Roma, la verità di Tiago Pinto: "Da Mourinho a De Rossi, è andata così"

L'ex general manager della Roma è intervenuto ai microfoni di Sky Sport e ha parlato del suo addio e dell'attuale momento dei giallorossi

Tiago Pinto torna a parlare dopo le dimissioni da general manager della Roma. Ai microfoni di Sky Sport il portoghese ha commentato, tra le tante cose, il suo addio e l’attuale momento della squadra. Il portoghese ha dichiarato: "Sto provando a riposarmi un po' dopo questi tre anni, sto cercando un po' di tranquillità e pace perché quando arriveranno le prossime sfide devo essere preparato, motivato e carico. Sono contento per De Rossi e per i giocatori: tu come direttore sportivo puoi andare ovunque ma i tuoi giocatori saranno sempre i tuoi giocatori. Mi fa piacere che la squadra stia facendo i risultati. Io per fare bene il mio lavoro devo sentire affinità totale, allineamento totale, motivazione, carica, e tutte le cose positive. Non sono uno che fa il suo lavoro senza questa passione e penso si possa immaginare che tre anni a Roma ti portino ad un livello di stanchezza...secondo me la Roma in questo momento meritava un Tiago Pinto come quello dei primi anni, per cui nessun rimpianto, ma sono felice di vedere la squadra che sta andando bene".

"De Rossi? Mi chiese di restare"

"Se è vero che De Rossi mi chiese di restare? Sì, noi abbiamo un buon rapporto, anche prima del suo arrivo. Io penso che lui, nel tempo che ha lavorato con me, abbia capito come sono fatto io come direttore, al di là di essere bravo o scarso, sono una persona leale, che aiuta gli allenatori, che lavora tanto. Per lui sarebbe stato positivo che io restassi per avere un po' di stabilità in più, gli ho spiegato fin dall’inizio che avrebbe potuto contare su di me fino alla fine, ma anche che la mia decisione non sarebbe cambiata". Tiago Pinto ha poi aggiunto: "Confermerei De Rossi se fossi ancora direttore della Roma? Non posso mettermi in quei panni, ovviamente Daniele sta facendo molto bene; è una persona spettacolare. Mi ha sorpreso la consapevolezza che lui ha di quanto costi essere allenatore. Ogni tanto quando tu conosci questi grandi giocatori che dopo vogliono essere allenatori non sono preparati per le cose negative, lui è il contrario. Lui vuole fare questo lavoro e ha portato la squadra su, sta facendo benissimo sia nei risultati che nella valorizzazione dei giocatori, quindi adesso la decisione spetta a loro".

Tiago Pinto su Mourinho

Sull'addio di Mourinho, l'ex dirigente giallorosso ha commentato: "Quello è stato un giorno molto difficile per tutti, io sono ancora giovane e non so se i direttori sportivi più anziani la gestiscono in modo diverso. Nel momento in cui si deve licenziare un allenatore io sono morto, perché quando mandi via un allenatore vuol dire che anche tu hai sbagliato qualcosa. Tutto quello che è successo quel giorno per me conta poco. Quel giorno conta poco. Le emozioni sono state troppo forti, c’era un’ansia enorme e poi alcune cose che facciamo o diciamo da entrambe le parti che non rappresentano il lavoro né un rapporto di due anni e mezzo. Ci dobbiamo rivedere in Portogallo".

Sul conflitto con lo Special One

"Mou sa benissimo che in due anni e mezzo, con lui, sono stato un soldato. Con tutta la pressione che comporta il mondo del calcio. È vero anche che nel nostro rapporto, durante il mercato, c'era sempre un po' di casino, ma lui sa perfettamente che fino alla fine sono stato leale a lui, alla società, e al progetto. Poi le nostre opinioni possono essere diverse, ma si può lavorare insieme". Poi sul poker subito dal Genoa che poteva costare anticipatamente la panchina a Mourinho, Tiago Pinto ha concluso: "Ci sono cose che succedono. Ovviamente quando le cose non vanno bene ci sono delle valutazioni che si devono fare, ma tutte le decisioni che sono state prese non sono state decisioni di Tiago o di altri, ma decisioni collettive. Quindi lui, dopo Genova, ha continuato ad allenare la squadra e poi abbiamo anche vinto tre o quattro partite consecutive".

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