Ndrangheta in curva: quelle piccole differenze tra Inzaghi, Calhanoglu e Agnelli

Gli interisti patteggiano una giornata, nel 2017 venne dato un anno e grandissimo risalto al caso Juve. Perché? Facciamo un gioco...
Ndrangheta in curva: quelle piccole differenze tra Inzaghi, Calhanoglu e Agnelli© LAPRESSE


TORINO - Tra le immortali rubriche della Settimana Enigmistica ce n'è una che si chiama "Aguzzate la vista", nella quale bisogna scovare le piccole differenze fra  due illustrazioni. La notizia del patteggiamento di Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu, per il caso di infiltrazione mafiosa nella curva dell'Inter, offre una avvincente versione in chiave calcistica di quel giochino. Perché i due tesserati interisti che hanno intrattenuto rapporti, definibili "collaborativi" o se preferite "amichevoli", con gli ultras nerazzurri, violando un preciso articolo del codice di giustizia sportiva, hanno risolto tutto con una giornata di squalifica. E da questo punto, chi vuole, può iniziare a giocare.

Vi ricordate l'inchiesta Juve?

Per giocare, bisogna avere in mente quanto accadde tra il 2016 e il 2017, quando si verificò un'identica situazione a Torino: l'inchiesta Alto Piemonte, che indaga sulla Ndrangheta, scopre l'infiltrazione delle ndrine nella curva della Juventus, ne nasce un'altra inchiesta, "Last banner", che finisce per ottenere numerose condanne di ultras e ndranghetisti e, di fatto, lo smantellamento del tifo organizzato bianconero. Questo accade anche grazie alla fattiva collaborazione della Juventus che: denuncia, collabora alle indagine infiltrando un suo dirigente, mette a disposizione i filmati delle telecamere dello stadio, si costituisce parte civile al processo. Ma il problema dell'infiltrazione della malavita organizzata in curva non è un tema solo della Juventus e, a distanza di qualche anno, emergono le stesse problematiche a Milano (con agghiaccianti risvolti da romanzo noir) e vedono coinvolti Inter e Milan. Le due società, che sono chiaramente vittime (come lo era la Juve) di un meccanismo perverso in cui il mantenimento dell'ordine pubblico costringe a spiacevoli compromessi, si costituiscono parte civile, ma non risultano - al momento - denunce o collaborazioni "fattive" alle indagini.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Il Primo Maggio, scelta singolare

La vicenda della Juventus, così come quella dell'Inter e del Milan, ha avuto dei risvolti anche in chiave di giustizia sportiva. L'allora procuratore Giuseppe Pecoraro aveva, infatti, aperto immediatamente un fascicolo e la cosa aveva fatto molto rumore sui media. La Juventus, il suo presidente Andrea Agnelli e i suoi dirigenti erano stati immediatamente associati alla Ndrangheta nei titoli dei giornali. Curioso: gli stessi media che, allora, diedero ampio spazio alla vicenda, con titoli in prima pagina e servizi molto dettagliati sulle possibili connivenze fra Juventus e Ndrangheta, si sono scoperti molto garantisti con Inter e Milan, trattando il tema con la doverosa prudenza. E anche la procura federale, ora il capo è Chiné, si è mossa con grande discrezione.

 

Singolare anche il modo felpato con cui la notizia del patteggiamento esce il Primo Maggio, giorno in cui il rumore è attutito dalla festa e dal fatto che il giorno dopo non escono i giornali. La precedente inchiesta sportiva sulla Juventus aveva goduto di grande amplificazione e, perfino, di una celebre udienza davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia (un'istituzione che meriterebbe il massimo rispetto) nella quale il procuratore federale prese fischi per fiaschi, citando un'intercettazione inesistente, nella quale Andrea Agnelli avrebbe interloquito con un membro della Ndrangheta. E prima che la verità venisse fuori, ci vollero un paio di giorni di infangamento generale, titoloni, eccetera, eccetera...

 

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Dodici mesi a Agnelli, una giornata agli interisti

Alla fine, Agnelli non aveva parlato con il membro della Ndrangheta, ma venne lo stesso punito, così come multata fu la Juventus e inibiti alcuni dirigenti. E, se state continuando a fare il giochino delle differenze, occhio: Agnelli prese 12 mesi di inibizione. Nelle motivazioni si leggono circostanze molto simili a quelle di questi ultimi mesi: «l’estraneità invocata dal presidente non può ritenersi tale poiché il tenore dell’istruttoria e la indubbia frequentazione dirigenziale con gli altri deferiti, unitamente al lunghissimo lasso temporale durante il quale si è dipanato il periodo oggetto di indagine (5 stagioni sportive) ed alla cospicua quantità di biglietti e di abbonamenti concessi illegalmente, recitano in maniera opposta rispetto alle ragioni rassegnate dal presidente... ...non è fatto mistero che l’intero management fosse votato a ricucire i rapporti con gli ultrà e ad addolcire ogni confronto con i Club, al punto da favorire concretamente ed espressamente le continue richieste di agevolazioni così da rendersi disponibili a scendere a patti pur di non urtare la suscettibilità dei tifosi, il cui livore avrebbe comportato multe e sanzioni alla Juventus».

 

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Figc e giustizia sportiva, tutto ciò è credibile?

Dodici mesi contro una giornata di squalifica. No, in questo caso non bisogna aguzzare la vista per notare la differenza, è piuttosto macroscopica. E questo dovrebbe far riflettere, perché la giustizia sportiva italiana, dal 2006 a oggi, continua a trattare fattispecie identiche in modo molto differente. E questo non fa che esacerbare il sentimento di sfiducia se non proprio livore che il popolo della Juventus nutre nei confronti delle istituzioni sportive. Non c'è pace senza giustizia e la giustizia deve essere uguale per tutti. Milioni di tifosi bianconeri aspettano che qualcosa si muova sul fronte delle plusvalenze, per le quali la Juventus è stata bastonata dalla giustizia sportiva altri neanche sfiorati. E oggi sono lì a confrontare dodici mesi con una giornata di squalifica. Come può pensare la Federcalcio e i suoi organi di giustizia di essere credibile ai loro occhi? Come può smontare il complottismo se non fa che alimentarlo?

Inzaghi e Calhanoglu

PS
Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu non meritano una pena più pesante
. Anzi forse non meritano neanche una giornata di squalifica. Sono stati ingenui nell'intrattenere rapporti con i tifosi, ma sono - e come loro quasi tutti gli allenatori e i giocatori - schiacciati dentro situazioni scomode, nelle quali è difficile uscirne indenni e si cerca di farsi meno male possibile, perché rapporto società-ultras è un meccanismo complesso e sporco. Il problema non è la giornata di squalifica, il problema sono i dodici mesi e tutte le altre "piccole" differenze, perché va bene che la Settimana Enigmistica vanta centinaia di tentativi d'imitazione, ma a tutto c'è un limite. O ci sarebbe.

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TORINO - Tra le immortali rubriche della Settimana Enigmistica ce n'è una che si chiama "Aguzzate la vista", nella quale bisogna scovare le piccole differenze fra  due illustrazioni. La notizia del patteggiamento di Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu, per il caso di infiltrazione mafiosa nella curva dell'Inter, offre una avvincente versione in chiave calcistica di quel giochino. Perché i due tesserati interisti che hanno intrattenuto rapporti, definibili "collaborativi" o se preferite "amichevoli", con gli ultras nerazzurri, violando un preciso articolo del codice di giustizia sportiva, hanno risolto tutto con una giornata di squalifica. E da questo punto, chi vuole, può iniziare a giocare.

Vi ricordate l'inchiesta Juve?

Per giocare, bisogna avere in mente quanto accadde tra il 2016 e il 2017, quando si verificò un'identica situazione a Torino: l'inchiesta Alto Piemonte, che indaga sulla Ndrangheta, scopre l'infiltrazione delle ndrine nella curva della Juventus, ne nasce un'altra inchiesta, "Last banner", che finisce per ottenere numerose condanne di ultras e ndranghetisti e, di fatto, lo smantellamento del tifo organizzato bianconero. Questo accade anche grazie alla fattiva collaborazione della Juventus che: denuncia, collabora alle indagine infiltrando un suo dirigente, mette a disposizione i filmati delle telecamere dello stadio, si costituisce parte civile al processo. Ma il problema dell'infiltrazione della malavita organizzata in curva non è un tema solo della Juventus e, a distanza di qualche anno, emergono le stesse problematiche a Milano (con agghiaccianti risvolti da romanzo noir) e vedono coinvolti Inter e Milan. Le due società, che sono chiaramente vittime (come lo era la Juve) di un meccanismo perverso in cui il mantenimento dell'ordine pubblico costringe a spiacevoli compromessi, si costituiscono parte civile, ma non risultano - al momento - denunce o collaborazioni "fattive" alle indagini.

 

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