Le lacrime irrefrenabili di Paulo Dybala bagnano la finale infinita, quei 146 i minuti giocati prima dei rigori che hanno castigato una Roma eroica, esaltando la straordinaria capacità del Siviglia di vincere la settima Europa League della sua storia, sempre più Siviglia League, da ventiquattro anni Coppa Tabù per il nostro calcio che l'ultima volta l'ha vinta nel '99, con il Parma di Malesani, quando si chiamava ancora Coppa Uefa. Grazie al trionfo di Budapest, la Spagna avrà cinque squadre in Champions League. Come già contro la Juve, Suso ha cambiato la partita degli spagnoli, mentre la maledizione degli undici metri ha di nuovo colpito i giallorossi e il pensiero è subito andato a un'altra notte stregata, quella contro il Liverpool. Tuttavia, al di là e al di sopra di tutto quanto è accaduto nella Puskas Arena, della pessima direzione di Taylor, del mani non punito di Fernando, del mancato secondo giallo a Lamela, qui si rende onore agli spagnoli, epperò si può e si deve esaltare una grande Roma, alla seconda finale europea consecutiva, sconfitta soltanto ai rigori.
Mourinho e il suo futuro alla Roma
Ha detto bene Mourinho a suoi giocatori, radunati attorno a lui, prima di portarli sotto la curva romanista, applaudendola con gli occhi lucidi : "Avete giocato una grande partita e tutta Europa vi ha visto". E meravigliosa è stata la scena di José quando fa il giro di campo e batte le mani al Siviglia e ai suoi tifosi, che gli battono le mani. Budapest non è e non può essere un beffardo punto d'arrivo, ma di ripartenza per una Roma che ha onorato la sua stagione, in Italia e in Europa. Qui sta il punto, qui sta la lezione che i Friedkin devono trarre per il futuro: rafforzare l'organico per rendere la squadra sempre più competitiva. L'ideale sarebbe avere ancora e per molto tempo Mourinho, al contrario di quanto potrebbe accadere o sia sul punto di accadere. A caldo, al collega Paolo Assogna di Sky Sport, ha dichiarato: "Devo lottare per i miei ragazzi, devo lottare per loro e non posso dirti oggettivamente che rimango". Tradotto in soldoni: o la proprietà americana accoglie le istanze di questo fenomenale allenatore o, nonostante il contratto in scadenza il 30 giugno 2024, se ne andrà un anno prima. I Friedkin sono liberi di fare ciò che meglio credono e solo loro sanno perché, da dicembre a oggi, non ci sia stato quel confronto sul futuro, da dicembre reclamato più riprese da José e mai avvenuto. Il che, addì 1 giugno, è francamente surreale poiché il mercato è già cominciato anche se, sulla carta, aprirà ufficialmente i battenti il primo luglio. Le ulteriori parole del portoghese nella notte di Budapest hanno avuto il pregio della chiarezza: "Voglio rimanere, però i miei giocatori meritano di più e anch'io merito di più. Voglio lottare per qualcosa di più. Sono un pochino stanco di essere allenatore, uomo di comunicazione, la faccia che dice siamo stati derubati; sono stanco di essere stanco. La prossima stagione non giocheremo in Champions League e questa, per quanto paradossale, è una buona notizia poiché la Roma non è ancora una squadra di Champions League".