Juve, tesoro Champions alle stelle: fino a quanto potrà incassare un club

L’Uefa stavolta cambia tutto, dal format ai calendari, e porta in dote un sacco di soldi e, casomai ci fossero ancora dubbi, entrare a far parte di questo circolo (semi) esclusivo farà tutta la differenza del mondo

Una pioggia di soldi in un mare di partite per trasformare la Champions League (e, a cascata, Europa League e Conference League che hanno gli stessi format) in una competizione che non faccia sentire l’esigenza di qualcosa d’altro (decidete voi cosa, ma la Superlega resta inevitabilmente un convitato di pietra), che riempia ogni spazio possibile del calendario, che garantisca l’allargamento dei partecipanti mantenendo la qualità e, soprattutto, aumentando considerevolmente gli incassi dei club. L’Uefa (che comunque revisiona le competizioni ogni tre anni) stavolta cambia tutto, dal format ai calendari, e porta in dote un sacco di soldi e, casomai ci fossero ancora dubbi, entrare a far parte di questo circolo (semi) esclusivo farà tutta la differenza del mondo per i conti di un club e per evitare che si ampli il divario economico con i competitor.

Champions, il nuovo format

Alla Juventus ne erano già perfettamente consapevoli, ma l’ufficialità rende ancora più plasticamente evidente la necessità di non fallire l’obiettivo qualificazione (quarto posto, ma perfino quinto se il ranking sorriderà all’Italia), propedeutica come non mai a sistemare i conti, aumentare il fatturato e far parte del “giro che conta”. Giorgio Marchetti, molto più “rilevante” in seno all’Uefa di quanto lascia presuppore formalmente la carica di vice segretario generale, ha ufficializzato la nuova formula della Champions League srotolandone la ratio tecnica che in filagrana lascia intravvedere quella politica: «La fase a gironi attuale prevede partite di andata e ritorno e in diverse occasioni dà luogo a match di scarso interesse nella quinta e sesta giornata perché alcune squadre sono già qualificate o eliminate. Secondo punto: nella fase iniziale vi sarà più varietà di incontri perché adesso nel girone ogni squadra si può confrontare con 3 avversarie, mentre dal 2024-25 ne avrà 8. L’ultimo motivo che ci ha portato verso questa riforma è l’allargamento della platea delle squadre che partecipano all’Europa perché i mercati di alcune delle 55 Federazioni sono soffocati dai 4-5 grandi campionati europei».

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Il format e l'aumento dei big match

Ma, soprattutto, aumenteranno le sfide di “cartello”, quelle che richiamano il grande pubblico: «La nuova Champions porterà un aumento dei così detti “top match” tra società della prima e seconda fascia. Saliranno al 50% del totale della prima fase».

E poi il format che si incrocia, appunto, con l’aumento dei ricavi: «Finora il sorteggio era a gruppi e potevano capitare gironi di ferro e altri più facili, ora i 36 club partecipanti alla Champions saranno divisi in base al ranking Uefa in 4 fasce da 9 formazioni ciascuna e ogni società giocherà contro 2 di ogni fascia: per esempio una squadra della prima fascia disputerà un incontro in casa e uno in trasferta contro avversarie della sua fascia, della seconda, della terza e della quarta. Questo porterà a un maggior equilibrio anche per le società più piccole che ora giocano nel girone contro tre avversarie sulla carta tutte più forti, con la nuova formula avranno due match contro formazioni della loro fascia e due contro club della terza. Di sicuro avranno più possibilità di far punti e dunque anche di avere ricavi».

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Nuova Champions, ricavi alle stelle

Che, come riassumiamo nella tabella qui sotto, possono arrivare fino a 155 milioni per la squadra che si aggiudica la Coppa, ma già la semplice partecipazione garantisce un bonus di 20 milioni, solo dall’Uefa, ovviamente. Se pensate che la Juventus ha previsto in 90 milioni le perdite per la mancata partecipazione Champions, ecco (ri)spiegato il motivo per cui partecipare al giochino farà tutta la differenza del mondo.

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Una pioggia di soldi in un mare di partite per trasformare la Champions League (e, a cascata, Europa League e Conference League che hanno gli stessi format) in una competizione che non faccia sentire l’esigenza di qualcosa d’altro (decidete voi cosa, ma la Superlega resta inevitabilmente un convitato di pietra), che riempia ogni spazio possibile del calendario, che garantisca l’allargamento dei partecipanti mantenendo la qualità e, soprattutto, aumentando considerevolmente gli incassi dei club. L’Uefa (che comunque revisiona le competizioni ogni tre anni) stavolta cambia tutto, dal format ai calendari, e porta in dote un sacco di soldi e, casomai ci fossero ancora dubbi, entrare a far parte di questo circolo (semi) esclusivo farà tutta la differenza del mondo per i conti di un club e per evitare che si ampli il divario economico con i competitor.

Champions, il nuovo format

Alla Juventus ne erano già perfettamente consapevoli, ma l’ufficialità rende ancora più plasticamente evidente la necessità di non fallire l’obiettivo qualificazione (quarto posto, ma perfino quinto se il ranking sorriderà all’Italia), propedeutica come non mai a sistemare i conti, aumentare il fatturato e far parte del “giro che conta”. Giorgio Marchetti, molto più “rilevante” in seno all’Uefa di quanto lascia presuppore formalmente la carica di vice segretario generale, ha ufficializzato la nuova formula della Champions League srotolandone la ratio tecnica che in filagrana lascia intravvedere quella politica: «La fase a gironi attuale prevede partite di andata e ritorno e in diverse occasioni dà luogo a match di scarso interesse nella quinta e sesta giornata perché alcune squadre sono già qualificate o eliminate. Secondo punto: nella fase iniziale vi sarà più varietà di incontri perché adesso nel girone ogni squadra si può confrontare con 3 avversarie, mentre dal 2024-25 ne avrà 8. L’ultimo motivo che ci ha portato verso questa riforma è l’allargamento della platea delle squadre che partecipano all’Europa perché i mercati di alcune delle 55 Federazioni sono soffocati dai 4-5 grandi campionati europei».

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