Milan, elogio di Pioli il resiliente

Milan, elogio di Pioli il resiliente© www.imagephotoagency.it

Stefano Pioli è un tecnico eccellente che onora la scuola di Coverciano ed è un signor professionista che antepone l’interesse del Milan al proprio, tanto da viaggiare a una media scudetto nelle prime sette partite della ripartenza, con cinque vittorie e due pareggi; rivalutare l’organico a sua disposizione; rilanciare Kessie ai massimi livelli; esaltare la vena realizzativa di Rebic; instaurare con Ibrahimovic un rapporto decisivo per lo spettacolare finale rossonero.


Per questo, Gazidis non lo confermerà. Al suo posto, egli ha deciso di ingaggiare Ralf Rangnick, investendolo del doppio ruolo di allenatore e direttore tecnico, mettendo Paolo Maldini nella condizione di andarsene. La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli. La citazione aristotelica s’impone quando si parla di Pioli e del Totem Milanista (da giocatore: 902 partite in rossonero, 26 trofei, 126 presenze in Nazionale; da dirigente, una campagna acquisti vincente), anche se ci vorrebbe Kafka per descrivere la surreale situazione che i due stanno vivendo. Dicono: dopo avere messo alla porta Gattuso, Leonardo, Giampaolo, Boban, prossimamente Pioli e Maldini, il piano geniale del manager sudafricano poggia sul contratto di tre anni proposto a Rangnick addirittura sotto Natale 2019 (Boban dixit).
Mai immaginando allora che l’alzata d’ingegno si sarebbe rivelata un boomerang micidiale. Alzi la mano chi trova una ragione, anche solo una, che giustifichi l’incipiente ribaltone in casa del Diavolo il quale, è notorio, fa le pentole, ma non i coperchi. Un giorno o l’altro, Ivan il Volubile spiegherà a milioni di tifosi rossoneri che cosa gli sia saltato in testa, perché abbia deciso di congedare un allenatore del calibro di Pioli, subentrato a Giampaolo dopo sole sette giornate di campionato e protagonista di una risalita da spellarsi le mani, pur in presenza di un tedesco convitato di pietra sulla propria panchina. Stefano il Resiliente è un tale signore da non curarsi né della iattanza né dell’insipienza di coloro i quali molto devono lavorare per essere all’altezza della storia del Milan. L’allenatore non si è smentito nemmeno prima di affrontare il Bologna di Mihajlovic: «Il lavoro che abbiamo iniziato non poteva dare subito i risultati. Abbiamo faticato a concretizzare ciò che creavamo. Adesso siamo diventati una squadra. Si parla troppo del futuro, ora è più importante vivere il presente». Una bella lezione di stile a chi dovrebbe andare più spesso a ripetizione.

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