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TORINO - Non c’è bisogno di tornare alla preistoria per parlare di caverne: bastano e avanzano i mercati di Cairo in gennaio nel dopo Ventura. Penombra, quando non buio. Pochi fuochi accesi per riscaldare gli umori e illuminare la rosa. Fumo, questo sì: quasi sempre tanto. A parole, in specie in dicembre: «Saremo pronti a cogliere le opportunità». Echi nella caverna, anno dopo anno, sempre gli stessi. Gennaio 2017. Allenatore di riferimento: Mihajlovic. Due operazioni in entrata, una più fallimentare dell’altra: il difensore Carlao, con le sue prime 3 lettere uguali a quelle di Carneade (chi era costui?), e Iturbe però col motore ingolfato, altro che un turbo offensivo (un golletto in tutto e per tutto). In compenso furono eliminati Vives, Bovo, Martinez e quell’Aramu che un mese e mezzo fa segnava al Toro, a Venezia.
Torino, gli ultimi mercati di gennaio
Gennaio 2018. Sinisa viene cacciato a inizio anno, per cui il nuovo allenatore di riferimento “non può” fare mercato: toh, che coincidenza sfortunata. «Mazzarri ci ha chiesto di conoscere bene la rosa prima di intervenire». Intanto gli levarono di mezzo gli stipendi di Gustafson, Boyé e Sadiq. Rispondete sinceramente: vi ricordavate di Sadiq? Così sottile come un filo da passare attraverso la cruna del diritto all’oblio. Gennaio 2019. Un trionfo proprio. Di nuovo un bel percorso netto. Singo ingaggiato per la Primavera, a dir tanto: ma solo perché a Bava piaceva e il capo del vivaio aveva consigliato a Cairo di ingaggiarlo. Petrachi lo aveva girato in prova nella squadra ragazzi per fare un piacere al suo agente, che era quello di Nkoulou. Ma per la prima squadra? Operazione Pulizia e riduzione del monte stipendi. Via Soriano, Lyanco, Edera. Rinforzarsi cedendo giocatori è il non plus ultra per Cairo, rinomato esattore di risultati.
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