Napoli, perché questo Scudetto ha più significati dei due con Maradona

È il trionfo della città e del club, oltre il mito di Diego: una squadra “totale” costruita con coraggio e competenza da una società lungimirante e “futuribile”

Questo scudetto è più pesante, bello e importante degli altri due della storia del Napoli. Questo è lo scudetto del Napoli e di Napoli, della società e della città, di un gruppo straordinario e della sua gente. Il Maradonismo è la religione di Napoli, sacrosantamente verrebbe da aggiungere. Ma questo trionfo porta il Napoli e Napoli oltre il mito di Diego, consacrando una squadra, un progetto serio e sostenibile del suo presidente, il lavoro di un allenatore e dei suoi giocatori. Maradona ha scritto una favola irripetibile, questo Napoli è un saggio di come si costruisce una squadra vincente. Sui due scudetti di trent’anni fa si è costruita una narrativa iperbolica incentrata sul supereroe, che ha finito per schiacciare tutto e inghiottirlo dentro un culto laico e integralista; su questo scudetto si può, invece, costruire un futuro illuminista, composto da scelte impopolari, ma lucidamente coraggiose.

Napoli, il successo della programmazione

Il Napoli, in estate, perdeva uno dei tre migliori centrali difensivi del mondo, Kalidou Koulibaly, sostituendolo con una scommessa, e abbandonava Lorenzo Insigne, che di quella narrativa maradoniana e napoletana era uno dei figli prediletti, sostituendolo con quello che quasi tutti, all’inizio, avevano considerato solo per l’accozzaglia di consonanti che componeva il suo nome. Nel ritiro estivo, a Dimaro, dal ribollente malcontento dei tifosi schizzavo insulti a De Laurentiis, invitato a imboccare l’autostrada per Bari. Oggi Kim Min-jae e Khvicha Kvaratskhelia allungano la lista di pepite, trovate e valorizzate dal club e sono i nuovi idoli dei tifosi. De Laurentiis riceve la meritata ovzione dei tifosi. Questo tipo di freddezza manageriale consente al Napoli e a Napoli di guardare avanti e non doversi continuamente girare indietro, di progettare, invece di sognare. Tutto questo è un merito del presidente Aurelio De Laurentiis e della dirigenza che ha scelto, a partire da Cristiano Giuntoli, il direttore sportivo che ha messo a terra la filosofia che tutti sbandierano (vincere in modo sostenibile) e che pochi riescono a realizzare.

Spalletti e la scommessa per il futuro

Aver confermato Luciano Spalletti, per esempio, è una mossa che denota una progettualità coerente e la fiducia in un progetto tecnico che stava prendendo corpo ed è sbocciato al momento giusto. La prima parte della stagione del Napoli, quella in cui ha dato lezioni di calcio a mezza Europa, è stata motivo d’orgoglio per il calcio italiano. La scommessa, adesso, è rimanere ad alti livelli per un lungo periodo, dare seguito al successo con altri successi e rendere leggendario ciò che adesso è già storico. E sarà molto interessante leggere le prossime mosse del Napoli di De Laurentiis, che ha sgomitato dalla Serie C fino a vincere lo scudetto: vista su un diagramma la curva di tendenza è nitida e punta verso l’alto.

PS - De Laurentiis ha dichiarato che questo è lo scudetto «dell’onestà». L’abbiamo già sentita questa frase e non ha portato proprio fortuna a chi l’ha pronunciata, essendosi poi ritrovato con una relazione Figc che lo accusava di illecito sportivo. D’altronde un allenatore palestinese di duemila anni fa diceva al pubblico e ai suoi dodici giocatori (rosa cortissima, ma tosta): «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». E non ne è mai volata nessuna. È lo scudetto del... Napoli e tanto dovrebbe bastare per goderselo fino in fondo, come le gioie più vere.

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