
TORINO - È una settimana di riflessioni, perché prima era arrivato il weekend della verità. Sul nuovo sponsor di maglia, ecco, la Juventus è nelle curve decisive. Non finali, ma quelle in cui si capirà effettivamente la fattibilità della proposta, al momento soltanto registrata. Trovano conferme le indiscrezioni rilanciate ieri mattina dai portali specializzati: il club sta trattando nuovamente con il marchio Jeep - società di casa, parte del gruppo Stellantis, dunque di proprietà Exor -, pronto a formulare l’offerta definitiva con l’aiuto di Visit Detroit, organizzazione che promuove la regione metropolitana della città del Michigan a livello internazionale. Per capirci: si occupa di congressi e incontri d’affari, oltre al turismo, e vive di contributi dai privati e quote associative. Dall’unione di entrambe può dunque arrivare la proposta chiave per apparire sulle divise bianconere, molto probabilmente a partire dal Mondiale per Club.
Juve, i possibili incassi dal nuovo sponsor di maglia
Le cifre? Dimenticate gli antichi fasti. Jeep, che accompagnava la Juve dalla stagione 2012/2013, era arrivata a pagare fino a 45 milioni di euro per ciascuna annata nell’ultimo triennio, con delle variazioni a seconda dei risultati sportivi. Il numero giusto, almeno per la prossima stagione, può essere meno della metà, e per di più frutto di un’operazione congiunta. Cioè come somma delle due proposte di sponsorizzazione, elemento che ha sollevato più di una perplessità. Stando alle regole Uefa, dunque in caso di qualificazione in Champions League, c’è l’obbligo di esporre un solo main sponsor; diverso, invece, il regolamento della Serie A: l’ha consentito a diverse squadre e naturalmente la Juve non farebbe eccezione. Sulla durata, al momento, resistono le bocche cucite: il focus dei brand è quello di esporsi per la competizione Fifa di quest’estate, sarebbe dunque diverso da quanto concordato con Ita Airways, con la quale la Juventus aveva pianificato un rapporto di 3 anni per 41 milioni di euro totali. L’accordo poi saltò, come noto. E per questioni politiche, le stesse che s’infilano ancora oggi nelle preoccupazioni della dirigenza d’area economica, poiché resta da monitorare la situazione legata ai dazi imposti dall’amministrazione Trump. In più, il tempo sta stringendo.