Torino, Juric deluso? Gennaio mese chiave per Cairo

Risuona come un avvertimento quel riferimento al secondo anno di Verona, quando poi chiese di essere lasciato libero perché si era interrotto il percorso di crescita promesso
Torino, Juric deluso? Gennaio mese chiave per Cairo© Getty Images

TORINO - Quando, per dinamiche societarie e scelte strategiche sul mercato, Juric si mette a paragonare l’attualità con il suo 2° anno di Verona, culminato nella rescissione anticipata del contratto con allegata la fuga a Torino, ci fa venire la pelle d’oca e i capelli dritti. Si alzano anche tutte le antenne e comincia a suonare una campanella. Allarme allarme: tutto d’un fiato senza manco una virgola. Esageriamo? Diciamo allora che sono altri avvertimenti, questi. Così è, se vi pare. E paiono. «Ho un rammarico, come a Verona: mi chiedo che cosa sarebbe successo confermando la squadra dell’anno scorso e magari aggiungendo due pezzi. Invece...». Invece: «Otto giocatori importanti partiti». E «questo ti porta a non essere competitivo ai massimi livelli, anche se il gioco lo abbiamo e lo stiamo esprimendo. Ma se vogliamo disputare un buon campionato, ogni giocatore dovrà andare oltre le proprie possibilità».
A Verona, ben prima della fine del 2° anno, già non ci credeva più. Aveva iniziato a crederci sempre meno dopo il mercato estivo precedente, perché si era interrotto quel percorso di crescita, quanto a investimenti e ambizioni, che a suo tempo l’aveva condotto in gialloblù. Ogni possibile allusione a disillusioni di matrice cairota resta dunque lì, per ora, sospesa nel vento di un destino da rapire, si spera. Cioè non da subire passivamente. Gennaio sarà un mese chiave, con la riapertura del mercato. Per Cairo, si distenderà la possibilità di seguire i dettami di Ivan e mostrargli rinnovata fiducia e condivisione, concedendogli i rinforzi giusti e necessari tra centrocampo e attacco. Sempre in ritardo sulle premesse e sulle promesse, certo. Ma il segnale sarebbe forte, pensando anche all’approccio del terzo anno e non solo al secondo semestre di questa stagione. Altrimenti: eccetera eccetera.  

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I dubbi di Juric

Un mese dopo, torniamo a un mese prima. Era il 12 agosto. Prima conferenza stampa di Ivan dopo novanta giorni di silenzi pesanti, con in mezzo la rissa in Austria con Vagnati. Cogliamo qua e là: «La squadra è incompleta. Sono contento dei nuovi arrivi, ma l’andazzo, il copione è quello dell’anno scorso: stiamo prendendo giocatori sulla carta ottimi, però che hanno fatto fatica nelle ultime stagioni. Mancano ancora dei rinforzi, è chiaro. E i giocatori non sono figurine, serve tempo per lavorare insieme. Invece noi abbiamo sprecato 40 giorni nei quali si sarebbe potuto lavorare meglio. Non è semplice buttare dentro i nuovi. Ci mancano giocatori sia a centrocampo sia in difesa. E poi bisogna valutare altre situazioni, capire se si possono sistemare». Si aprivano ancora quasi tre settimane di trattative possibili. Ma sarebbero arrivati soltanto due giocatori: Schuurs, acquisto indubbiamente elogiabile e lungimirante per il post Bremer, e l’ufo Karamoh, per la trequarti. In extremis. L’anno scorso, l’oggetto estivo non identificato era invece comparso all’alba del mercato: Warming. 

Juric disincantato

Un mese dopo, torniamo a un mese prima. Ivan ci apparve sin disincantato: la delusione stingeva nella rassegnazione. Uno stato d’animo pericoloso, per un club. Per un bravo allenatore, invece, può essere l’anticamera di un bel guardarsi attorno, strada facendo. «La società in passato aveva perso tantissimi soldi, ma da due anni stiamo sistemando i conti. La vendita di Bremer ha portato tanti soldi. Il presidente è molto soddisfatto e contento del lavoro. Il Torino è di nuovo economicamente competitivo. L’andazzo è questo e io non voglio più litigare. Per fare bene, a volte bisogna litigare e fare casino: ma poi arriva un momento in cui capisci che su certe cose non riesci a influire. E io sono pagato... e pure tanto... anche per adeguarmi. Mi sembra tutto chiaro proprio perché è stato molto chiaro il presidente: non vuole più rimetterci i soldi che ha perso negli ultimi anni. Ecco perché dico che ci sono dinamiche sui cui non posso incidere. Per cui, alla fine, non sei neanche più deluso: ci metti una pietra sopra. E ti adatti per forza». Era il 12 agosto: ci sarebbe stato il tempo per comprare anche la Luna. Juric, peraltro, chiedeva solo un paio di rinforzi terra terra. Mica colleghi di Samantha Cristoforetti.

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