La Juventus di Brambilla regala a Luciano Spalletti tre punti e tre fotografie per capire esattamente dove sta andando e cosa servirà. Il goffo balletto di Kostic, Locatelli, Kelly, Cambiaso e Gatti, che oscillano davanti a Zaniolo senza contrastarlo, prima del suo gol per il momentaneo 1-1, è la coreografia dell’impaccio difensivo della Juventus di quest’anno. L’ultima mezz’ora di Yildiz è un buon condensato della sua condizione: trequartista sopraffino che non può permettersi di snobbare momenti da mediano difensivo perché, a sua volta, la Juventus non può permettersi di lasciarlo concentrare solo sulle sue qualità tecniche. L’atteggiamento agonistico, tornato intenso e aggressivo, è la dimostrazione che, solo se lotta e corre, questa Juve è in grado di vincere le partite che si devono vincere (come quella di ieri) e, quindi, non può mai rinunciare a elmetto e umiltà. Juventus-Udinese è, insomma, un pratico manualetto di istruzioni, nel quale il nuovo tecnico può trovare tutte le potenzialità di una squadra che non è da buttare (come poteva sembrare con il Como o la Lazio), che ha dei limiti oggettivi (noti già alla fine di un mercato incompleto) e sulla quale si può lavorare, soprattutto innestando idee, per dare sicurezza a una rosa giovane e bisognosa di poter appoggiare su linee di gioco più solide quel poco di qualità che ha.
Spalletti come la Juve: a caccia di rivincita
Spalletti sembra l’uomo giusto, ma in fondo lo sembrava anche Thiago Motta ed era parsa la cosa più giusta del mondo richiamare Allegri nel dopo Pirlo e perfino Tudor, a un certo punto, era riuscito a scrollarsi di dosso la provvisorietà, lasciando intravedere un qualche futuro, scabro ma solido. Insomma, niente è più scivoloso di un vaticinio sull’allenatore della Juventus, soprattutto negli ottimistici attimi dell’incarico. Dalla scelta di Spalletti, tuttavia, trapela un progetto meno rischioso e, forse, più aderente alla tradizione juventina. Non è una scommessa come Thiago e Tudor, ma un tecnico che ha pesato le garanzie sulla ricostruzione di una rosa adeguata e un uomo che, se ha accettato questa sfida alla sua età e con il suo curriculum, non l’ha fatto per agguantare quarti posti e vivacchiare con campagne acquisti raffazzonate. Inoltre, è un allenatore che ha parlato apertamente della sua smaniosa volontà di cancellare la brutale delusione in Nazionale, quindi è in perfetta sintonia con un club che cerca rivincita e rilancio da un tormentato lustro.
Juve, non si può più sbagliare. I due da cui ripartire
Ora, però, non è più possibile sbagliare: il margine di errore si è assottigliato sia in campo che fuori, quindi la concentrazione deve essere molto maggiore dell’entusiasmo che accompagna sempre un nuovo corso. La Juventus di ieri ha ridato un goccio di buon umore al suo popolo, lasciando però l’amaro retropensiero che avrebbe potuto giocare in quel modo anche le ultime deludenti partite di campionato e trovarsi, quindi, molto più vicina alla testa della classifica. Chiaro come l’esonero di Tudor abbia dato una scossa emotiva al gruppo, ma l’orgoglio e la capacità di reazione devono durare fino alla fine della stagione, non solo nella luna di miele con il nuovo allenatore. Yildiz, sotto questo punto di vista, potrebbe essere una garanzia di serietà: encomiabile il modo con cui, ieri sera, si è preso le responsabilità in tutte le zone del campo. Oltretutto resta il giocatore con maggiori qualità tecniche a disposizione di Spalletti, che avrà il compito di valorizzare al massimo il suo genio, magari sfruttando la sua sobria umiltà. Anche Vlahovic ha giocato molto bene e si è confermato il più credibile dei tre attaccanti a disposizione. A questo punto, è logico pensare che Spalletti possa ricominciare proprio da quei due, con l’essenziale praticità che ha sempre contraddistinto i più grandi allenatori juventini.
