TORINO - Con filosofia zen quasi alla Phil Jackson, il coach guru delle dinastie Nba di Michael Jordan a Chicago prima e Kobe Bryant ai L.A. Lakers poi, Massimiliano Allegri ha sollevato le spalle, all’ennesima domanda su critiche e futuro: «Nella vita non si può mettere d’accordo tutti...». Già, perché è difficile immaginare in Serie A una figura più “divisiva” di Allegri, suo malgrado: anche perché il tecnico livornese ha sempre fatto di tutto e anche di più per tenere unito l’ambiente, anche nei periodi più bui. Come un autentico collante, anzi forse sarebbe meglio dire parafulmine, quantomeno in certe situazioni spinose, quando ha catalizzato ogni negatività pur di proteggere la squadra. Una sorta di ombrello sotto al quale proteggersi, funzionale anche alla società in una fase di complicata transizione. E adesso? L’orizzonte pare cambiato e le nubi che già si erano addensate non promettono nulla di buono, in un clima reso più elettrico da una mancanza di chiarezza amplificata dal momentaneo silenzio societario.
Allegri, il pubblico e Thiago Motta
L’ambiente - intendendo con questo termine la tifoseria - è a sua volta diviso: basti ricordare quanto successo all’Allianz sabato pomeriggio, quando nel primo tempo un paio di cori di sostegno ad Allegri lanciati dalla curva sono stati coperti dai fischi del resto dello Stadium. Difficile stabilire se la torta statistica sia effettivamente divisibile a metà fra chi sta con Max e di chi invece non lo vuole più: non si conoscono le percentuali, ma la sensazione è che, progressivamente, anche gli “allegriani” si stiano cominciando a convincere che le strade andranno a separarsi, a fine stagione, dunque tra meno di un mese. Le voci su Thiago Motta, indicato come il prescelto per costruire un nuovo ciclo bianconero, sono in aumento ormai da giorni e hanno soffocato i rumors su qualsiasi altro possibile sostituto del tecnico livornese.