Arrigo Sacchi compie 74 anni: la guida del Milan degli Immortali

Festeggia il compleanno lo storico allenatore di una delle squadre più forti di tutti i tempi
Arrigo Sacchi compie 74 anni: la guida del Milan degli Immortali

TORINO - Compie oggi 74 anni uno degli allenatori più significativi della storia del calcio italiano e non solo, uno di quelli che con il loro nome hanno segnato uno spartiacque tra un prima e un dopo. Festeggia oggi il compleanno Arrigo Sacchi, l'uomo del primo grande Milan di Silvio Berlusconi. "Ho sempre pensato che il calcio non fosse un fatto solo difensivo o solo offensivo. Il calcio era saper fare tutto", è uno dei mantra del "Profeta di Fusignano", per il quale conta lo spettacolo, non il risultato a ogni costo. Lui è entrato nel mondo del calcio e l'ha cambiato, introducendo principi e concetti mai visti prima, diventati materiale di studio per tutti coloro che sono arrivati dopo di lui. Così è riuscito ad allestire una squadra formidabile, quella degli "Immortali", diventata leggenda e da molti considerata una delle più forti di tutti i tempi, se non la più forte. Già, il Milan di Sacchi, quello dei tre olandesi, della difesa granitica, della zona, del fuorigioco, del pressing e dello spettacolo.

Arrigo Sacchi e il Milan degli Immortali

Quando il 24 marzo 1986 Silvio Berlusconi diventa presidente del Milan e si insedia ufficialmente, decide inizialmente di confermare in panchina Nils Liedholm. Quella squadra però non convince ancora a pieno il nuovo patron, che sceglie di fidarsi del suo intuito, esonerando l'allenatore svedese e chiamando al suo posto proprio il giovane tecnico Arrigo Sacchi. A quei tempi lui è l'allenatore del piccolo Parma (squadra portata dalla Serie C1 alla Serie B, seconda esperienza in panchina dopo quella alla guida del Rimini), con il quale però riesce a battere per due volte i rossoneri in Coppa Italia. Il "Cavaliere" rimane affascinato dal suo gioco, spiegato attraverso parole che fino a quel momento avevano ben poco a che vedere con il vocabolario calcistico italiano, termini come "pressing", "fuorigioco", "zona" e così via. Berlusconi dà a Galliani il compito di contattarlo e la chiamata giunge proprio nel momento in cui l'allenatore romagnolo è in macchina, sull'autostrada Bologna-Firenze, per andare ad assumere la guida tecnica della Fiorentina. Il resto è storia, perché il 3 luglio 1987 è la data simbolo della genesi del mito del Milan di Sacchi.

Tutti i trofei vinti

A partire da quel momento (e dopo una lunga astinenza), il club rossonero ricomincia a inserire trofei nella sua bacheca: già nella stagione del debutto Sacchi conquista il campionato italiano 1987/88, nella successiva poi si prende la Supercoppa italiana in finale contro la Sampdoria vincitrice della Coppa Italia e soprattutto la Coppa dei Campioni sconfiggendo 4-0 la Steaua Bucarest nella finale di Barcellona del 24 maggio 1989. Si guadagna così l'accesso alla Supercoppa europea e alla Coppa Intercontinentale, vinte entrambe rispettivamente contro il Barça campione in Coppa delle Coppe e i colombiani dell'Atlético Nacional. L'anno dopo concede il bis in ambito internazionale, rivincendo la Coppa dei Campioni, stavolta il 23 maggio 1990, contro il Benfica di Sven Goran Eriksson, la Supercoppa europea affrontando la Sampdoria detentrice dell'ultima edizione della Coppa delle Coppe, più la Coppa intercontinentale contro i paraguaiani dell'Olimpia de Asuncion. Questo è l'ultimo trionfo in rossonero, poi inizia l'avventura da commissario tecnico dell'Italia.

Le altre esperienze in panchina

Alla guida della selezione azzurra arriva fino a sfiorare la vittoria della Coppa del Mondo nella rassegna statunitense del 1994, persa ai calci di rigore contro il Brasile nella finale di Pasadena. Quello è il miglior risultato ottenuto con la Nazionale, perché due anni dopo, con l'eliminazione già alla fase a gironi degli Europei, si conclude virtualmente la sua avventura da ct, che avviene ufficialmente cinque mesi più tardi. Può essere considerata l'ultima vera esperienza in panchina di Sacchi, che subito dopo torna al Milan per una fugace (e non entusiasmante) apparizione subentrando a stagione in corso al posto di Oscar Tabarez e concludendo il campionato all'undicesimo posto. Nell'estate 1988 diventa allenatore dell'Atletico Madrid, ma viene esonerato dopo 7 mesi. Subito dopo annuncia il suo ritiro, ma a gennaio 2001 decide di riprovare nel suo Parma: dei problemi di salute lo obbligano a fermarsi dopo appena 3 partite di campionato, concludendo - stavolta in via ufficiale - la sua carriera da tecnico. Che, a prescindere dagli ultimi mandati, resterà per sempre nella storia del calcio.

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