La Juventus ha ritirato il ricorso al Consiglio di Stato sul risarcimento di oltre 440 milioni di euro richiesto alla Federcalcio nel 2011, per i danni legati all’assegnazione dello Scudetto 2006 all’Inter. Era l’ultimo ricorso della Juventus che ancora circolava per le aule dei tribunali e il suo ritiro ha fatto annunciare a molti la «fine di Calciopoli» e la resa della Juventus. Ci sono, tuttavia, fatti che suggeriscono maggiore prudenza nel decretare l’ultimo atto dell’annosa vicenda.
E quanto alla resa della Juventus è una scelta molto pratica. Il 21 agosto, il Consiglio di Stato aveva infatti respinto il ricorso che la Juventus portava avanti dal 2011 per la revoca all’Inter dello Scudetto 2006, dopo quanto scritto dall’allora procuratore federale Stefano Palazzi nella sua relazione sull’altra Calciopoli, quella che - secondo Palazzi - sarebbe costata all’Inter l’accusa di illecito sportivo (quindi potenzialmente la retrocessione). La Juventus quindi si appellò, iniziando dal Consiglio Federale (che si dichiarò incompetente a giudicare) per proseguire l’iter della giustizia sportiva (tutti incompetenti) per poi andare al Tar e, quindi, al Consiglio di Stato, ultima tappa di un giro nel quale nessuno (nes-su-no) ha giudicato la vicenda, senza dare torto o ragione a qualcuno, limitandosi a dichiararsi non competenti.
A questo punto, senza un giudizio sullo scudetto dell’Inter, andare avanti con l’altro ricorso (che chiede un risarcimento per una vicenda che non è stata giudicata) è una sostanziale perdita di tempo e denaro. Ma Calciopoli non finisce qui. Perché ci sono due ricorsi di Antonio Giraudo e uno di Luciano Moggi che aspettano di essere esaminati. Giraudo ha fatto ricorso al Tar perché la sua “radiazione a vita” decisa da un tribunale sportivo non è appellabile altrove: trattandosi di una condanna che impedisce di lavorare ci si chiede se l’ordinamento sportivo non violi la Costituzione. Inoltre, da diversi anni, sia Giraudo che Moggi hanno depositato presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo un ricorso sulla violazione del diritto di difesa che si consumò sia in sede sportiva che in sede penale, fra gradi di giudizio accorciati, telefonate sparite e altre anomalie. Se la Corte dei Diritti dell’Uomo riconoscesse validi i ricorsi, cosa succederebbe a quei processi?