Milan, inizio anno da incubo: ora tocca a Pioli

È la prima vera crisi dopo oltre due anni: il mondo rossonero gli chiede di uscirne subito
Milan, inizio anno da incubo: ora tocca a Pioli© www.imagephotoagency.it

MILANO - Quattro partite senza vittorie sulla panchina del Milan, Stefano Pioli le aveva vissute solo una volta e anche in quel caso, nel febbraio 2021, il colpo fu duro, perché se i due pareggi in Europa League contro la Stella Rossa permisero alla squadra di approdare comunque agli ottavi, i due ko con Spezia e Inter (anche in quel caso 3-0), diedero il via libera ai nerazzurri di Conte verso lo scudetto. Ma quanto accaduto in questo avvio di 2023 sembra addirittura peggiore, non fosse altro perché nel campionato ’20-21 l’obiettivo non era il titolo, ma la qualificazione alla Champions (poi raggiunta), mentre in questa stagione, con il tricolore cucito sul petto, la sfida era tentare di confermarsi, aggiungendo però almeno un titolo per dare continuità al ciclo. Invece fra l’8 e il 18 gennaio, il Milan ha rallentato la corsa alle spalle del Napoli e perso i due obiettivi più "facili", Coppa Italia e Supercoppa. Il Milan è precipitato nella sua prima vera crisi dopo oltre due anni e mezzo col segno più. Un momento di grande difficoltà, principalmente a livello psicologico, aperto dalle reti con cui Ibanez e Abraham hanno cancellato nel recupero di Milan-Roma una vittoria che avrebbe dato seguito a quella di Salerno.

Maignan migliora

Tutti sono sotto la lente di ingrandimento, dalla società (ne parliamo a pagina 17), ai giocatori che sembrano aver perso cattiveria e umiltà. Ovviamente sul tavolo degli imputati c’è anche Pioli a cui tutti ora chiedono di trovare la chiave per svoltare. A differenza di quanto accaduto dopo le prestazioni negative contro Psv (in amichevole) e Torino (Coppa Italia), il tecnico ha deciso di non cambiare i programmi previsti “punendo” i giocatori con un ritorno immediato a Milanello, ma ha confermato i due giorni di riposo previsti. Meglio staccare la spina e ritrovarsi domani al centro sportivo, quando verrà fatto un importante punto della situazione perché il campionato non permette ulteriori distrazioni. Martedì si giocherà all'Olimpico contro la Lazio e proprio questa sfida rappresenta quello che oggi spaventa maggiormente il popolo rossonero: il mantenimento della zona Champions. Il Milan è secondo (Juve e Inter inseguono a una lunghezza), ma le due romane e l’Atalanta sono dietro di soli 4 punti. Detto che c’è sempre una Champions da giocare con gli ottavi contro il Tottenham (andata il 14 febbraio), è chiaro a tutti in casa rossonera come la permanenza nell’Europa che conta passi dal percorso in campionato più che da un successo nel torneo in corso. A proposito di Tottenham: per quella gara contano di esserci Ibrahimovic e soprattutto Maignan. Il portiere, fuori da inizio ottobre per problemi muscolari al polpaccio sinistro, ieri ha effettuato dei controlli che hanno evidenziato una soddisfacente evoluzione nel processo di guarigione e proseguirà con la terapia conservativa.

Reazione ed equilibrio

Come detto, il problema principale del Milan sembra mentale. Pioli a Riad ha parlato di difficoltà a reagire alle prime difficoltà e di mancanza di unità di squadra: prima si risolvevano i problemi insieme, ora i singoli ci provano da soli. Gli ultimi risultati hanno tolto fiducia e sarebbe d’aiuto, in questo senso, evitare di andare sotto nel punteggio o subire troppe reti. Il Milan ha cominciato l’anno con 9 gol incassati in 5 gare. È vero che manca Maignan, fondamentale fra i pali e nella nella costruzione del gioco, ma è la fase difensiva a balbettare e chissà che Pioli non intervenga proprio su questo aspetto. Il tecnico ha vinto lo scudetto - anche - con la mossa “equilibratrice” di Kessie (o Krunic, che tornerà a Roma con la Lazio) trequartista, mentre in questa stagione ha principalmente alternato nel casella dietro la punta due elementi offensivi come Brahim Diaz e De Ketelaere. Insisterà col 4-2-3-1 o, per trovare maggiore serenità in questa delicata fase, proverà il 4-3-3 inserendo un centrocampista puro in più? Il tema verrà approfondito domani, sul volo di ritorno da Riad c'era stanchezza, tristezza e poca voglia di parlare. A Milanello non verrà svolto un processo, tutti nel club sono convinti che un periodo "no" possa capitare durante la stagione (è successo anche a Juve e Inter nella prima parte dell'annata) e che il gruppo possa crescere anche attraverso un momento così. In fondo lo stesso Maldini anni fa si definì «il giocatore più perdente della storia del calcio» per le tante finali vissute da sconfitto, gare - ed è questo l'auspicio per oggi - che però gli servirono per crescere.

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