Juve, chi alza la voce? Problema leadership, a parlare ci vanno i ventenni...

Un tempo c’erano Del Piero, Buffon, Chiellini e Pirlo, ora si avverte l’assenza di un campione carismatico

Diceva Marcello Lippi, che sulla panchina della Juventus ha vinto tutto e ha riportato la Coppa del Mondo in Italia, che «i grandi cicli si aprono attraverso i grandi giocatori e la loro mentalità vincente. L’allenatore è importante e in alcune circostanze è fondamentale, ma poi è chi scende in campo a fare la differenza». E nelle sue Juventus i fuoriclasse non mancavano, da Vialli a Del Piero, da Zidane a Montero, da Baggio a Ravanelli, da Conte a Deshamps, da Ferrara a Peruzzi, campioni in campo, che facevano la differenza anche nello spogliatoio. Quello che invece manca all’attuale Juventus di Massimiliano Allegri: andati in pensione Buffon, Chiellini, Barzagli, Pirlo, artefici nella costruzione della squadra che ha conquistato nove scudetti consecutivi, dei leader se ne sono perse le tracce.

Juve, chi sono i leader nello spogliatoio?

A settembre dell’anno scorso Allegri aveva indicato quelli che, secondo lui, avevano un ruolo importante nello spogliatoio. «Abbiamo Danilo, Szczesny, Alex Sandro, che sono giocatori di esperienza, come lo stesso Rugani». Ma domenica, dopo l’ennesimo pareggio, dopo i sette punti conquistati nelle ultime otto partite, dopo i fischi con cui lo Stadium ha espresso la sua insoddisfazione per gioco e risultati, nessuno dei senatori è andato a parlare alla stampa. Ci si aspettava il capitano, Danilo, al confronto, un onere riconosciuto anche dalla fascia che porta al braccio, invece è stato mandato un giovane di 20 anni, Fabio Miretti. Senza nulla togliere al ragazzo dell’Under 21, che ha cercato anche di ragionare sul momento, di spiegare ed esternare sensazioni e problematiche vissute in campo, è stata una scelta che ha sorpreso.

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Juve, le differenze con il passato

Quando, nel 2015-16, la Juventus perse a Sassuolo toccando il punto più basso del primo quinquennio di Allegri, davanti ai microfoni ci mise la faccia Gigi Buffon che, da capitano, si assunse la responsabilità, usò toni critici («Primo tempo indegno, dobbiamo tornare tutti umili e con i piedi per terra perché se si indossa la maglia della Juventus, se non si suda e non si ha la voglia di combattere, si rischia solo di fare delle figure ancora peggiori»), supportato dall’autorevolezza della sua figura, che reiterò anche davanti ai compagni.

Nella prima Juventus di Allegri erano i senatori a prendere in mano la situazione nei momenti difficili e a traghettare il gruppo fuori dalle sabbie mobili. Questione di leadership, appunto. Che viene riconosciuta dal gruppo stesso non soltanto per la carriera e l’esperienza ma per quello che riesce a trasmettere alla squadra.

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Juventus, non basta Danilo

Giocatori carismatici ai quali basta dare un’occhiataccia al momento giusto per far svoltare una partita. Giocatori di personalità che ti spingono a dare più del massimo in allenamento, che sanno infondere l’abitudine a vincere ma anche a gestire i momenti di difficoltà senza lasciarsi trascinare nel nervosismo fine a se stesso, figure a cui i giovani devono far riferimento per diventare poi i leader di domani.

È difficile trovare nella Juventus di oggi un giocatore che corrisponda a questo identikit, uno che alzi la voce nello spogliatoio: Alex Sandro non ha abbastanza carisma, sta vivendo un po’ in sordina gli ultimi mesi in bianconero ed è già proiettato al futuro, Danilo avrebbe anche qualità ed esperienza ma la faccia l’ha già messa tante altre volte, Rabiot è un leader ma in campo, Szczesny è invece un buon comunicatore ma gli manca un salto di qualità per essere all’altezza di Buffon.

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Diceva Marcello Lippi, che sulla panchina della Juventus ha vinto tutto e ha riportato la Coppa del Mondo in Italia, che «i grandi cicli si aprono attraverso i grandi giocatori e la loro mentalità vincente. L’allenatore è importante e in alcune circostanze è fondamentale, ma poi è chi scende in campo a fare la differenza». E nelle sue Juventus i fuoriclasse non mancavano, da Vialli a Del Piero, da Zidane a Montero, da Baggio a Ravanelli, da Conte a Deshamps, da Ferrara a Peruzzi, campioni in campo, che facevano la differenza anche nello spogliatoio. Quello che invece manca all’attuale Juventus di Massimiliano Allegri: andati in pensione Buffon, Chiellini, Barzagli, Pirlo, artefici nella costruzione della squadra che ha conquistato nove scudetti consecutivi, dei leader se ne sono perse le tracce.

Juve, chi sono i leader nello spogliatoio?

A settembre dell’anno scorso Allegri aveva indicato quelli che, secondo lui, avevano un ruolo importante nello spogliatoio. «Abbiamo Danilo, Szczesny, Alex Sandro, che sono giocatori di esperienza, come lo stesso Rugani». Ma domenica, dopo l’ennesimo pareggio, dopo i sette punti conquistati nelle ultime otto partite, dopo i fischi con cui lo Stadium ha espresso la sua insoddisfazione per gioco e risultati, nessuno dei senatori è andato a parlare alla stampa. Ci si aspettava il capitano, Danilo, al confronto, un onere riconosciuto anche dalla fascia che porta al braccio, invece è stato mandato un giovane di 20 anni, Fabio Miretti. Senza nulla togliere al ragazzo dell’Under 21, che ha cercato anche di ragionare sul momento, di spiegare ed esternare sensazioni e problematiche vissute in campo, è stata una scelta che ha sorpreso.

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