Torino, Lukic tratta il rinnovo dopo l’ammutinamento: “Grato però…”

La società granata deve blindarlo. Gli avevano promesso un nuovo contratto in primavera, continua a essere tra quelli che guadagnano di meno, ha capito l’errore: “Pronto a legarmi anche per altri cinque anni”
Torino, Lukic tratta il rinnovo dopo l’ammutinamento: “Grato però…”© LAPRESSE

TORINO - Era il 13 agosto, Monza-Torino 1-2, Juric intervistato: (ri)cominciamo qui. Il mattino prima, il tecnico aveva ricevuto una telefonata da Lukic, neocapitano, reduce da una stagione mai vista prima. Un tessuto a maglie fittissime, 35 presenze di cui 34 da titolare, con istoriate tra le cuciture 5 reti e 4 assist gol. Un decollo nella quantità (garanzie e punto di riferimento) e nella qualità (il peso specifico della continuità) come mai era venuto alla luce nel lustro precedente in granata (dal 2016, con la parentesi del prestito al Levante nel ‘17). Il verbo croato aveva ispirato il seme serbo e ne era nata una pianta con un gran tronco. Da giocatore da 6 d’ordinanza si è trasformato in un tuttocampista dal 7 in su. Mediano, play, mezzala. Tackle e ripartenze. Gestione degli equilibri e inserimenti offensivi. E personalità lucidata. Come se Ivan lo avesse innaffiato di fiducia e consapevolezza, oltre a inserirlo in un gioco tutto nuovo per modulo (3-4-2-1), coraggio, intensità, pressing, tensione garibaldina. Come se Lukic, finalmente più sereno e convinto dei propri mezzi, si fosse improvvisamente levato di dosso i lacciuoli del senza infamia e senza lode, nonché una qual certa ritrosia a credersi migliore.

Ordunque, il mattino prima di Monza-Torino da questo ragazzo così, professionista esemplare, Juric ricevette una telefonata, come dire, pazzesca: «Mister, mi scusi, ma non me la sento più. Così non si può andare avanti. Lei sa tutto, sa quanto la stimo e la seguo, quanto le sono grato. E sa che adoro stare con questi compagni. Difatti voi non c’entrate nulla, anzi. Ma non sono più sereno. Forse è meglio che non conti su di me per domani». Ammutinamento. Non convocato. Fascia da capitano gettata un secondo dopo nel fuoco. Pazzesco, sì.

Monza-Torino, il giorno dopo: Juric in conferenza. Un allenatore finto avrebbe sparato a zero e basta su Sasa: e chi avrebbe potuto dargli torto, non conoscendo le varie facce (e non solo la facciata) della verità? Ma Ivan non è un uomo superficiale e non ha timori: «È qui da 6 anni ed è un pezzo di pane. La domanda è cosa lo abbia portato a compiere un gesto del genere, così grave, brutto, clamoroso. In 6 anni non aveva mai creato mezzo problema. Questa, comunque, non è una questione di mia competenza. È un problema che deve risolvere la società, è una faccenda tra Sasa e il club. In ogni caso, io sarò sempre pronto a perdonarlo». Ma allora che cosa sapeva Ivan? Lukic si era sfogato tante volte: e non solo in famiglia («pure i compagni sanno tutto e sono dalla mia parte, adesso basta, è solo una mancanza di rispetto, si è superato il limite» e via dicendo). Era dalla primavera che attendeva quanto promesso: il rinnovo contrattuale. Ogni volta un rinvio. Oppure offerte impresentabili, rispetto alle leggi del mercato e a quanto preannunciato e meritato. Non ne poteva più. Perse la testa, sfinito, sfiancato da parole, parole, parole. Sbagliò, però: senza se e senza ma, come nei modi dire. Reazione in ogni caso non accettabile. Poi chiese scusa. Il caso rientrò. Non è più capitano: ovviamente. Ma è sempre al centro di tutto. Ed è una pepita d’oro. Però col contratto già in scadenza nel ‘24: anche la società non può più scherzare. «Il mio è stato un litigio come tra due fidanzati. Io al club sono grato. E qui sto benissimo. A Torino e nel Toro. Io lo amo il Toro. Do il massimo, è la mia priorità. Starei qui anche altri 4 o 5 anni, volentierissimo»: sono parole che ripete da qualche settimana a chi gli chiede conto. Amici, confidenti. Ieri, tra le colline astigiane con genitori, sorella e zii, ha trascorso una giornata immerso nel verde o a mollo in piscina. Nell’hotel boutique Villa Nonna Cicci, a Cisterna. In compagnia dell’imprenditore Mimmo Caruso, diventato amico di decine e decine giocatori (nonché socio di Cannavacciuolo) in 15 anni per il suo lavoro nei settori dell’arredamento di lusso e del turismo enogastronomico. E per l’aiuto che dà (a maggior ragione) nei momenti difficili: per questo al collo indossa una collana che gli ha regalato Vojvoda per gratitudine. Lukic gli ha chiesto di postare una foto sui social: con la scritta che leggete nella fotografia. I suoi procuratori hanno già ricominciato a trattare con il Torino il rinnovo. Nel mondo dorato e imparagonabile del calcio per noi comuni mortali, Lukic, ancor oggi, è uno dei granata che guadagna in assoluto di meno, 750 mila euro. Volete crederci? Un terzo di quanto prendeva Zaza, tanto per dire. No comment. Questione di equità e di equilibri nello spogliatoio, su. Mentre le leggi del mercato prendono a colpi di scalpello obiettivi così a rischio. Non hanno imparato la lezione, nel Toro? Gli agenti di Lukic hanno chiesto un rinnovo a 1,8 milioni netti: il club è salito a 1,5 e nei prossimi giorni le parti riprenderanno a trattare. L’accordo è vicino, potenzialmente. Ma poteva e doveva essere evitato, quel pandemonio.

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