“Tudor ha già 8-9 titolari Juve. Quando eravamo sotto terra e urlò dicendoci…”

Con Igor alla guida dell’Udinese, Valon Behrami ha centrato la salvezza: “Non ha filtri ma sa toccare i tasti giusti”

Valon Behrami, lei era il capitano di quell’Udinese che Tudor - arrivato verso i primi di aprile - riuscì a salvare in extremis. Oggi alla Juve, ancora una volta, si ritrova a ereditare il lavoro altrui. Come tecnico, che tasti tocca per invertire subito il trend?

"Emotivamente Tudor entra a grande velocità nei gruppi di lavoro. Non ha filtri e non gli piace perdere tempo. La prima cosa che mi viene in mente quando penso a lui è il discorso che ci fece appena arrivato a Udine. In sala riunioni ci guardò tutti negli occhi e iniziò a urlarci che per lui eravamo tutti dei campioni e che, in quanto tali, dovevamo reagire a tutti i costi. Il morale allora era sotto terra per come stava andando la stagione, eppure lui riuscì a darci una scossa clamorosa a livello emotivo. Sapevamo di non avere troppo tempo e così il mister decise di puntare su concetti semplici. Ora è un tecnico diverso, si è evoluto, ma restano alcune costanti nel suo gioco a cominciare dalle uscite palla al piede, tutte codificate, e dall’intensità fisica. Con lui in allenamento vai oltre le tue possibilità. Anzi, vuole addirittura che si litighi un po’, che ci sia un po’ di sano agonismo…".

E a livello umano, che tipo è?

"Non è per nulla taciturno, anzi, è un tecnico che ti coinvolge, specie se vede che hai un determinato peso all’interno dello spogliatoio. All’epoca ero il capitano dell’Udinese, ma la mia carriera era ormai in discesa. Così, un giorno mi prese da parte e mi disse chiaramente che in una situazione diversa, lottavamo per non retrocedere, in quelle condizioni non avrei mai potuto giocare titolare. È una persona diretta, va dritto al punto. Poi in settimana si confronta tanto con i suoi giocatori: viene da te e ti chiede come interpreteresti la gara successiva. Ti ascolta. E penso che questo sia proprio ciò che è mancato fin qui alla Juventus, una squadra in cui il nemico numero uno è l’insicurezza. Tudor farà proprio questo: lascerà i giocatori liberi di esprimersi, di far emergere tutte le sfaccettature del loro carattere. È attentissimo all’aspetto emotivo dei suoi giocatori. Quando ti vede giù sdrammatizza cercando di alleggerirti, di rincuorarti...".

 

 

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Behrami: "Con Tudor gerarchie chiare"

Quest’anno Motta ha cambiato spesso il volto della Juve. Secondo lei, Tudor si comporterà allo stesso modo, mettendo sempre tutti in discussione?

"Non credo. Lui ha delle gerarchie: le ricerca e le vuole subito. Questa settimana con la ripresa degli allenamenti farà le sue scelte, ma credo che nella sua testa abbia già i possibili 8-9 titolarissimi da riproporre ogni settimana. Vuole profili compatibili con il suo modo di giocare, dunque non si farà troppi problemi a 'scartare' nomi grossi. Non c’è tempo per fare esperimenti e il deprezzamento della rosa non gli interessa. Lui vuole solo centrare l’obiettivo Champions. Sarà spietato, sceglierà chi andrà più forte e - di conseguenza - potrà tornargli più utile. Un tempo bastava una parola mal posta per ritrovarti faccia a faccia con lui. Ora, è un po’ più calmo… La Juve ha fatto la miglior scelta possibile: Tudor è l’uomo giusto per questa squadra".

Pensa che la rigidità di Motta abbia frenato l’exploit dei bianconeri più giovani?

"Il problema, quando hai a che fare con giocarti meno esperti, è che devi concedergli un po’ di anarchia. Se provi a controllarli finisci per spegnerne l’irriverenza calcistica. Motta li ha limitati promuovendo questa sistema in cui giochi tre partite di fila bene e poi inspiegabilmente vieni messo fuori. Scenari che ti mandano in confusione… A Igor piacciono i giocatori forti e la Juve ha Yildiz: lo cercherà spesso per confrontarsi, e per infondergli fiducia. Il turco è uno di quelli che potrebbero giovare maggiormente da questo cambio in panchina. Tudor ha bisogno di un interprete dalle sue caratteristiche, che possa agire tra le linee alle spalle del centravanti. E poi tra questi metto anche Vlahovic: dopo le montagne russe degli ultimi mesi potrebbe davvero tornare al centro del progetto per il finale di stagione".

 

 

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Behrami sulle scelte di Tudor in attacco

E che mi dice di un attacco a due con Kolo Muani?

"A mio avviso Tudor punterà subito sul doppio trequartista, affiancando a Yildiz Koopmeiners per avere più riferimenti in fase difensiva. Ci vuole un interprete che leghi il gioco con il centrocampo. Compito che di certo non si addice a uno come Kolo Muani, a cui piace allargarsi per attaccare la profondità. Magari li lancerà a partita in corso, anche se rimango convinto che insieme rischino di pestarsi i piedi. Tra i due vedo Dusan favorito: in area di rigore si muove meglio del francese. Poi è un giocatore molto umorale: per poter rendere ha bisogno di sentirsi importante. Il fatto che arrivi un allenatore come Tudor, che più volte ha espresso stima nei suoi confronti, potrebbe riaccenderlo. Quando senti questa fiducia, la mattina ti alzi tre ore prima della sveglia. Non vedi l’ora di andare in campo ad allenarti e renderti utile".

Insomma, questa Juve riuscirà a qualificarsi in Champions?

"Vedendo la situazione delle altre squadre in corsa per il quarto posto, direi di sì. Tudor ha il Dna Juve, può aiutare i ragazzi a trovare la giusta via".

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Valon Behrami, lei era il capitano di quell’Udinese che Tudor - arrivato verso i primi di aprile - riuscì a salvare in extremis. Oggi alla Juve, ancora una volta, si ritrova a ereditare il lavoro altrui. Come tecnico, che tasti tocca per invertire subito il trend?

"Emotivamente Tudor entra a grande velocità nei gruppi di lavoro. Non ha filtri e non gli piace perdere tempo. La prima cosa che mi viene in mente quando penso a lui è il discorso che ci fece appena arrivato a Udine. In sala riunioni ci guardò tutti negli occhi e iniziò a urlarci che per lui eravamo tutti dei campioni e che, in quanto tali, dovevamo reagire a tutti i costi. Il morale allora era sotto terra per come stava andando la stagione, eppure lui riuscì a darci una scossa clamorosa a livello emotivo. Sapevamo di non avere troppo tempo e così il mister decise di puntare su concetti semplici. Ora è un tecnico diverso, si è evoluto, ma restano alcune costanti nel suo gioco a cominciare dalle uscite palla al piede, tutte codificate, e dall’intensità fisica. Con lui in allenamento vai oltre le tue possibilità. Anzi, vuole addirittura che si litighi un po’, che ci sia un po’ di sano agonismo…".

E a livello umano, che tipo è?

"Non è per nulla taciturno, anzi, è un tecnico che ti coinvolge, specie se vede che hai un determinato peso all’interno dello spogliatoio. All’epoca ero il capitano dell’Udinese, ma la mia carriera era ormai in discesa. Così, un giorno mi prese da parte e mi disse chiaramente che in una situazione diversa, lottavamo per non retrocedere, in quelle condizioni non avrei mai potuto giocare titolare. È una persona diretta, va dritto al punto. Poi in settimana si confronta tanto con i suoi giocatori: viene da te e ti chiede come interpreteresti la gara successiva. Ti ascolta. E penso che questo sia proprio ciò che è mancato fin qui alla Juventus, una squadra in cui il nemico numero uno è l’insicurezza. Tudor farà proprio questo: lascerà i giocatori liberi di esprimersi, di far emergere tutte le sfaccettature del loro carattere. È attentissimo all’aspetto emotivo dei suoi giocatori. Quando ti vede giù sdrammatizza cercando di alleggerirti, di rincuorarti...".

 

 

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