Claudio Sala: "Un Toro vincente perché è ricco di poeti del gol"

Il capitano e funambolo del Torino scudettato ha compiuto 75 anni: "Che bravi Radonjic e Vlasic: saltano l'uomo un po' come facevo io"
Claudio Sala: "Un Toro vincente perché è ricco di poeti del gol"© LaPresse

TORINO - Ieri ha spento 75 candeline, col solito sorriso che lo contraddistingue. La sua poesia, quella declamata sul terreno di gioco, sarà sempre immortale per il popolo granata. Claudio Sala, simbolo supremo di fantasia e qualità del Toro dell'ultimo Scudetto, guarda la squadra del presente da tifoso. E può rallegrarsi: per la classifica, per le prestazioni offerte e per la crescita di un collettivo che finora ha dato ottimi segnali. Con un artefice, Ivan Juric, che per il "Poeta del gol" non ha eguali: «Il mister migliore per il Toro, perché il suo gioco fa davvero divertire». Detto da Sala, uno dei fedelissimi degli anni d'oro di Giagnoni e Radice, fa un certo effetto.

Il Toro ha già collezionato 10 punti in 5 partite: c'è da essere soddisfatti per quanto la squadra ha fatto vedere finora.

«La classifica è sicuramente molto buona: il Toro ha iniziato bene, con prestazioni importanti e dando sempre la sensazione di essere sul pezzo. L’inizio è buono, ma meglio restare coi piedi per terra: ora arrivano avversari che sulla carta costringeranno i granata a compiere un salto di qualità importante, vedremo la risposta che darà il gruppo».

Già a partire dalla gara contro l'Inter. La considera una sfida proibitiva?

«Contro l’Inter sarà molto dura: il Toro affronta una squadra forte e arrabbiata, che anche contro il Bayern Monaco ha mostrato troppi difetti. Però parliamo di una rosa di campioni, con una panchina molto lunga: anche i subentrati possono spaccare la partita, mentre il Toro fa più fatica da questo punto di vista. Chi sta fuori non è all’altezza dei titolari».

La domanda più frequente fra i tifosi è questa: il Toro quest'anno è più forte della scorsa stagione?

«Sembra un Toro più forte della passata stagione, ma è presto per dirlo: col collettivo sta sopperendo alle partenze di tanti giocatori fondamentali e questo è sicuramente un buon segnale. Vediamo nel corso del tempo, forse paradossalmente il vantaggio è il fatto che Juric stia continuando ad investire tempo e fatica sui giocatori che aveva già lo scorso anno. Questo rappresenta un bel vantaggio, perché conosce bene il gruppo».

Quali protagonisti finora l'hanno colpita?

«Mi hanno colpito ovviamente Radonjic e Vlasic. Di più il primo: non lo conoscevo, ma ha avuto un impatto incredibile sul campionato italiano. Oggi con esterni d’attacco molto forti puoi fare grandi campionati: se hai chi salta l’uomo in rosa, esattamente come Radonjic, fai molta strada. E chissà che magari il Toro non possa lottare per l’Europa: non ci sono squadre imbattibili in Italia, nessuna gara è ingiocabile».

Il Toro è partito benissimo, nonostante un'estate travagliata. Che idea si è fatto della lite Vagnati-Juric?

«Mi sembra che le turbolenze estive siano state superate agevolmente, è una storia ormai alle spalle. Non avevo mai assistito ad una scenata del genere fra direttore sportivo e allenatore, perché dovrebbero vivere e pensare calcio in sinergia. Ma successe una cosa simile a Roma, nella stagione 1976-1977 in cui facemmo 50 punti: perdemmo solo contro i giallorossi, Radice sbottò perché Castellini non era uscito in occasione del gol che subì da Musiello. Così tutto il gruppo dovette intervenire per dividerli, fu una vera e propria rissa. Poi fortunatamente chiarirono, ma queste cose possono capitare: meglio se in privato, ovviamente».

Fra i protagonisti della passata stagione, c'è un giocatore in particolare che secondo lei i tifosi rimpiangeranno?

«L’uomo che manca di più è Belotti, anche più di Bremer. Il Toro dovrà ricercare le reti che mancano: mi immagino più facilmente una cooperativa del gol coi trequartisti anziché un’esplosione improvvisa di Sanabria e Pellegri, che però hanno l’enorme pregio di legare bene il gioco e di essere in grado di aprire spazi golosi per gli esterni».

Al posto di Bremer c'è Schuurs. È un degno erede del brasiliano?

«Schuurs mi ha impressionato, ma quando un giocatore arriva dall’Ajax è difficile nutrire tanti dubbi. Lui è giovane, forte e ha una grande personalità. Non mi stupisce che sia già diventato un idolo indiscusso per i tifosi: è un progetto di campione, se continuerà a seguire Juric avrà un grandissimo futuro».

E sta crescendo anche Buongiorno.

«Come prodotto del vivaio non può che inorgoglire i tifosi: ha tutte le carte in regole, tecniche e morali, per prendersi la fascia di capitano col tempo. Prima o poi succederà».

Intanto la Primavera di Scurto è prima in classifica. Che effetto le fa?

«Che bella sensazione! Anche la Primavera sta tornando ai livelli degni della storia del Toro, una squadra che a livello giovanile non può vivacchiare, anzi ha l'obbligo di puntare sempre al vertice. Lo dice la storia di questo club».

Sulla riapertura del cortile del Filadelfia, tema che agita i tifosi, se la sente di fare un appello?

«Spero che il Toro lo riapra al più presto e che la società riesca a completare questa struttura. Fino a quando non sarà allestito il museo lì l’opera non si potrà definire conclusa, ma sono sicuro che il presidente Cairo porterà l’operazione a termine».

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