Bremer, i retroscena dell'exploit Juve: i modelli, l'NBA e il ruolo di Danilo

Le leggende del basket come esempi da seguire per alzare il livello di competitività del difensore della Juventus
Bremer, i retroscena dell'exploit Juve: i modelli, l'NBA e il ruolo di Danilo© Juventus FC via Getty Images

Terzo tempo con stacco imperioso, mezzo metro sopra Zappa: sembra il movimento cestistico per una schiacciata, invece è il gol di Bremer al Cagliari, il primo della stagione bianconera del brasiliano, che pure è uno specialista nel sapersi sganciare per colpire in attacco. Un gioiello che arriva da lontano ed è frutto di un lavoro perfezionato negli anni che non è solo prettamente calcistico. Lassù al terzo piano Bremer ha ricordato uno dei suoi idoli del mondo del basket: Michael Jordan.

Quando il difensore della Juve è nato, il 18 marzo 1997, MJ segnava 32 punti con 18 rimbalzi nella vittoria sui Seattle Sonics e si preparava alla cavalcata verso il suo quinto titolo Nba e all’estate che avrebbe poi portato alla sua ultima, trionfale stagione nei Chicago Bulls, quella del 1997/98. The last dance, appunto: proprio la docu-serie cult che ha raccontato la storia di uno dei più grandi sportivi di sempre ha aiutato Bremer a scoprire Michael Jordan, la sua cultura del lavoro, la sua attitudine, la sua carica agonistica, la sua insaziabile fame di vittorie, la sua inesauribile forza mentale senza la quale non sarebbe mai esistita la leggendaria strapotenza fisica e tecnica. Il talento, questo sì, c’era sempre stato, però MJ l’ha portato a un altro livello di competitività, verso tutto il mondo ma ancora prima nei confronti di se stesso.

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The Last Dance & Mamba Mentality

Un’illuminazione per Bremer, che conosceva già prima la storia di colui che, nel basket Nba, più di ogni altro si è avvicinato a Jordan, ovvero il compianto Kobe Bryant, fonte di ispirazione per il brasiliano come modello di mentalità vincente. Mamba mentality, appunto, la biografia di Kobe che è immancabile nelle librerie in casa di ogni atleta, in qualsiasi disciplina. C’è del basket Nba nell’incornata di Bremer al Cagliari, non solo nel puro gesto tecnico: in questi anni il difensore ha lavorato tanto per forgiare una mentalità da campione, fondamentale per chi intende competere ai massimi livelli. Il basket è una passione nel tempo libero, un po’ come il pugilato: Bremer lo ha anche praticato, almeno fino alla nascita della figlia, poi ha deciso - segno importante di maturità - di concentrarsi sulla famiglia. « La priorità è un’altra adesso - aveva raccontato a Tuttosport nel ritiro di Marina del Rey, California, la scorsa estate -. Però la boxe mi aiuta anche per il mio mestiere: serve per l’abilità di piedi, la velocità, la reazione. E anche la concentrazione: per un difensore cogliere l’attimo giusto è fondamentale, come quando un pugile deve schivare i colpi».

E ogni tanto, quando ha tempo, da un’occhiata a qualche incontro, in particolare quelli di Anthony Joshua, suo riferimento da boxeur. Nella crescita, come calciatore e come leader, di Bremer c’è anche tanto lo zampino di Danilo, compagno nella Juventus e nella Nazionale brasiliana: con Alex Sandro formano la difesa verdeoro di Allegri. E i due colleghi più esperti hanno dato (e continuano a dare) consigli preziosi all’ex granata che si è sbloccato e ora punta a fare meglio dei 5 gol stagionali che sono il suo record personale. Per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, che quei 41 milioni più bonus sono stati soldi ben spesi.

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Terzo tempo con stacco imperioso, mezzo metro sopra Zappa: sembra il movimento cestistico per una schiacciata, invece è il gol di Bremer al Cagliari, il primo della stagione bianconera del brasiliano, che pure è uno specialista nel sapersi sganciare per colpire in attacco. Un gioiello che arriva da lontano ed è frutto di un lavoro perfezionato negli anni che non è solo prettamente calcistico. Lassù al terzo piano Bremer ha ricordato uno dei suoi idoli del mondo del basket: Michael Jordan.

Quando il difensore della Juve è nato, il 18 marzo 1997, MJ segnava 32 punti con 18 rimbalzi nella vittoria sui Seattle Sonics e si preparava alla cavalcata verso il suo quinto titolo Nba e all’estate che avrebbe poi portato alla sua ultima, trionfale stagione nei Chicago Bulls, quella del 1997/98. The last dance, appunto: proprio la docu-serie cult che ha raccontato la storia di uno dei più grandi sportivi di sempre ha aiutato Bremer a scoprire Michael Jordan, la sua cultura del lavoro, la sua attitudine, la sua carica agonistica, la sua insaziabile fame di vittorie, la sua inesauribile forza mentale senza la quale non sarebbe mai esistita la leggendaria strapotenza fisica e tecnica. Il talento, questo sì, c’era sempre stato, però MJ l’ha portato a un altro livello di competitività, verso tutto il mondo ma ancora prima nei confronti di se stesso.

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