Vietato tirar per la giacchetta i giudici della Corte sportiva di appello nazionale della Figc: senza alcun dubbio. Ma alcune riflessioni, giornalisticamente parlando, eccome se si possono fare. Soprattutto ora che abbiamo conosciuto in anteprima il peso del reclamo presentato dalla Lazio contro la sentenza del giudice sportivo Mastrandrea (che aveva accolto il ricorso dei granata, bloccati dalla Asl al rispetto della quarantena domiciliare. Nessun ko a tavolino: la partita a Roma con la Lazio andrà ricalendarizzata dalla Lega). E allora diciamo subito che, fino a prova contraria, Lotito non ha tirato fuori nessun asso dalle sue maniche. Né i suoi legali. Poi, per carità, dobbiamo comunque attendere la sentenza della Corte. Solo quella conta: 2° grado di giudizio, con possibilità di ultimo ricorso al Coni.
QUELLE 19 PAGINE “MADE IN LOTITO” - Le 19 pagine del reclamo appena depositato della Lazio porteranno nella prossima settimana la Corte a fissare il dibattimento tra una decina di giorni, presumibilmente (e il Torino, come da normativa, dovrà avere almeno 4 giorni di tempo per poter depositare le proprie memorie difensive). In quelle 19 pagine vengono riportate, in sostanza, le stesse accuse che la Lazio aveva già mosso invano contro il Torino davanti al giudice Mastrandrea. Della cui sentenza è fondamentale riproporre due passi chiave. Il primo: «Le eventuali incongruenze che anche la Lazio, in sede di memoria difensiva, non ha mancato di rilevare, circa l’autorizzazione postuma degli allenamenti indviduali e (...) circa la previsione di un “giorno zero” (...), e quindi di efficacia differita al giorno dopo, per un provvedimento di quarantena a possibile focolaio di variante inglese in atto, SI ARRESTANO NECESSARIAMENTE di fronte al CHIARO disposto dell’ultima nota Asl, la quale il 1° marzo, TEMPESTIVAMENTE rispetto all’incontro previsto, integrando e chiarendo (...) ha specificato che il provvedimento contumaciale perdurava fino a TUTTO il 2 marzo» (data della partita, in calendario alle 18 e 30). L’altro passo chiave era stato questo: «Si ribadisce ancora che è PRECLUSA (...) a questo stesso Giudice, come da noti principi, ogni valutazione diretta e (...) ogni determinazione circa la legittimità di atti e provvedimenti (...) delle Autorità sanitarie statali e territoriali posti in essere a tutela della salute di singoli e della collettività (...). Né è consentita (...) la disapplicazione degli atti medesimi». Potrà la Corte sportiva federale sentenziare che si può commettere un reato (la violazione della quarantena imposta dalla Asl) pur di giocare una partita? Ricordiamo poi, come scritto da Mastrandrea, che il protocollo anti-Covid della A «fa salvi gli eventuali provvedimenti delle Autorità statali o locali». Perché, allora, la Lazio spera ugualmente di vincere pur non mostrando argomentazioni nuove, prove nuove, carte nuove?