Del Piero, tutti i retroscena Juve: i contratti in bianco, il dramma e l'addio

La leggenda della Juventus si racconta a "Federico Buffa Talks": il rapporto con Baggio, Boniperti, aneddoti e emozioni bianconere

In occasione del suo 50esimo compleanno, che verrà celebrato il 9 novembre, Alessandro Del Piero ha deciso di raccontarsi in uno speciale di Sky Sport con Federico Buffa e Federico Ferri nel quale l'ex capitano e leggenda della Juventus ha ripercorso la sua carriera, dall'infanzia a San Vendemiano all'arrivo in bianconero fino alla retrocessione in Serie B e l'addio nel 2012 dopo 19 stagioni. In onda da venerdì 8 novembre alle 22.45 e al termine di Juventus-Torino, su Sky Sport Uno e NOW.

Del Piero e l'infanzia: "La voglia di vincere era tutto"

L'ex capitano della Juventus, nel primo estratto della lunga intervista, ha ripercorso la sua infanzia ed il rapporto con i genitori: "Mio padre era un elettricista, faceva anche i turni di notte. La cosa che mi dava più fastidio era la sua reperibilità notturna, trovo sia una parola terribile. In caso di temporale doveva uscire per sistemare tutto, era molto pericoloso. Non volevi mai sentire che tuo padre doveva uscire alle 3 di notte in motorino per raggiungere chissà quale posto. Mia mamma invece ha fatto vari lavori come la tata e donna delle pulizie. Era già un'epoca in cui serviva il secondo stipendio. Hanno fatto sacrifici enormi dal punto di vista economico per far quadrare i conti. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una casa indipendente, anche se all'inizio c'era solo la camera da letto e la cucina. Questo senso del sacrificio e dello stare attenti anche alle 100 lire era molto vivo e presente in casa mia. All'inizio mi pesava, ma ha fatto nascere in me anche grande voglia di rivalsa. La voglia di vincere era troppo importante. Non so se è più forte in me la voglia di vincere o l'odio per la sconfitta. Dove sono cresciuto io c'era un grande senso di solidarietà. Il Veneto è una regione fondata sul lavoro duro ed il rispetto. Avrei voluto dare ai miei figli la stessa infanzia che ho vissuto io, ma chiaramente la loro è stata totalmente diversa".

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Del Piero sull'arrivo alla Juve: "Con Boniperti ho firmato in bianco"

Del Piero ha ripercorso l'inizio della sua storia alla Juventus, parlando del primo incontro con Giampiero Boniperti: "In quel periodo si parlava tanto di Juve e Milan per il mio futuro. La stagione prima del mio passaggio in bianconero sono andato a Verona per vedere la Juve, era la prima volta per me ad una partita di Serie A. Avevo un appuntamento con Boniperti, che intanto aveva già concluso l'affare con il Padova. Per me ovviamente era un'icona, una persona vincente. Sono entrato con il mio procuratore nel suo ufficio e mi ha detto subito: 'Firmi qui, per la cifra non si preoccupi. La metto poi io'. Ho firmato in bianco cinque anni di contratto, a me arrivando dal nulla andava bene tutto. La mia carriera alla Juve è iniziata e finita con un contratto in bianco. Sono stati due momenti totalmente diversi, ma uniti da questa simbologia".

Del Piero e l'ultimo contratto con la Juve: "Volevo togliere ogni dubbio"

Spazio poi al racconto dell'ultimo rinnovo di contratto con la Juventus, firmato in bianco nel 2011: "Quella decisione nasce da alcuni mesi difficili. La squadra andava male e si parlava tanto del mio contratto soprattutto dal punto di vista economico. Io avevo sempre sottolineato come non fosse quello il problema, probabilmente era fatto anche per mettermi un po' in cattiva luce. Per questo motivo ho poi annunciato pubblicamente che avrei firmato in bianco. E' una decisione che nasce però dal 2006 dopo la retrocessione in Serie B. Lì è iniziato un percorso che ci ha visto finire nel baratro, ma che io non volevo accettare. Il mio desiderio era lasciare una Juve vincente come l'avevo trovata io nel 1993. La mia idea in quel momento era quella di vincere ancora. Nel 2011 quindi ho firmato in bianco per togliere tutti i dubbi sul mio conto, le mie motivazioni erano solo legate al campo e al legame con la Juventus. Quello che mi è successo in 19 anni con quella maglia ha dell'incredibile".

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Del Piero sulla Serie B: "C'era odio nei nostri confronti"

Del Piero ha ripercorso una tappa significativa della sua carriera come l'esordio in Serie B con la Juventus contro il Rimini il 9 settembre 2006: "Entrando in campo pensavo che solo un mese e mezzo prima ero a Berlino a sollevare la Coppa del Mondo. Ero comunque sereno perché essere lì in Serie B era una mia scelta. Il momento era drammatico anche per come ci vedeva la gente e per quello che pensavano di noi. C'era tanto odio nei nostri confronti, ma ho giocato con compagni straordinari in Serie B. Per la Juve era un momento di ricostruzione, avevamo delle posizioni scoperte e anche la penalizzazione di -17 che ci era stata inflitta in classifica. Per tutte le squadre era la partita della vita, non potevamo permetterci tanti sorrisi".

Del Piero sulle prime vittorie

Del Piero ha quindi ripercorso i primi trofei conquistati in carriera: "La prima cosa che ricordo è la vittoria del campionato Primavera e del Torneo di Viareggio con la Juve che mancavano da più di 30 anni. La mia prima stagione è stata divisa tra prima squadra e Primavera. Avevo grande voglia di competere, di vincere e di primeggiare. Cercavo di raccogliere ogni stimolo possibile. Per me il calcio è stato il mio sfogo, credo sia fondamentale per ogni bambino"

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Del Piero: "Ho dovuto sostituire Baggio all'improvviso"

L'ex numero 10 bianconero è tornato sul suo marchio di fabbrica, ovvero il 'gol alla Del Piero': "Quando ho iniziato a segnare così era un periodo in cui l'istinto per me era molto più avanti della mente. Con la testa lavoravo sul non mollare mai e sulle responsabilità che avevo nel sostituire Baggio alla Juve. Con lui ho fatto due anni, gli parlavo in dialetto anche se ero molto timido all'inizio. Io avevo 18 anni e lui aveva vinto il Pallone d'Oro. Ho vissuto il suo addio alla Juve che è stato molto doloroso. Io sarei dovuto andare in prestito, si parlava molto del Parma. Alla fine sono però rimasto e dalla sconfitta contro il Foggia ho iniziato a giocare da titolare con il passaggio ai tre attaccanti. Con quel modulo doveva esserci un grande sacrificio da parte nostra, non eravamo molto abituati. C'era la necessità di coprire il campo e alzare l'intensità. Sapevamo che in questo modo potevamo vincere, Vialli aveva tutte queste qualità".  

Del Piero su Zidane: "C'era una sinergia incredibile"

Del Piero ha raccontato il rapporto con Zidane: "L'ho vissuto da compagno e poi anche da avversario. La cosa che mi è sempre piaciuta è che tra noi c'era una sinergia mai vista. Lui è diventato Zidane alla Juve, poi forse l'ha dimostrato di più per certi aspetti al Real Madrid perché ha vinto la Champions League. A Torino però si è formato sotto tanti aspetti, gli volevamo tanto bene e lo apprezzavamo per il ragazzo che era". Spazio poi ad un altro grande ex compagno come Trezeguet: "Io ero portato a fare assist per lui, sapeva esattamente cosa avrei fatto in campo. Aveva un istinto killer pazzesco ed era capace anche di muoversi per creare lo spazio. Aveva un'intelligenza disaramente e poteva segnare in qualsiasi modo".

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Del Piero: "Ritorno alla Juve? Chi ha fatto la storia dovrebbe esserci"

La leggenda bianconera si è espressa anche sul tema di un possibile ritorno con un ruolo dirigenziale: "Io credo che una persona, o più di una persona nell'entourage di una società, che abbia partecipato alla storia del club debba esserci e debba ricoprire mansioni. Il legame che ho con la Juventus, e con Juventus parlo di tutte le persone che hanno con me partecipato nel percorso che rimane bello come all'epoca, io non lo sporcherò mai con niente se dovessi mai ricoprire un ruolo in questa società".

Del Piero: "Da juventino il mio idolo era Platini"

Tornando all'infanzia, Del Piero ha svelato il suo calciatore preferito da bambino: "Essendo juventino il mio idolo era Platini. Ho avuto la fortuna di crescere in un'epoca in cui c'erano tanti grandi numeri 10 come anche Maradona e Zico. Mi affascinava il calcio di punizione perché è una questione di equilibrio incredibile tra portiere e barriera. Cervavo di pensare alla distanza dalla porta e come avrei potuto calciare. Nel corso degli anni ho provato a migliorare per tirare da sempre più lontano e creare nuove traiottorie. Devi sentire il momento della partita, poi è tutta questione di attimi". 

Sul rapporto con i tifosi: "A me piace pensare che se ricevo rispetto ed amore da parte di tifosi anche di altre squadre non è per quello che ho fatto in Nazionale, ma per le scelte che ho fatto nella mia carriera e per come mi sono posto". Infine sul suo futuro: "Ho iniziato da dieci anni la seconda fase della mia vita, ora mi sto concentrando sul fare il genitore. Sto poi cercando di vedere il calcio dal punto di vista giornalistico e da allenatore". 

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In occasione del suo 50esimo compleanno, che verrà celebrato il 9 novembre, Alessandro Del Piero ha deciso di raccontarsi in uno speciale di Sky Sport con Federico Buffa e Federico Ferri nel quale l'ex capitano e leggenda della Juventus ha ripercorso la sua carriera, dall'infanzia a San Vendemiano all'arrivo in bianconero fino alla retrocessione in Serie B e l'addio nel 2012 dopo 19 stagioni. In onda da venerdì 8 novembre alle 22.45 e al termine di Juventus-Torino, su Sky Sport Uno e NOW.

Del Piero e l'infanzia: "La voglia di vincere era tutto"

L'ex capitano della Juventus, nel primo estratto della lunga intervista, ha ripercorso la sua infanzia ed il rapporto con i genitori: "Mio padre era un elettricista, faceva anche i turni di notte. La cosa che mi dava più fastidio era la sua reperibilità notturna, trovo sia una parola terribile. In caso di temporale doveva uscire per sistemare tutto, era molto pericoloso. Non volevi mai sentire che tuo padre doveva uscire alle 3 di notte in motorino per raggiungere chissà quale posto. Mia mamma invece ha fatto vari lavori come la tata e donna delle pulizie. Era già un'epoca in cui serviva il secondo stipendio. Hanno fatto sacrifici enormi dal punto di vista economico per far quadrare i conti. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una casa indipendente, anche se all'inizio c'era solo la camera da letto e la cucina. Questo senso del sacrificio e dello stare attenti anche alle 100 lire era molto vivo e presente in casa mia. All'inizio mi pesava, ma ha fatto nascere in me anche grande voglia di rivalsa. La voglia di vincere era troppo importante. Non so se è più forte in me la voglia di vincere o l'odio per la sconfitta. Dove sono cresciuto io c'era un grande senso di solidarietà. Il Veneto è una regione fondata sul lavoro duro ed il rispetto. Avrei voluto dare ai miei figli la stessa infanzia che ho vissuto io, ma chiaramente la loro è stata totalmente diversa".

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