© www.imagephotoagency.it
Si è ripreso la scena da protagonista, accarezzando nella notte dell’Arechi la qualità delle prestazioni che ne avevano fatto l’imprescindibile dell’Atalanta, pochi anni fa. La parata con la quale, grazie all’ausilio del palo Etrit Berisha è riuscito in qualche modo a cavarsela sulla girata dell’ex compagno Verdi ha avuto del miracoloso. O lasciando stare i miracoli ha semplicemente messo in luce l’innato istinto che rende il portiere albanese un interprete degno del ruolo. Al netto di qualche passaggio a vuoto che spesso lo ha condizionato. Ad esempio prima del triennio di Bergamo, precludendogli la titolarità pure nella Lazio nelle stagioni (ugualmente tre) in cui era a difesa della porta biancoceleste. Questa volta, l’ultima in cui il Toro è sceso in campo per un successo che mancava da 77 giorni, la prova di Berisha è invece stata perfetta, da migliore in campo.
L’intervento su Verdi, per coordinazione e reattività resta la cartolina della sua gara, ma anche su Fazio la parata era stata da voto altissimo, e questo per quanto l’azione sia stata fermata per fuorigioco del centrale argentino. Attento e concentrato, il Berisha di Salerno, tanto da dividere il lavoro tra i due tempi e con la stessa produttività. Nei secondi 45’ ha alzato il muro su Ederson, il migliore tra i granata di casa. Una serie di prodezze che già orientano la decisione in vista del prossimo appuntamento, con il Toro che domenica prossima riceverà il Milan alle 20.45. «Vado avanti con Berisha», diceva Juric presentando la gara contro la Salernitana: una posizione che a questo punto sarà ribadita anche sabato, quando il tecnico croato si troverà a parlare del difficile incrocio contro i rossoneri. Berisha che in tal modo e continuando così riuscirà a tagliare un doppio obiettivo: radicare l’attuale titolarità nel Toro puntando alle 150 partite complessive in serie A (adesso è a quota 143), candidandosi definitivamente ad alternativa per la prossima stagione.
Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport