propri soldi e la propria passione. Sì, i tifosi, quelli che dovrebbero essere aiutati a credere ai giochi del mago sul palco e ai quali, invece, tutti stanno facendo di tutto per svelare i trucchi.

Ovvero: che lo spirito di appartenenza a un club non esiste e se esiste deve essere in qualche modo pagato; che non esiste un supremo interesse della squadra, ma solo gli interessi dei singoli che, nella migliore delle ipotesi, collimano e si rema tutti dalla stessa parte; che i baci alle maglie e i pugni sul cuore sono autentici come il potere magico di pronunciare “Abracadabra”. Nell’estate in cui c’è chi lascia la panchina dell’Italia per quella dell’Arabia Saudita per un mucchio di quattrini, arriva il capitano che fa causa al suo ex club: il calcio e i suoi protagonisti danno il meglio di sé.

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E se i tifosi si rompono le scatole?

Ma come fanno a non capire (tutti, mica solo Bonucci) che così il giocattolo si rompe e i tifosi si rompono le scatole, che la gente non ci crede più e, quindi, smette di pagare loro lo stipendio? Soprattutto se un giorno dovessero scoprire che per guadagnare un milione di euro (ingaggio stagionale bassino per una grande squadra), un operaio deve lavorare cinquantacinque anni. Ora, della tignosa vicenda Bonucci-Juventus, ce ne frega il giusto: qualcuno giudicherà se i regolamenti sono stati rispettati o meno, qualcuno pagherà oppure qualcuno farà un’altra brutta figura. Ma ce ne frega invece molto dello sfregio alla passione di milioni di tifosi che si sono sforzati di credere nell’ardore e nella lealtà dei giocatori con indosso i colori che amano e che, da ieri, devono sforzarsi ancora di più per riuscirci. A proposito di chi avrebbe diritto, ogni tanto, al pagamento dei danni morali...

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