Perin 6
Un brivido lungo la schiena solo quando “gestisce” il colpo di testa di Luis Alberto che termina la propria corsa sulla traversa, tornando poi pericolosamente in area.
Gatti 6
L’ammonizione (molto) in differita per un pestone a Isaksen gli costa la gara di ritorno, in cui sarà squalificato. Insuperabile nel gioco aereo.
Bremer 6.5
Poco lavoro sporco, solita affidabilità elegante ed efficace.
Danilo 6.5
Attento tanto sul centro-sinistra quanto nei tagli in mezzo all’area per coprire le spalle ai compagni di reparto.
Cambiaso 7.5
Uno dei pochi elementi che dà sempre l’impressione di poter creare qualcosa: conquista il rigore cancellato da un abbaglio di Massa, ha l’occasione per battere a rete nel finale di primo tempo ma non trova la coordinazione. E poi si inventa la giocata con cui confeziona due terzi del gol di Chiesa: gestisce con coraggio un pallone che sarebbe potuto essere spazzato e trova la sventagliata che apre in due la retroguardia della Lazio.
Weah (36’ st) ng.
McKennie 6.5
Tanta energia senza palla, un paio di guizzi con cui trova il fondo sulla destra. E, a referto, anche il pregevole pallone con cui apparecchia il mancino di Vlahovic per il raddoppio.
Alcaraz (44’ st) ng.
Locatelli 6
In un’orchestra che avrebbe maledettamente bisogno di qualità, la sua - pur onorabilissima - evoluzione a mediano di interdizione pesa. Nella ripresa esce alla distanza con sostanza e intelligenza.
Rabiot 6
Sua la prima conclusione della partita allo scadere di un anonimo primo tempo, cresce con la squadra nella ripresa: solito effetto “diesel”.
Kostic 5.5
L’imbucata con cui trova McKennie in area, in avvio di gara, è illusoria: segue una prestazione ricca di indecisioni difensive e di mancate sgroppate sulla sinistra.
Alex Sandro (44’ st) ng.
Vlahovic 8.5
Davanti i rifornimenti scarseggiano, allora si reinventa trequartista prima e addirittura mediano poi: primo tempo di grande fattura tecnica e contagiosa abnegazione. Nella ripresa, alla prima occasione utile, il gol che tutto l’ambiente invocava e sognava, con finta, contro-finta e pregevole battuta a rete sul secondo palo. Bomber e trascinatore, come richiedeva la serata e come urlava la sciocca squalifica che lo aveva estromesso dalla precedente gara a Roma in campionato: perdonato, eccome.
Kean (41’ st) ng.
Chiesa 7.5
L’affondo centrale con cui taglia in due la difesa laziale e trova il gol è un potente ricostituente per lui e per il suo rapporto con lo Stadium, come testimonia anche la successiva accelerazione sulla sinistra sulle ali dell’entusiasmo. Un po’ in mezzo e un po’ a destra, fino a quel momento non aveva infatti trovato posto nella gara. E un paio di giocate a vuoto avevano innervosito il pubblico, che si era fatto sentire…
Yildiz (36’ st) 6.5
Tre giocate in una al secondo pallone toccato. E lo Stadium s’innamora.
All. Allegri 6.5
Serviva solo vincere, per avvicinare la finale e per ritrovare entusiasmo nella volata Champions in campionato. Missione compiuta con un buon secondo tempo, in cui la Lazio è stata messa alle corde. Ma nel primo tempo, tolta la sfuriata con la bava alla bocca nei primi (pochi) minuti, chi aveva la palla tra i piedi non disponeva di idee e chi non ce l’aveva non trovava i movimenti per liberarsi.
Perin 6
Un brivido lungo la schiena solo quando “gestisce” il colpo di testa di Luis Alberto che termina la propria corsa sulla traversa, tornando poi pericolosamente in area.