Torino, Izzo si confessa: "Avevo fame, giocavo coi figli dei mafiosi"

I racconti orgogliosi del difensore, tornato Armandinho: «Le partite da ragazzini a Scampia erano una guerra, ma un posto per me c’era sempre. Rincon si interessa, Dybala mi capisce»
Torino, Izzo si confessa: "Avevo fame, giocavo coi figli dei mafiosi"© LAPRESSE

Pochi, meglio di Armando Izzo, sanno che cosa significhi partire dal nulla. Iniziare una scalata senza sapere se mai sarà possibile arrivare in cima. Per lui, che ha raccontato gran parte della propria vita alla rivista online “Cronache di spogliatoio”, tutto nasce dai primi lavoretti a Scampia: «Le scale della palazzina D erano intervallate da enormi pozzanghere dovute alle infiltrazioni di umidità. Le salivo a due a due con in mano le casse dell’acqua. Erano le consegne che odiavo di più. Quando mio zio, proprietario di una salumeria nel quartiere, mi mandava lì, al decimo piano, era un calvario. Per me la parola alternativa non era contemplata. Quando nasci a Scampia non sai cosa c’è fuori, non vedi altre prospettive. Per me l’unica parola era sopravvivenza». Per Izzo la differenza la facevano 20 euro in più o in meno, da portare alla propria famiglia. Tanto bastava per cambiare la piega di una giornata. In una vita che, per Armando, è stata fatta sin da subito di scelte. Alcune decisive: «La maggior parte degli amici con cui condividevo quei pomeriggi in piazza è finita in galera. C’era chi spacciava, altri rubavano. Non li ho mai giudicati e loro mi hanno tenuto lontano da quella vita».

La via di fuga dalla droga

Per scappare dalla droga, Armando aveva solo una via di fuga: il pallone. La confessione fa riflettere: «Mettevamo due buste per terra e pensavamo al calcio, non c’era tempo da perdere. Le partitelle erano una guerra. C’era di tutto, nessuno voleva perdere. C’erano bambini, c’erano figli di mafiosi, c’erano pregiudicati, e soprattutto c’era tanta competitività. Entrate dure, agonismo puro. Io il rispetto me lo sono guadagnato sul campo. Ero bravo e per questo mi rispettavano. E un posto in squadra per me c’era sempre».

Leggi l'articolo completo su Tuttosport in edicola

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...