Toro, pressing altissimo anche su Cairo: Juric aveva ragione

Quegli sfoghi di agosto con il mercato ancora aperto sono alla base della rinascita: Ivan si è imposto sulla società e ora fa volare la squadra
Toro, pressing altissimo anche su Cairo: Juric aveva ragione

Fu sufficiente ascoltare quell’uno-due di Juric a fine agosto, quegli sfoghi in pubblico senza peli sulle promesse non mantenute e sull’austerity tenutagli nascosta per capire che il vulcano stava preparandosi a un’esplosione, dopo settimane di magmatica battaglia nelle viscere, in privato, con Cairo e il suo ds di riferimento (Vagnati). Quegli attacchi in conferenza a mercato ancora aperto, seppur per poco, erano le prime colate. Per cui anche ultime avvisaglie prima della deflagrazione. Invece è meravigliosamente esploso il Toro: il vulcano è diventato (non per incanto, ma per ragioni ben precise) la squadra nel suo insieme. Che meritava di vincere o almeno di non perdere contro l’Atalanta. Che non si è ritrovata a Firenze, soccombendo, pur senza sbracare. Che poi si è sbloccata contro la Salernitana, demolendola progressivamente fino alla goleada, e che a Reggio Emilia, sulle ali di una svolta pure nella fiducia e nell’entusiasmo, ha schiantato un signor Sassuolo per potenzialità della rosa, gioco e qualità.

Toro, erano anni che non si vedeva una squadra così indemoniata

Il trend è lì, ben chiaro sotto gli occhi di tutti. E nella tifoseria si respira un entusiasmo che fa ballare le pance e i social: è tutto un fiorire di bollicine, di non credo ai miei occhi, di era da anni che non vedevo un Toro così, di elogi monumentali a Juric e di meraviglia di fronte al gioco di gambe e alle frecce innanzi tutto di Brekalo (ora che si è materializzato il suo esordio/epifania), di Praet (saggio da morire e incisivo coi piedi buoni: ora speriamo che il suo infortunio muscolare non sia troppo grave) e di Pjaca, naturalmente (già solo perché per immaginare e segnare un gol così devi avere qualcosa in più nel cervello e nelle scarpe). Semplice: la qualità è potenza in terra e potenzialità nello spirito. Era da anni che neanche per sbaglio i tifosi vedevano un Toro così indemoniato, bello, spumeggiante. Con 10 chiare occasioni da gol (contro le 3 del Sassuolo) certificate dalle statistiche ufficiali della Lega di Serie A, con 18 tiri a 10 verso la porta, con 6 a 2 tiri nello specchio, con ben 5 botte da fuori, con 2 pali colpiti, con 2 salvataggi sulla linea, con l’81% di passaggi riusciti, con 184 palloni spediti con successo in avanti (contro i 134 degli emiliani), con 99 giocate sulla trequarti senza errori (a 49) e con 10 cross (a 5): lo specchio e la fotografia, ma anche la causa e l’esito dello spettacolare dominio di venerdì. La tipologia del gioco alla Juric ha riprodotto una mole di palle-gol eccezionale, limitando incredibilmente la chirurgica fantasia offensiva del Sassuolo (Berardi, Boga, Raspadori, Djuricic, Scamacca). Personalità enorme per pulizia psicologica, coraggio, ferocia agonistica, voglia. Tattica solida ma anche imprevedibile, con un 3-4-2-1 che copre tutti gli spazi e riparte di getto.

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