Giraudo, non è finita: doppia mossa, parla l'avvocato, "Si va fino in fondo"

Il legale dell’ex dirigente della Juventus: "Il Tar non è entrato nel merito, restando nel limbo: di nuovo la giurisdizione, ecco che faremo". In tribunale anche la questione eredità Agnelli
Giraudo, non è finita: doppia mossa, parla l'avvocato, "Si va fino in fondo"

TORINO - «Inammissibile per difetto di giurisdizione». Così il Tar del Lazio aveva sentenziato la settimana scorsa sul ricorso dell’ex ad della Juventus Antonio Giraudo contro la radiazione a vita in conseguenza dei fatti di Calciopoli. Il sito “Calcio e Finanza” ha pubblicato le motivazioni che hanno portato a quel verdetto partendo dal tema cardine di tutto il procedimento, ovvero la questione di incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario, che gli avvocati di Giraudo avrebbero voluto rimettere alla Corte di Giustizia Europea. «Avremmo preferito che il Tar - spiega il legale Amedeo Rosboch, che fa parte del pool di difesa insieme con l’avvocato Jean-Louis Dupont - entrasse nel merito della legge 280/2003, invece ha soltanto posto una questione di giurisdizione».

Giraudo, nessuno decide

Il Tar e

Il Tar del Lazio dice che era stato «domandato il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale, scaturente dalla violazione delle richiamate disposizioni e dei menzionati principi del diritto Ue. Il danno sarebbe nello specifico derivato dalla descritta impossibilità di accedere alla tutela giurisdizionale al cospetto degli organi statali, avvalendosi di tutti gli strumenti di difesa e di tutti i rimedi dinanzi a essi consentiti». Il Tar ricorda che una causa analoga era stata proposta dallo stesso Giraudo nel 2012 davanti al Tribunale civile di Torino, poi passata dalla Cassazione e infine allo stesso Tar ma senza rispettare le tempistiche corrette e quindi si era estinta. Nel primo ricorso Giraudo e i suoi legali chiedevano un «risarcimento dei danni in forma specifica» e quindi la richiesta non era «volta a far valere un danno per l’esercizio della potestà legislativa in contrasto con i dettami dell’ordinamento dell’Unione Europea». Nel nuovo ricorso, invece, è presente «soltanto una domanda di condanna dello Stato italiano per esercizio della propria potestà legislativa in difformità rispetto al diritto sovranazionale europeo. Fissata questa premessa, non possono esservi dubbi che la domanda volta a far valere una siffatta responsabilità non potrà che essere ricondotta entro il perimetro della giurisdizione ordinaria». E quindi?

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"Nessuno da torto o ragione a Giraudo"

«È indubbio che le due domande siano diverse - conferma l’avvocato -, non ci deve essere identità. Ma sia la Cassazione in sezioni unite sia la legge 280 dicono che se hai delle domande risarcitorie derivanti da un procedimento sportivo devi andare al Tar. Ed è quello che abbiamo fatto. Però mai nessuno intende esprimersi nel merito, nessuno dà torto o ragione al dottor Giraudo. Avrei preferito sentirmi dire che non aveva diritto a un euro di risarcimento, almeno si arrivava a un dunque invece si rimane sempre nel limbo».

Il doppio ricorso: "Si va fino in fondo"

Incassato l’ennesimo respingimento perché la sede è sbagliata, l’ex amministratore delegato bianconero non si perde d’animo e continua la sua battaglia giudiziaria ormai ultradecennale. A questo punto si profilano due scenari. «Il dottor Giraudo è molto determinato ad andare fino in fondo. Stiamo valutando il da farsi ma posso anticiparle che ricorreremo sicuramente al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza del Tar del Lazio e, nel contempo, andremo anche dal giudice ordinario, come scritto dal Tar» chiosa l’avvocato Rosboch. Per non lasciare nulla di intentato e per ottenere finalmente una sentenza nel merito.

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Eredità Agnelli, il riesame

Stamattina, davanti al Tribunale del Riesame, si discute il nuovo ricorso che gli avvocati dei fratelli Elkann - John, Lapo e Ginevra - e del commercialista Gianluca Ferrero hanno depositato contro il secondo sequestro di documenti, telefoni, pc e device avvenuto nell’ambito dell’indagine sull’eredità di Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato Gianni Agnbelli. Per i difensori il provvedimento sarebbe illegittimo: tra gli argomenti ci sono quelli di pertinenza e proporzionalità tra le ipotesi di accusa mosse dai magistrati e la mole di documenti cartacei e digitali acquisiti. Le prime perquisizioni risalgono al 7 febbraio e all’epoca figuravano come indagati John Elkann, lo storico commercialista Ferrero e il notaio svizzero Robert Urs Von Gruenigen: l’accusa era dichiarazione fraudolenta. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti ipotizzavano la residenza fittizia in Svizzera di Marella Caracciolo e la conseguente evasione dell’Irpef - per il 2018 e 2019 - sulla rendita vitalizia di circa 8 milioni l’anno che la donna riceveva dalla figlia Margherita in base ai patti successori stipulati dopo la morte dell’Avvocato.

Il 2 marzo il Tribunale del Riesame aveva annullato parzialmente il sequestro eseguito dalla Guardia di Finanza, accogliendo il ricorso dei legali di John Elkann e Ferrero. Nei giorni successivi erano poi arrivati nuovi sequestri su una parte del materiale che sarebbe dovuto tornare nella disponibilità degli indagati. Anche questo provvedimento è stato impugnato, e se ne discuterà appunto oggi, dagli avvocati degli indagati, che includono anche Lapo e Ginevra Elkann, gli altri due nipoti di Donna Caracciolo. Da parte sua la procura di Torino ha presentato ricorso in Cassazione contro la pronuncia con cui il Tribunale del Riesame, il 2 marzo, ha annullato una buona parte dei sequestri eseguiti il 7 febbraio.

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TORINO - «Inammissibile per difetto di giurisdizione». Così il Tar del Lazio aveva sentenziato la settimana scorsa sul ricorso dell’ex ad della Juventus Antonio Giraudo contro la radiazione a vita in conseguenza dei fatti di Calciopoli. Il sito “Calcio e Finanza” ha pubblicato le motivazioni che hanno portato a quel verdetto partendo dal tema cardine di tutto il procedimento, ovvero la questione di incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario, che gli avvocati di Giraudo avrebbero voluto rimettere alla Corte di Giustizia Europea. «Avremmo preferito che il Tar - spiega il legale Amedeo Rosboch, che fa parte del pool di difesa insieme con l’avvocato Jean-Louis Dupont - entrasse nel merito della legge 280/2003, invece ha soltanto posto una questione di giurisdizione».

Giraudo, nessuno decide

Il Tar e

Il Tar del Lazio dice che era stato «domandato il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale, scaturente dalla violazione delle richiamate disposizioni e dei menzionati principi del diritto Ue. Il danno sarebbe nello specifico derivato dalla descritta impossibilità di accedere alla tutela giurisdizionale al cospetto degli organi statali, avvalendosi di tutti gli strumenti di difesa e di tutti i rimedi dinanzi a essi consentiti». Il Tar ricorda che una causa analoga era stata proposta dallo stesso Giraudo nel 2012 davanti al Tribunale civile di Torino, poi passata dalla Cassazione e infine allo stesso Tar ma senza rispettare le tempistiche corrette e quindi si era estinta. Nel primo ricorso Giraudo e i suoi legali chiedevano un «risarcimento dei danni in forma specifica» e quindi la richiesta non era «volta a far valere un danno per l’esercizio della potestà legislativa in contrasto con i dettami dell’ordinamento dell’Unione Europea». Nel nuovo ricorso, invece, è presente «soltanto una domanda di condanna dello Stato italiano per esercizio della propria potestà legislativa in difformità rispetto al diritto sovranazionale europeo. Fissata questa premessa, non possono esservi dubbi che la domanda volta a far valere una siffatta responsabilità non potrà che essere ricondotta entro il perimetro della giurisdizione ordinaria». E quindi?

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