Ravanelli: "Juve, puoi fare un colpo da City. Allegri via? Il tema è un altro"

Intervista all'ex attaccante bianconero sul presente e sul futuro: "Vlahovic può essere l'uomo derby, sta bene fisicamente ed è in un buon momento di forma"

«La Juve ha superato il momento più complesso della stagione. Il secondo tempo con la Lazio ha riacceso un po’ di entusiasmo: finalmente si è vista una squadra con voglia e determinazione, brava nel far girar palla. Anche il primo tempo contro la Fiorentina è stato buono, poi è subentrato un po’ di braccino corto negli ultimi 20 minuti e il finale di gara è stato preoccupante. Il peggio però è alle spalle». Firmato Penna Bianca. Alias Fabrizio Ravanelli, uno degli attaccanti più amati dal popolo juventino. Iconica la sua esultanza con la maglia a coprirne il volto così come la sua rete nella finale di Champions League a Roma. L’ultima Coppa dalle Grandi Orecchie vinta dalla Vecchia Signora (22 maggio 1996) porta, infatti, il suo autografo in maniera indelebile.

Lei di derby ne ha giocati tanti sia a Torino sia a Roma: come si prepara quello della Mole?
«Servono orgoglio e determinazione per vincerlo. A Torino la componente psicologica è particolare; c’è dislivello tra le squadre a differenza della stracittadina della Capitale, dove Lazio e Roma quasi sempre si equivalgono. Per il Toro è la partita dell’anno, per la Juve resta una gara speciale ma non la più importante».

Come lo si vince?
«Puntando sulla cattiveria agonistica. Il derby va affrontato con la giusta concentrazione senza guardare la differenza di punti in classifica. Per 90 minuti il livello si equilibra, tanto che nel 1994/95 perdemmo entrambe le sfide pur vincendo lo scudetto..».

A quale stracittadina torinese è rimasto più legato?
«La vittoria per 5-0 nel dicembre 1995: una totale supremazia per 90 minuti. A livello personale ricordo volentieri anche un pareggio: quello del marzo 1993 in Coppa Italia, visto che quella sera segnai il mio primo gol nel derby».

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Su Vlahovic, Zapata, Calafiori e Anderson

Chi sarà l’uomo-derby per la Juve?
«Dico Vlahovic. Adesso sta bene fisicamente ed è in un buon momento di forma. Punto su di lui».

Qual è invece il pericolo numero uno del Toro?
«Sicuramente Zapata. Al Toro Duvan è tornato ai suoi livelli: fa reparto da solo, è forte di testa e dotato di grande fisicità. Tra l’altro ho visto la gara di sabato e i granata non meritavano di perdere. L’Empoli ha fatto 3 tiri e 3 gol…».

Diamo uno sguardo al futuro: la Juve punta forte su Calafiori. È pronto per il salto in una big?
«Assolutamente si. Mi piace molto e sarebbe un bel colpo. Calafiori, se giocasse nel Manchester City, sarebbe il nuovo Stones. È un giocatore perfetto per Guardiola, perché sa fare tanti ruoli nella fase difensiva. Calafiori è bravo nel far ripartire l’azione, oltre che in marcatura e ha qualità nel passaggio. In più mi sembra che abbia pure una forte personalità. Insomma, rappresenterebbe un ottimo acquisto».

E Felipe Anderson?
«Idem. È un elemento esperto e molto duttile. Può fare più ruoli e dare diverse soluzioni in fase offensiva. Inoltre è un ragazzo molto serio, a certi livelli non guasta».

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Su Allegri, Motta e la Juve del futuro

I tifosi juventini restano divisi: avanti con Allegri o è il caso di avviare un nuovo progetto con Thiago Motta?
«Per me l’importante è che la dirigenza rinforzi la rosa, prendendo giocatori da Juve. Se cambi allenatore, ma non acquisti 4-5 calciatori importanti, diventa difficile credere di poter lottare per i traguardi più importanti. Questo vale a prescindere: sia che ci sia ancora Allegri o che arrivi Motta».

Quali rinforzi servono?
«Un elemento a tutta fascia e un paio di centrocampisti. Le caratteristiche dipendono dal tecnico».

Le propongo un giochino: in caso di maxi-offerta chi sacrificherebbe: Bremer o Chiesa?
«Nessuno dei due. La Juve se vuol competere ai massimi livelli, non deve vendere i pezzi migliori. So che è difficile resistere dinanzi a certe cifre, ma resto convinto che sarebbe un errore grandissimo cedere il brasiliano. Difficile trovare uno forte così in difesa».

Oltre a loro due da chi deve ripartire la Vecchia Signora in estate?
«Da Danilo, Vlahovic e Rabiot. Sono convinto che il rientro di Fagioli si rivelerà un valore aggiunto. Inoltre punterei forte su due giovani di grande talento come Soulè e Yildiz. Questa dev’essere la base da potenziare con altri innesti di qualità per far tornare la Juventus a essere competitiva».

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«La Juve ha superato il momento più complesso della stagione. Il secondo tempo con la Lazio ha riacceso un po’ di entusiasmo: finalmente si è vista una squadra con voglia e determinazione, brava nel far girar palla. Anche il primo tempo contro la Fiorentina è stato buono, poi è subentrato un po’ di braccino corto negli ultimi 20 minuti e il finale di gara è stato preoccupante. Il peggio però è alle spalle». Firmato Penna Bianca. Alias Fabrizio Ravanelli, uno degli attaccanti più amati dal popolo juventino. Iconica la sua esultanza con la maglia a coprirne il volto così come la sua rete nella finale di Champions League a Roma. L’ultima Coppa dalle Grandi Orecchie vinta dalla Vecchia Signora (22 maggio 1996) porta, infatti, il suo autografo in maniera indelebile.

Lei di derby ne ha giocati tanti sia a Torino sia a Roma: come si prepara quello della Mole?
«Servono orgoglio e determinazione per vincerlo. A Torino la componente psicologica è particolare; c’è dislivello tra le squadre a differenza della stracittadina della Capitale, dove Lazio e Roma quasi sempre si equivalgono. Per il Toro è la partita dell’anno, per la Juve resta una gara speciale ma non la più importante».

Come lo si vince?
«Puntando sulla cattiveria agonistica. Il derby va affrontato con la giusta concentrazione senza guardare la differenza di punti in classifica. Per 90 minuti il livello si equilibra, tanto che nel 1994/95 perdemmo entrambe le sfide pur vincendo lo scudetto..».

A quale stracittadina torinese è rimasto più legato?
«La vittoria per 5-0 nel dicembre 1995: una totale supremazia per 90 minuti. A livello personale ricordo volentieri anche un pareggio: quello del marzo 1993 in Coppa Italia, visto che quella sera segnai il mio primo gol nel derby».

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