“Gli operai hanno addosso una forza tremenda, che può rovesciare questo mondo": una poesia di Gaber che calza a pennello per descrivere Giovanni Di Lorenzo, il terzo capitano del Napoli ad alzare lo scudetto dopo Bruscolotti e Maradona. Un titolo che mancava da 33 anni ad una città che ha saputo aspettare e crescere, proprio come il terzino che porta la fascia al braccio e che fino a qualche anno fa correva per i campi di Serie C. Il talento dell’umiltà. Una delle qualità indiscusse che lo hanno portato a giocare tutti i minuti di questa stagione.
Il calcio in famiglia, “Batigol” e la Serie C con il Matera
Nella famiglia Di Lorenzo si è sempre respirato calcio. Nella piccola Castelnuovo di Garfagnana si distingue. La Lucchese non se lo fa scappare. A quel tempo i suoi colori erano il rosso e il nero. Un passato diverso ed anche un ruolo diverso. Da piccolo faceva la punta e lo chiamavano “Batigol”. L’unico soprannome possibile, viste le radici del posto in cui si è formato. Fa tanta gavetta in Serie D e poi riempie la valigia di sogni e speranze. Con la Reggina assapora la Serie B, ma ancora non è pronto. In Serie C fa il salto mentale, prima al Cuneo e poi al Matera. Non gioca più in attacco, ma in difesa, fin quando ci pensa Padalino al Matera a ritagliargli il ruolo perfetto: terzino destro. In Lega Pro non lo fermano, ha qualità superiori alla media. Porta la città dei sassi e della cultura in finale della Coppa Italia di categoria. La domanda da parte di Auteri, allora tecnico del club, è scontata: “Ma che ci fa questo in C?”. Ed infatti a fine anno saluta il campionato, per sempre.
L’Empoli, la Serie A e il cuore di Napoli
Non è mai troppo tardi per essere felice. Di Lorenzo vince la Serie B con l’Empoli e fa il suo esordio in Serie A a 25 anni. Tardi? Non per il terzino, che ha reso questo lungo percorso il suo punto di forza. Il 3 aprile del 2019 gioca la partita copertina, contro il Napoli. Fa bene ed addirittura segna anche un gol. Gli azzurri si convincono e in estate lo acquistano per 8 milioni di euro. Si rimbocca le maniche e lotta subito per ottenere il posto da titolare. Proprio come quella tigre che ha tatuata sulla coscia sinistra. Veste azzurro e non lo toglie più. Il suo primo gol? Contro la Juventus. Un messaggio del destino. La voglia e la caparbietà non l’ha mai abbandonata, come quando giocava con i dilettanti. La scorsa estate dopo l’addio di Insigne, Koulibaly e Mertens si è preso la fascia di capitano. Ora con quella fascia è pronto ad alzare il trofeo. Napoli può cantare, Di Lorenzo può gioire: l’operaio della fascia e capo silenzioso ha scritto un pezzo di storia.