BELGRADO - Anche se è montenegrino purosangue, nativo della capitale Podgorica fino al 1992 denominata Titograd, il “Genio” è tuttora un idolo assoluto in Serbia. Un monumento. Come l’imponente statua bronzea dedicata al Vincitore (“Pobednik”) che si staglia in cima alla colonna dorica sovrastante la confluenza della Sava nel Danubio. Perché prima di trasferirsi nel Milan di Berlusconi con cui sollevò la sua seconda Champions League personale, Dejan Savićević giocava in una leggendaria Stella Rossa vincitrice nel 1991 (a Bari contro l’Olympique Marsiglia) della prima e finora unica Coppa dalle grandi orecchie di tutto il mondo balcanico. E sempre con la maglia biancorossa del club belgradese, il classe 1966 alzò al cielo la Coppa Intercontinentale al termine della doppia sfida con i cileni del Colo Colo.
Pallone d'oro rubato
Eppure il “Genio” giunse soltanto secondo (a pari merito col compagno di squadra Pančev e il campione uscente interista Matthäus) nella speciale graduatoria del Pallone d’Oro redatta annualmente dalla rivista parigina “France Football”: allora molto famosa, oggi in caduta libera e ridotta ad allegato mensile da acquistare “in panino” con “L’Équipe” il primo sabato di ogni mese. Gli sciovinisti transalpini indirizzarono il voto dei giurati che decretarono il successo del francese Jean-Pierre Papin, all’epoca nei ranghi dell’Olympique Marsiglia, umiliato proprio da Savićević & Co. nella finale pugliese del San Nicola in cui non toccò palla stritolato dalla morsa Belodedići-Najdoski. Clamoroso il distacco: JPP s’impose con addirittura 99 punti di vantaggio sul montenegrino, il macedone e il tedesco. Votazione vergognosamente pilotata, considerata un autentico affronto non solo nell’area jugoslava bensì in tutto il mondo. Ovviamente anche “Dejo” la prese male, ma da gran signore non recriminò troppo contro la scandalosa e assurda decisione assunta dai giornalisti. Alla classifica stilata dalla giuria nominata dalla sfacciatamente patriottica rivista francese, Dejan rispose con un laconico: «Mah... non mi sembra molto giusto. Credo che quel Pallone d’Oro dovesse finire altrove, a casa mia».