Collina, ma sul serio?

In un'intervista a Repubblica, l'ex arbitro torna sulla famigerata partita di Perugia e fa una ricostruzione un po' particolare
Collina, ma sul serio?© Redazione

TORINO - «Le condizioni del campo non era poi così brutte, abbiamo visto situazioni peggiori. Chi era lì lo scrisse sul giornale e i giudizi furono unanimemente positivi». Il campo è quello del Renato Curi di Perugia. Le situazioni sono quelle del 14 maggio 2000. Chi le definisce «non così brutte» è Pierluigi Collina, in un'intervista a Repubblica nella quale torna, fra tante altre cose, sulla partita che lui fece giocare a tutti i costi. E no, spiace dover contraddire il "miglior arbitro del mondo", le condizioni erano brutte e la partita non si poteva giocare. Sono passati venticinque anni, serve uno sforzo della memoria, ma YouTube e le collezioni dei giornali possono aiutare a ricostruire i fatti di cui Collina, un po' sbrigativamente, si autoassolve. 

Non rimbalzava 

Le immagini mostrano Collina che non riesce a far rimbalzare il pallone in nessuna zona del campo, nonostante provi e riprovi. La cronaca racconta di 71 minuti di interruzione, in violazione al regolamento che prevede il rinvio dopo 45' di tentativi di riprendere la partita. E le immagini del secondo tempo, fatale alla Juventus che perse partita e scudetto, evidenziano come il terreno di gioco avesse zone molto ampie nelle quali la palla non rimbalzava e fosse tutt'altro che accettabile giocare in quelle condizioni, anche in virtù dell'importanza della partita.

 

 

 

Cosa dissero gli inviati 

E chi era lì non scrisse esattamente quello che dice Collina, ma sottolineò tutte le storture di quel pomeriggio. Tuttosport, per esempio, riconobbe a Collina la bravura nel gestire la gara, spiegando però anche il resto: «Direzione di gara ineccepibile. Discutibilissima, invece, la pantomima che lo porta a testare per quattro volte la tenuta del terreno di gioco e che, alla fine, lo spinge a ripresentare le squadre in campo dopo 71 minuti di interruzione. In un altro contesto ambientale, senza i rigurgiti di una settimana velenosissima, probabilmente avrebbe rimandato tutti a casa. Probabilmente...». E in più parti della cronaca si sottolinea come il nubifragio avesse reso impraticabile il campo.

Il contesto ambientale

Già, il contesto ambientale.Eravamo all'ultima giornata del campionato, la Lazio stava vincendo lo scudetto, aveva già conquistato i tre punti mentre a Perugia si provava a battere un nubifragio e, da settimane, polemiche arbitrali soffiavano veleno sul campionato. Terminare la partita a Perugia, in quelle oscene condizioni, era quindi un diktat, una scelta con molta politica dentro (Nizzola, presidente della Figc, definirà, quello stesso pomeriggio, «Sublime» l'operato di Collina) e non una decisione di un arbitro, che ha sempre fatto del regolamento una bibbia da osservare e che, quel pomeriggio, aveva violato apertamente con l'interruzione di 71 minuti

 

Ricordo torbido

Ecco, forse era meglio glissare oppure parlare di decisione che andava presa per forza (nel resoconto della Rai si parlo di non meglio precisate «ragioni di ordine pubblico»), non rimestare nel torbido di quel brutto ricordo in cui il miglior arbitro del mondo non applicò il regolamento.

 

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