Pagnucco, capitan Juve e il grazie che non ti aspetti: "Tutto inizia da Grabbi"

Il simbolo della Primavera: "Montero una leggenda...Facevo l'attaccante, poi il cambio di ruolo mi ha cambiato la carriera. Idolo Di Natale, studio da Cambiaso"

Il suo idolo è Totò Di Natale e si ispira ad Andrea Cambiaso. Riferimenti non a caso, essendo Filippo Pagnucco un ex attaccante diventato esterno basso grazie a una felice intuizione. «È stato mister Corrado Grabbi alla Juve in Under 15 a spostarmi - confessa il classe 2006 oggi difensore dell'Under 19 azzurra e capitano della Primavera bianconera -. Pur non capendo subito quella mossa mi sono adattato. E alla fine ci ha visto lungo lui».

Quali sono le sue origini calcistiche?
«A tre anni e mezzo giocavo già con i piccoli della Sanvitese nella mia San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Poi grazie a un camp estivo regalatomi da mia mamma, a sette anni sono finito all'Udinese, la squadra del mio cuore. Cinque anni dopo c'è stato il Pordenone fino alla chiamata della Juventus nel 2020».

Senza dimenticare le giovanili azzurre.
«La prima convocazione è arrivata due anni fa con l'Under 16: un vero proprio sogno realizzato».

Qual è il suo primo ricordo legato alla Nazionale?
«Le partite dell'Europeo del 2012 viste con mio papà. L'Italia di Buffon, Chiellini, Marchisio, Pirlo, Balotelli e il gol di Di Natale contro la Spagna».

Di Natale il suo idolo di sempre, giusto?
«Giustissimo, spero di conoscerlo presto. Essendo friulano ho sempre considerato Totò un vero e proprio mito. Da lui prenderei un po' tutto, in particolare il numero di gol segnati anche se oggi faccio un altro lavoro sul campo».

Restando sul campo, com'è lavorare con Corradi?
«Anche lui è stato un mio idolo, andavo a vederlo quando giocava a Udine. Mi sta dando importanti indicazioni su come vivere al meglio le gare dal punto di vista emotivo. Abbiamo un rapporto speciale, mi allena da due anni, dai tempi dell'Under 17. Parliamo molto, scherziamo un sacco e mi dà tanta fiducia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"Montero leggenda, capitano Primavera un orgoglio"

Con l'Italia arrivate dai successi con Scozia e Repubblica Ceca e contro la Georgia vi giocate la qualificazione. Cosa si può aggiungere su questo momento?
«Che siamo tutti belli uniti e carichi. E nonostante basti un pari vogliamo superare il turno e cercare di arrivare a punteggio pieno».

Quali sono i pregi di lavorare con mister Montero?
«Montero è una leggenda della Juventus. Tutti i giorni ci insegna cosa significhi vestire la maglia bianconera e quale debba essere l'impegno nel giocare in un club così importante. È un onore essere allenato da lui».

Da dicembre è diventato capitano della Primavera della Juve.
«Un altro grande onore, non capita tutti i giorni di indossare quella maglia e quella fascia. Da una settimana all'altra sono diventato capitano e la cosa mi riempie ancora di orgoglio. Credo comunque che si possano avere le attitudini da leader senza indossare per forza la fascia».

Pensando al suo ruolo sulla corsia, a quali giocatori si ispira?
«Mi piace molto Cambiaso e seguo con attenzione Kostic. Sono certamente due punti di riferimento della Juve che posso studiare. Come esterno mi fa impazzire Alexander-Arnold del Liverpool anche se gioca a destra».

In che cosa le piacerebbe migliorare?
«Vorrei perfezionare un po' tutto. In particolare sto lavorando sulla mia tenuta fisica durante tutto l'arco della partita».

Cosa pensa la famiglia della sua carriera, fin qui?
«Mi hanno sempre seguito e supportato, sia mamma sia papà. Mi danno fiducia, speriamo sia solo l’inizio».

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Il suo idolo è Totò Di Natale e si ispira ad Andrea Cambiaso. Riferimenti non a caso, essendo Filippo Pagnucco un ex attaccante diventato esterno basso grazie a una felice intuizione. «È stato mister Corrado Grabbi alla Juve in Under 15 a spostarmi - confessa il classe 2006 oggi difensore dell'Under 19 azzurra e capitano della Primavera bianconera -. Pur non capendo subito quella mossa mi sono adattato. E alla fine ci ha visto lungo lui».

Quali sono le sue origini calcistiche?
«A tre anni e mezzo giocavo già con i piccoli della Sanvitese nella mia San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Poi grazie a un camp estivo regalatomi da mia mamma, a sette anni sono finito all'Udinese, la squadra del mio cuore. Cinque anni dopo c'è stato il Pordenone fino alla chiamata della Juventus nel 2020».

Senza dimenticare le giovanili azzurre.
«La prima convocazione è arrivata due anni fa con l'Under 16: un vero proprio sogno realizzato».

Qual è il suo primo ricordo legato alla Nazionale?
«Le partite dell'Europeo del 2012 viste con mio papà. L'Italia di Buffon, Chiellini, Marchisio, Pirlo, Balotelli e il gol di Di Natale contro la Spagna».

Di Natale il suo idolo di sempre, giusto?
«Giustissimo, spero di conoscerlo presto. Essendo friulano ho sempre considerato Totò un vero e proprio mito. Da lui prenderei un po' tutto, in particolare il numero di gol segnati anche se oggi faccio un altro lavoro sul campo».

Restando sul campo, com'è lavorare con Corradi?
«Anche lui è stato un mio idolo, andavo a vederlo quando giocava a Udine. Mi sta dando importanti indicazioni su come vivere al meglio le gare dal punto di vista emotivo. Abbiamo un rapporto speciale, mi allena da due anni, dai tempi dell'Under 17. Parliamo molto, scherziamo un sacco e mi dà tanta fiducia».

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