Ventura e il futuro al Torino: «A oggi l'allenatore sono io... E ho tanta rabbia»

L'allenatore granata alla vigilia della partita con l'Inter a San Siro: «Senza Immobile, occasione per Maxi Lopez e Martinez di ritagliarsi spazio. Siamo consapevoli che abbiamo ottenuto meno di quanto potevamo ottenere, non per colpa degli altri ma per colpa nostra»
Ventura e il futuro al Torino: «A oggi l'allenatore sono io... E ho tanta rabbia»© www.imagephotoagency.it

TORINO - La partita con l’Inter incombe. Il Toro, a San Siro, si presenterà senza Ciro Immobile e Kamil Glik. All’attacco e in difesa, quindi si cambia. Giampiero Ventura stimola i suoi così: «Maxi Lopez ha lavorato bene come tutti gli altri, anzi un po’ di più perché erano solo in due. Manca Immobile, un giocatore importante, ma anche Maxi lo è stato e vuole ritornare a esserlo. Vale per lui e vale per Martinez: hanno l’occasione per ritagliarsi uno spazio». Dietro, al posto del capitano è candidato Pontus Jansson.  Le motivazioni di Inter e Toro sono agli antipodi? «Abbiamo obiettivi diversi, ma le motivazioni ci sono per tutti. Da qui alla fine il Torino deve raccogliere più punti possibile per la classifica e poi per fare altre considerazioni. Con l’Inter è una partita difficile e stimolante al tempo stesso. Importante per la classifica e stimolante per i giocatori che saranno a San Siro con gli occhi di tutti addosso».
 

LE SCELTE - Si vedrà chi è da Toro o no? «Se devo essere sincero, queste sono frasi fatte, parlo per me: se dovessi aspettare le ultime partite per sapere se sono da Toro o no vorrebbe dire aver buttato via il tempo precedentemente. Dobbiamo capire cos’è necessario al Torino perché si è interrotto il discorso negli ultimi cinque mesi. Esperienza importante, sapere cosa abbiamo sbagliato e inserire sopra l’esperienza. Eravamo convinti che tutti fossero adatti e ne sono convinto ancora adesso. Ci sono stati errori da parte di tutti, sono esperienze che ci serviranno per il futuro». La strategia. «Se ho parlato con Cairo e Petrachi per programmare il futuro? Sostengo da 5 anni che a bocce ferme non si fa niente, si costruisce con programmazione, attraverso una presa di coscienza su cosa è utile. 5 anni fa in B abbiamo giocato in una certa maniera, come al primo anno in A. Poi c’è stato un cambio radicale. Oggi il campionato propone altre situazioni, ci sta che ci siano cambiamenti, bisogno solo vedere se realizzabili. Vorrei parlare di calcio: quando mi dicono di utilizzare il 4-2-4 rimango basito, non ho esterni, è da neuro s e uno dice ciò. Le idee ci sono. Ma per realizzarle con un cambio di rotta se non hai esterni e ne devi prendere 4-5…  Il problema è se riesci. Le idee sono chiare e la società sa perfettamente cosa serve». Difesa a quattro, quindi, ma dal prossimo campionato.


DALLA JUVE - «Il derby e la consapevolezza? Parliamo come fossimo a fine campionato e non è così. Restano 8 gare delicate, rischiamo di soffrire… Un passo alla volta, incameriamo più punti possibile e il prima possibile. Il derby di coppa Italia con il resto creato attorno ci ha creato problemi. Quello in campionato è fasullo per quanto successo, ma non so se dà o toglie. Per come ho visto i giocatori negli allenamenti, dico che sono fiducioso, ma tutto è relativo. L’anno scorso contro Icardi, Shaqiri e Podolski abbiamo giocato a viso aperto, con serenità e vinto all’ultimo. Domani la situazione potrebbe-dovrebbe essere uguale ma non so se sarà così, andiamo a fare la verifica».
 

PROLUNGATI - Si analizza l’annata deludente. «Se i rinnovi hanno tolto stimoli? Se abbiamo pagato la stanchezza? Tutto quello che è successo è figlio di errori, errori miei, dei giocatori, di altre situazioni; non c’è un fatto specifico. Ci sono annate in cui le cose nascono benne o male. Avelar ha fatto due partite ed era il giocatore che cercavamo. Molinaro è stato costretto agli straordinari. Maksimovic è mancato per 4 mesi e sta cercando il top. Sono tante le cause su cui andare a riflettere e tante le sfaccettature. Con i se e i ma non si risolve nulla. Chi cerca di non imparare nulla nel calcio è presuntuoso, ogni anno invece è fondamentale costruire sugli errori imparando la lezione. Ha costruito molto in questi anni, risolvendo i problemi quasi in tempo reale. Quest’anno però siamo incappati in tante concomitanze di situazioni. Ma non serve piangerci addosso. Siamo consapevoli che abbiamo ottenuto meno di quanto potevamo ottenere, non per colpa degli altri ma per colpa nostra. Rimane un mese e mezzo di lavoro per ottenere qualcosa di positivo, finalizzato a questo campionato. Sul futuro le basi ci sono già».


RESTA O NO? - Eccolo, il discorso sul futuro. Ventura resta? Tranquillizza? «Se devo essere sincero, sono 4 mesi che tutti dicono e parlano di cose di cui non sono a conoscenza. E’ bizzarra come situazione, ho scelto di non parlare dell’argomento perché lo trovo sciocco, parliamo di un allenatore con due anni di contratto, ho letto di 15 allenatori che arrivano: ok, fa parte del gioco. A fine campionato c’è una società che è cresciuta sotto aspetto conoscitivo del mondo ed è in grado di portare avanti il discorso con chi ritiene opportuno. A oggi sono io l’allenatore, perché parliamo di programmi, ho rabbia in corpo, anche se fingo, ma ho rabbia in corpo perché sono state dette cose ingiuste, perché noto che avremmo potuto ottenere altro. Se parlo di errori fatti parlo anche dei miei. E c’è la rabbia anche dei giocatori, delle varie componenti. Le parole dette da me in queste ultime tre settimane sono parole assolutamente vere quando parlo di programmi del Torino, non sono chiacchiere, sono basi di un qualche cosa. Ma sarà il tempo a dire se sono state vere, realizzabili, se il futuro sarà figlio di questo. Questi quattro mesi di grande sofferenza hanno lasciato un segno da un lato e insegnato tanto, ma non cancellano quanto costruito. Ovvero solide fondamenta».

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