La differenza è che adesso la Juventus non ha più paura. E questo ha cambiato tantissimo perché, pur non essendo scomparsi i limiti tecnici, ne vengono attutiti gli effetti, mentre le qualità riescono a emergere in modo più incisivo. La vittoria sulla Roma assomiglia molto a quella di Bologna, ha gli stessi tratti di determinazione, fiducia e concentrazione. È vero che per fare una prova serve il terzo indizio, ma i primi due pesano parecchio perché la Juve ha battuto due dirette concorrenti per la zona Champions e, soprattutto, due squadre ben organizzate, in forma e aggressive, insomma con tutte le caratteristiche che i bianconeri hanno sempre sofferto negli ultimi due anni. Ieri l’intensità della Juventus è stata costante e di ottimo livello, era l’intensità di chi sa di poter vincere la partita e la vuole vincere, era l’intensità di chi ci crede. E, andando avanti così, può credere anche di rientrare nella lotta scudetto. Il calendario è alleato delle ambizioni spallettiane: Pisa in trasferta, Lecce in casa, Sassuolo in trasferta, Cremonese in casa e Sassuolo in trasferta. Prima di ritrovare il Napoli, il 25 gennaio allo Stadium, la Juve non ha nessun Everest da scalare, solo trappole da evitare. Con la solidità delle ultime due partite il sogno può diventare progetto.
Juve non bella ma...
La Juve non è bella, sbaglia ancora tantissimi passaggi e ci sono troppi giocatori che ancora non sanno cosa fare con la palla tra i piedi (ragione per la quale Yildiz deve spesso fare gli straordinari), ma gli errori non causano più insicurezza e c’è sempre qualcuno pronto a metterci una toppa (l’aiuto reciproco, finalmente!) e la palla inizia a viaggiare in verticale, non sempre, am quanto basta per innescare le qualità di Yildiz, Conceiçao, Cambiaso, perfino Openda, sul quale permangono dubbi tecnici, ma si vede crescere a dismisura l’impegno. E così arrivano i gol, non le goleade, ma i gol sì. E il ritorno di Bremer ha gasato tutta la fase difensiva, nella quale ieri ha brillato un Locatelli in formato baluardo. Insomma, non sono vittorie pulite e schiaccianti, ma sono vere, ruvide, magari un po’ sporche, ma pesantissime per gli effetti non solo in classifica. Grandi sono i meriti di Spalletti nello sturare la fiducia della squadra, rimasta intasata nel labirinto di tubi delle ultime tribolate stagioni. Mentre sta plasmando, nel pochissimo tempo a disposizione, l’aspetto tattica, l’allenatore ha ricalibrato le teste e rimesso in bolla il gruppo.
