Calciopoli, Palazzi: l'Inter 2006 meritava la B, non lo scudetto

Le parole con cui il Procuratore Federale inchiodava Moratti, Facchetti e la società nerazzurra al reato di illecito sportivo: impuniti perché salvati dalla prescrizione

(Articolo del 5 luglio 2011 a firma di Alvaro Moretti) ROMA - Per Palazzi Calciopoli è «colpevoli tutti», anche Moratti e Facchetti, anche l’Inter; più di quanto sanzionato nel 2006 anche il Milan di Meani. Colpevole di illecito sportivo grave l’Inter, avrebbe rischiato la prevista retrocessione all’ultimo posto in classifica (altro che scudetto degli onesti) e la B fosse finita con Juve, Milan, Lazio e Fiorentina nel calderone processo del 2006.

Calciopoli, l'Inter doveva andare in Serie B. Salvata dalla prescrizione

Invece è salva, l’Inter, per prescrizione anche se - proprio Palazzi lo ricorda nella sua relazione ieri consegnata e da oggi in mano al consiglio federale - alla prescrizione «si può rinunciare». A pagina 61 delle 72 vergate dal procuratore federale,con la collaborazione fattiva dei suoi vice Squicquero, Ricciardi, Tornatore e del sostituto Avagliano, la chiave illustrativa di che sorta di danno ha subìto il calcio italiano dai ritardi e omissioni della giustizia ordinaria e sportiva nel 2006:«Violazione dell’articolo 1 e dell’articolo 6 (quello sull’illecito sportivo, ndr) in quanto le condotte dell’Internazionale F.C. nella persona del suo defunto presidente,Facchetti,erano certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore del club,mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale.Oltre alla responsabilità dei singoli tesserati,ne conseguirebbe (se non ci fosse la prescrizione, ndr) anche la responsabilità diretta e presunta dell’Inter ai sensi dell’articolo 6».

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Inter, era Calciopoli come la Juve: "responsabilità diretta e presunta"

La stessa formula, quella usata, che fu pietra quasi tombale sulla Juventus nel 2006: responsabilità diretta e presunta, come capitò alla Juve con Moggi e Giraudo. Perché l’illecito juventino era strutturato e prevedeva anche particolari come le sim non indifferenti dal punto di vista di Palazzi (tutti colpevoli), ma non gli interventi diretti sul designatore - non solo per indirizzare le griglie. «Una portata decisiva l’assume la circostanza - scrive Palazzi a pagina 58 - che le conversazioni intervengono in prossimità delle gare che dovrà disputare l’Inter e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra. Facchetti in relazione a ciò si pone come interlocutore privilegiato dei designatori» facendo inserire nomi in griglia (per Palazzi il «metti Collina» è risolto anche dalla dichiarazione di Bergamo: Facchetti fu decisivo, al di là di chi pronunciò per prima il nome) e ricevendo da Bergamo «rassicurazioni» sul fatto che il singolo arbitro venisse «predisposto a svolgere una buona gara», espressioni nelle quali Palazzi legge - come nel caso dello score di Bertini, ovvero il 5-4-4 - un «forte potere di condizionamento», anche a base di cene e a «non meglio precisati regalini».

Moratti, Facchetti e le cene con gli arbitri

E’ emersa, per Palazzi, «l’esistenza di una rete consolidata di rapporti,di natura non regolamentare» volti a minare la «terzietà degli arbitri». Insomma: «Un rapporto privilegiato,quanto meno rispetto alla generalità delle altre società,che l’Inter poteva vantare, all’epoca, col mondo arbitrale in molte sue componenti», perché Moratti e Facchetti parlano, cenano e s’incontrano con Bergamo, Pairetto, Lanese, Mazzei e l’arbitro De Santis. Quando Facchetti chiede «una particolare attenzione», richiesta alla terna arbitrale questa «non può che assumere un significato di un trattamento di favore, come costantemente affermato nelle decisioni di Giustizia sportiva». Non esime dal reato sportivo il fatto che «Moratti abbia detto nell’audizione che, alla luce di molteplici episodi negativi ripetuti nel tempo a danno dell’Inter, era venuta meno la fiducia che i problemi si sarebbero potuti risolvere in ambito istituzionale». Insomma: troppi torti, allora si prova col faida-te. E con il «raddrizzamento della situazione» di cui parla Bergamo a Facchetti. E Pairetto non è creduto quando ricordando la telefonata sul Trefoloni «messo in forma» prima di un Inter-Roma 2-0.

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Calciopoli e la vicenda Nucini, Moratti sapeva tutto

A proposito di questo, ampio lo spazio dedicato anche alla vicenda Nucini: Palazzi si rifà alla sentenza della Disciplinare del 2008 sulle schede sim in cui si sentenzia che «sui rapporti tra Nucini e Facchetti non sono stati accertati fatti al riguardo censurabili». Non era censurabile per Artico e per quelli che hanno radiato Moggi, il fatto che Nucini fosse «cavallo di Troia» per spiare De Santis, Moggi e Fabiani (tutti tesserati come lui), quando era «cavallo» interista - sottolinea Palazzi -. Nucini fu quarto uomo «per la gara Inter-Parma» e che ha avuto grazie a Facchetti «alcuni colloqui di lavoro» anche «con la Popolare di Milano nella persona dell’attuale amministratore delegato dell’Inter, Ernesto Paolillo». Moratti ha confermato di non aver fatto alcuna denuncia alla pm Bocassini, ma ha scaricato su Facchetti la circostanza «di una presa di contatti senza presentare formale denuncia, come richiestogli dal magistrato. Dopo l’incontro preliminare (omessa denuncia e violazione della clausola compromissoria? ndr) Facchetti tornò da me e io lo sconsigliai di presentare formale denuncia, atteso che pensavo si trattasse di una trappola diretta a danneggiare l’Inter». Era una trappola anche lo spionaggio Telecom connesso all’affaire Nucini? Insomma: il comportamento di Facchetti appare «presentare notevoli e molteplici profili di rilievo disciplinare». Condotta «di rilievo disciplinare» anche per Moratti che rassicura Bergamo sul fatto di andare a salutare un arbitro (Gabriele) prima di una gara,anche se i profili a suo carico sono «di gravità decisamente inferiore», anche se Moratti sapeva quel che faceva il suo presidente Facchetti.

Inter, lo Scudetto della prescrizione

Palazzi a pagina 57 fa presente, dopo essersi giustificato per il ritardo con cui è partita l’indagine e che ha regalato all’Inter la chance prescrittoria, che «è appena il caso di rilevare che le condotte dell’Inter presentano una notevole rilevanza disciplinare e che risulta, inoltre, l’unica società (l’Inter) nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto al procedimento disciplinare». Insomma: i tesserati e i club se la cavano,ma lo scudetto 2006 è attaccabile. Tutto sarebbe attaccabile se si rinunciasse alla prescrizione come consiglia a pagina 67, il procuratore. Resta la questione dell’esposto Juve e della memoria Inter: Palazzi conclude sostenendo che può pronunciarsi solo la Federazione, seguendo quanto indicato dai tre saggi del 2006, «ma sussiste perché fondato e ragionevole l’interesse della Figc, proprio per valutare l’ammissibilità della richiesta della Juve». Il problema, ora, è il pezzo di carta? Quel comunicato vergato da Guido Rossi, ex cda Inter messo a decidere, e neanche firmato, un comunicato stampa - fanno sapere interlocutori di diritto sportivo - non varrà come documento appellabile all’ Alta Corte. «Ci fanno l’aeroplanino di carta, con quel comunicato».

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La relazione di Palazzi su Inter, Facchetti e Moratti

"Dall’esame degli atti sono emersi contatti intercorrenti tra il Presidente dell’Internazionale Facchetti e vari esponenti del settore arbitrale che assumono rilevanza, oltre che per la specificità dei contenuti, anche perché costituiscono elementi dimostrativi del rapporto privilegiato, quanto meno rispetto alla generalità delle altre società, che la società sportiva in questione poteva vantare, all’epoca, con il mondo arbitrale in molte sue componenti. Pertanto, alla luce delle valutazioni sopra sinteticamente riportate, questo Ufficio ritiene che le condotte in parola siano tali da integrare la violazione, oltre che dei principi di cui all’art. 1, comma 1, CGS, anche dell’oggetto protetto dalla norma di cui all’art. 6, comma 1, CGS, in quanto certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società INTERNAZIONALE F.C., mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza, che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale, in violazione del previgente art. 6, commi 1 e 2, CGS, in vigore all’epoca dei fatti ed oggi sostituito dall’art. 7, commi 1 e 2 del CGS".

"Oltre alla responsabilità dei singoli tesserati, ne conseguirebbe, sempre ove non operasse il maturato termine prescrizionale, anche la responsabilità diretta e presunta della società INTERNAZIONALE F.C., ai sensi dei previgenti artt. 6, 9, comma 3, e 2, comma 4, CGS, per quanto ascrivibile al proprio dirigente con legale rappresentanza ed al BERGAMO, PAIRETTO e MAZZEI , all’epoca dei fatti, ovviamente, non tesserati per la predetta società. Però, in ordine alla qualificazione delle condotte esaminate come sopra prospettata, è necessario ripetere quanto osservato con riferimento alla posizione del MEANI e, quindi, va rimarcata la differente valutazione operata, a suo tempo, da questo Ufficio e dagli Organi giudicanti su contatti analoghi a quelli in esame. Infatti, la Procura, in fattispecie comparabili alla presente, contestò la violazione, in concorso formale, dei previgenti artt. 1 e 6, commi 1 e 2 del C.G.S., sotto forma di condotte tese ad ottenere un indebito vantaggio per la propria società sportiva. Inoltre, contestò la violazione del citato art. 6 nella fattispecie degli atti diretti alla alterazione del regolare svolgimento o del risultato della gara laddove aveva ritenuto integrata la prova dell’avvenuto avvicinamento dell’arbitro da parte del designatore".

"Risultano in atti anche alcune conversazioni intercorse tra il designatore Paolo BERGAMO e l’allora socio di riferimento della società Internazionale Massimo MORATTI, le quali, sebbene caratterizzate da toni e contenuti sensibilmente diversi rispetto a quelli riguardanti le conversazioni tra il Facchetti ed il Bergamo, assumono rilievo in questa sede quale fattore di conferma di un contatto costante, stabile e privilegiato tra la società Inter, nella persona del Presidente Facchetti ed esponenti del settore arbitrale, dal momento che in tali telefonate tra il Moratti ed il Bergamo spesso si fa riferimento e si rimanda a preventivi o successivi contatti tra il designatore arbitrale ed il Facchetti. Di seguito si riportano le telefonate in questione. Infatti, va rilevato che le conversazioni in esame attengono a temi introdotti principalmente dal BERGAMO e, in relazione ai quali, il MORATTI ha fornito giustificazioni idonee a sminuirne la rilevanza. In particolare, ha dichiarato di avere ritenuto le frasi pronunciate dal designatore come tentativi di accreditamento ma, nonostante la ragionevolezza di tale spiegazione, rimane il contrasto obiettivo fra il contenuto delle telefonate e i principi di terzietà, autonomia ed indipendenza del settore arbitrale, cui anche i dirigenti delle società devono, ovviamente, concorrere. Infine, non può non rilevarsi che lo stesso Moratti fosse comunque informato della circostanza che il Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore. Anche con riferimento alla posizione del Presidente MORATTI va ripetuto integralmente, e si deve qui ritenere per riportato, quanto osservato sulla pretesa convinzione di agire in presenza di una causa scriminante che, si ripete, questa Procura valuta insussistente. Ne consegue che la condotta del tesserato in esame, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell’art. 1 CGS vigente all’epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati".

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(Articolo del 5 luglio 2011 a firma di Alvaro Moretti) ROMA - Per Palazzi Calciopoli è «colpevoli tutti», anche Moratti e Facchetti, anche l’Inter; più di quanto sanzionato nel 2006 anche il Milan di Meani. Colpevole di illecito sportivo grave l’Inter, avrebbe rischiato la prevista retrocessione all’ultimo posto in classifica (altro che scudetto degli onesti) e la B fosse finita con Juve, Milan, Lazio e Fiorentina nel calderone processo del 2006.

Calciopoli, l'Inter doveva andare in Serie B. Salvata dalla prescrizione

Invece è salva, l’Inter, per prescrizione anche se - proprio Palazzi lo ricorda nella sua relazione ieri consegnata e da oggi in mano al consiglio federale - alla prescrizione «si può rinunciare». A pagina 61 delle 72 vergate dal procuratore federale,con la collaborazione fattiva dei suoi vice Squicquero, Ricciardi, Tornatore e del sostituto Avagliano, la chiave illustrativa di che sorta di danno ha subìto il calcio italiano dai ritardi e omissioni della giustizia ordinaria e sportiva nel 2006:«Violazione dell’articolo 1 e dell’articolo 6 (quello sull’illecito sportivo, ndr) in quanto le condotte dell’Internazionale F.C. nella persona del suo defunto presidente,Facchetti,erano certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore del club,mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale.Oltre alla responsabilità dei singoli tesserati,ne conseguirebbe (se non ci fosse la prescrizione, ndr) anche la responsabilità diretta e presunta dell’Inter ai sensi dell’articolo 6».

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